Una precisazione

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Molti conoscenti e visitatori di questo blog mi hanno telefonato per esprimermi il loro aspro, talvolta anche ingiurioso, dissenso dalla mia decisione di allegare all’ultimo articolo qui pubblicato su “La democrazia senza pulsioni dittatoriali?” una foto di Vittorio Sgarbi che sollecita Mattarella ad intervenire su alcuni atti sospetti del Presidente del Consiglio in carica. Alcuni, in particolare, mi hanno contestato il fatto che non dovevo permettermi di dare pubblicità, di cui peraltro il personaggio in questione non ha alcun bisogno, a un signore non solo visibilmente affetto da problemi mentali che ne potenziano enormemente l’arroganza e la carica di aggressività ma anche reiteratamente e gratuitamente intollerante e offensivo e indegno di far parte, specialmente in qualità di parlamentare, della nostra comunità civile. Sottoscrivo totalmente questi commenti e questi giudizi, ma mi permetto di precisare che la foto incriminata si spiega solo con la mia intenzione di sottolineare come ormai, nel nostro Paese, si stia correndo il rischio di lasciare la difesa, non sussurrata o appena vagheggiata ma apertamente invocata e sostenuta, della democrazia repubblicana, solo o prevalentemente nelle mani di pazzi totalmente inattendibili e clauneschi, mentre i rappresentanti ufficiali della democrazia, giorno per giorno, con mille artifizi dialettici e molti inganni pseudoistituzionali, la stanno ammorbando anche con la miserevole scusa del coronavirus, fingendo di non vedere quali siano le condizioni reali di vita di alcuni milioni di persone e non curandosi affatto di trovare celeri e sane soluzioni per una effettiva ripartenza economica e produttiva della nostra comunità nazionale. Ciò detto, ringrazio e saluto cordialmente gli amici che ci leggono e non ci fanno mancare talvolta le loro critiche costruttive. 

                                 Francesco di Maria   

Una democrazia senza pulsioni dittatoriali?

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In ogni essere umano, considerato nella sua naturalità biologica, c’è un dittatore, così come, per riprendere le parole dell’anarchico Bakunin, in ogni rivoluzionario, non necessariamente più evoluto dell’istintivo egocentrico dittatoriale, c’è sempre un reazionario. Anche la democrazia è attraversata da tendenze e umori dittatoriali, tanto più suscettibili di venire alla luce, con o senza consenso popolare, quanto più i protagonisti del gioco politico decidono di mettersi al servizio di determinati interessi economici e sociali pur sempre nel nome e per conto del popolo sovrano. Questi interessi possono essere di tipo oligarchico ed è il caso dell’attuale maggioranza di governo che percorre e fa propria la via tracciata dal potere mondiale della grande finanza e di potentati economici sempre in feroce competizione tra loro, là dove le masse popolari restano sempre ostaggio delle grandi speculazioni internazionali e vittime più che protagoniste delle politiche governative, ma questi interessi possono essere anche di tipo comunitario, si intende dire direttamente ed esplicitamente comunitario, come generalmente accade per le odierne forze di opposizione che fondano la loro politica sulla valorizzazione rigorosa delle migliori risorse e delle priorità nazionali piuttosto che su un’apertura indiscriminata a piani o progetti economico-sociali studiati a tavolino e proposti con pressante urgenza ai vari governi nazionali. Continua a leggere

Lampi del pensiero/ È successo l’altro giorno, allorché ha qualificato il capitalismo terapeutico gestito da Conte una “dittatura democratica”

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Dicevano gli antichi che talvolta anche l’ottimo Omero sonnecchia. Variando sul tema, potremmo affermare che tavolta anche l’allineatissimo Massimo Cacciari si risveglia. E dice – ebbene sì – qualcosa di vero, qualcosa di non allineato con l’ordine dominante. È successo l’altro giorno, allorché ha qualificato il capitalismo terapeutico gestito da Conte una “dittatura democratica” (sic!). Tornerò tra breve su questa curiosa espressione.

Lasciate, però, che io vi dica che ho sempre ritenuto che le parole che Marx applicava a Proudhon si potessero riferire, con una piccola variazione, anche a Cacciari: presso i politici, che non sono filosofi, egli passa per un grande filosofo; e presso i filosofi, che non sono politici, egli è considerato come un illustre politico. Non dovendomi per mia fortuna inchinare di fronte a Cacciari, posso permettermi il lusso di dire garbatamente ciò che di lui penso io e, invero, so che pensano molti altri che pure di facciata lo celebrano, magari scrivendo poi di parlar franco, sincerità e autonomia (“le ho viste io quelle facce!”, direbbe don Abbondio). Continua a leggere

Un sindaco pugliese contro i cattolici antiLGBT

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Il sindaco di San Nicola a Lizzano, piccolo centro pugliese, ovvero certa Antonietta d’Oria, di professione medico pediatra, ha attaccato oggi i carabinieri che erano accorsi su segnalazione del parroco di questo paese in quanto i fedeli da lui convocati in chiesa per implorare il fallimento del DDL Zan-Scalfarotto contro l’omotransfobia – che, se approvato, comporterebbe una grave violazione al principio costituzionale della libertà di parola, di pensiero, di religione – venivano chiassosamente disturbati da un gruppo di facinorosi esponenti e sostenitori delle famigerate LGBT. Ora, questo sindaco, presente sul luogo, affrontava con tono violento i carabinieri che avevano cominciato a prendere i nomi dei disturbatori, affermando che quell’operazione non fosse per niente civile e che, semmai, essi avrebbero dovuto preoccuparsi di identificare i nomi di quelli che erano in chiesa. Il sindaco ribadiva che era un diritto dei cittadini LGBT protestare a favore delle loro idee e contro chi invece manifestava in chiesa pacificamente ritenendo sbagliate e immorali quelle stesse idee. Ora, appare immediatamente evidente la faziosità di questa signora che ritiene istituzionalmente normale e corretto prendere accesamente posizione contro la forza pubblica allo scopo di tutelare suoi amici e simpatizzanti, o più semplicemente un gruppo di cittadini, in aperta opposizione ad un gruppo di fedeli cattolici e cittadini come gli altri che nella loro chiesa stanno pacificamente pregando avendo l’assoluto diritto umano, morale, spirituale e religioso, di pregare per quello che vogliono e per implorare da Dio la concessione di determinate grazie. Continua a leggere

Ripristinare l’identità sovrannaturale della Chiesa

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Il cattolico spirituale, ovvero colui che si esercita umilmente nel difficile compito di seguire e servire Cristo e la sua Chiesa in spirito di fedeltà e obbedienza, non può essere indifferente agli aspetti e ai temi materiali più concreti e rilevanti del pellegrinaggio terreno: come servire il prossimo, come condividere i beni materiali con i bisognosi, come dare conforto e solidarietà ai sofferenti, come accogliere il diverso e lo straniero, come testimoniare la propria fede pubblicamente, come rispettare i poteri costituiti dello Stato senza dimenticare di non poter e dover sacrificare all’autorità statuale quel che appartiene a Dio, come relazionarsi in spirito di carità con i fratelli e sorelle di fede e con l’intera comunità religiosa. Le problematiche economico-sociali, politiche, giuridiche, culturali, non possono restare in tal senso estranee alla vita di fede che sarebbe asettica, monca, parziale, incompleta e difettosa, qualora non si esercitasse anche, sia pure in misura variabile e diversificata, in rapporto a tali essenziali dimensioni della vita associata. Persino il monaco o l’eremita più rigoroso, pur avendo il pieno diritto di vivere la propria spiritualità in una condizione di solitudine oblativa, non potrebbero vivere da “separati” rispetto ad urgenti e pressanti questioni di carattere psichico-corporeo e carnale che emergono inevitabilmente ai vari livelli della dinamica storico-esistenziale di singoli e gruppi. Continua a leggere

Cattolici contro legge antiomotransfobia

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A favore della legge bavaglio anti-omotransfobia stanno lavorando alacremente personaggi politici quali Cirinnà, Boldrini e altri dello stesso gruppo culturale e ideologico, insieme alle associazioni LGBT: costoro vogliono a tutti i costi una legge contro l’omotransfobia e, per raccogliere il più ampio consenso possibile in parlamento, stanno esaminando in modo febbrile le varie proposte di legge già presentate. Tra esse una sarà scelta e presentata in votazione e si può esser certi che, per quanto grande sarà lo sforzo di renderla presentabile al grande pubblico nel nome del progresso civile e della dignità umana, essa non potrà che apparire per quello che è almeno agli occhi di molti cittadini che si professano cristiani e cattolici: una scelta contronatura (lo ripeto, contronatura), un capolavoro umano e giuridico di immoralità e perversione, una legge liberticida perchè volta ad impedire a cattolici e a laici moralmente integri e incorrotti di esprimere liberamente e pubblicamente il proprio pensiero, come se peraltro la faccenda riguardasse solo la sfera privata e non anche quella collettiva, una iniziativa di stampo fascista o stalinista sia pure con un uso bassamente strumentale di taluni regolamenti democratico-parlamentari ormai decisamente inidonei, anche se sotto il fascismo e lo stalinismo, che tante sofferenze e tanti lutti recarono a molti individui e ad intere popolazioni, “libere pensatrici” come Cirinnà e Boldrini, che siedono in parlamento non già democraticamente ma al pari di tanti altri a causa delle evidenti falle etico-elettorali di una democrazia rappresentativa come quella italiana, sarebbero state prese a calci nel culo qualora si fossero azzardate non già a difendere i sacrosanti diritti civili e personali degli omosessuali come tali, perchè non è certo questo quel che appassiona le citate parlamentari, ma l’idea stessa che tra omosessualità ed eterosessualità non esista alcuna differenza biologica e sessuale in quanto semplici “generi culturali” e che il matrimonio possa essere senz’altro esteso anche alle cosiddette “coppie omosessuali”.

I cattolici non possono stare a guardare ma, per quel che umanamente possono, devono impegnarsi a fondo per resistere a questo ennesimo attacco, sferrato nel nome e per conto della democrazia liberale, alla dignità, alla libertà, alla stessa sopravvivenza civile, morale e spirituale di ogni singola persona, della famiglia, della società, dell’intero genere umano. I cattolici devono oggi più che mai vigilare e gridare la loro fede in Cristo dalle terrazze delle loro case, senza temere di dover pagare un prezzo al mondo mediatico e ad uno Stato costituzionale virtualmente iniquo e liberticida, perchè qui Dio esige quel che Cesare non sembra disposto a concedere e perchè, come afferma Gesù, “non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo” (Mt 10, 28).

Francesco di Maria

 

 

Giulio Giorello tra scienza e ateismo

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Io, contrariamente a tanti rispettosi necrologi e a tanti commossi e vibranti elogi funebri dedicati allo scomparso Giulio Giorello, non trovo condivisibile la definizione di quest’ultimo che spesso vi si trova formulata come di “un filosofo della scienza e della libertà”. Filosofo, anzi grandissimo filosofo della scienza, Giorello lo è stato certamente, anche se non tanto sul piano di un’originale elaborazione teorica (dove più propriamente i nomi da fare sono quelli di Popper, Kuhn, Lakatos, solo per citarne alcuni dei molti realmente innovatori del secolo scorso), quanto principalmente sul piano della divulgazione scientifica, sempre chiara, precisa e inappuntabile, con un encomiabile sforzo volto non a volgarizzare in modo scadente ma a rendere accessibili al grande pubblico, nel loro effettivo significato, questioni molto complesse della e delle scienze anche o soprattutto in rapporto all’etica e alla vita sociale e culturale. Non sono invece convinto che egli sia stato anche, se le parole devono avere un senso preciso e non generico, un filosofo della libertà, intanto perché della libertà non mi risulta che abbia mai sperimentato personalmente privazioni particolarmente significative, né sul piano umano, né sul piano civile e culturale, né sul piano politico. Giorello non ha patito una dittatura, e anzi mentre altri pensatori italiani di sinistra protestavano contro l’imperialismo e il feroce militarismo sovietico egli si attardava ancora a difendere con il suo maestro Ludovico Geymonat la dottrina ufficiale dell’ortodossia sovietica, quel funesto DIAMAT o materialismo dialettico di cui nel ’74, da buon dogmatico, veniva tessendo le lodi e segnalando addirittura l’attualità (alludo al volume di Bellone, Geymonat, Giorello,  Tagliagambe, Attualità del materialismo dialettico, Roma, Editori Riuniti, pp. 9-51). Continua a leggere

Coronavirus: dalla Chiesa in uscita alle chiese vuote*

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* Paolo Gulisano, in  “Ricognizioni.it” del 24 febbraio 2020

Le città del Nord Italia stanno vivendo da due giorni un clima surreale, da Stato di Guerra. Il focolaio dell’epidemia di paura e di panico sono le Istituzioni, che di fronte all’apparire di casi di polmonite da Coronavirus hanno reagito in maniera draconiana, con la chiusura di scuole, uffici pubblici, esercizi pubblici, con la proibizione di tutte le manifestazioni pubbliche. Tra queste non erano esplicitamente citate le Messe, ma evidentemente  i titolari di quasi tutte le diocesi del Nord hanno pensato bene di applicare incondizionatamente  le direttive governative.

Prima di giungere alla serrata, alcuni Pastori avevano già preso diverse decisioni di carattere igienico-sanitario: chi aveva disposto di non usare le acquasantiere, altri di prendere la comunione esclusivamente sulla mano. La sospensione delle Messe, è un fatto che non si era mai verificato, nemmeno durante le due Guerre Mondiali, nemmeno nelle ore più terribili della storia di questo Paese, in occasione di disastri, inondazioni, terremoti. La Chiesa è sempre stata vicina alla gente, a chi soffriva, a chi aveva bisogno di un conforto. Magari non c’era la retorica della “Chiesa in uscita”, ma la Chiesa, i sacerdoti, le religiose, era sempre lì, china sulle ferite delle persone.

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Tra regno di Dio e Torre di Babele

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Quanti cattolici sanno oggi che cosa significa e cosa comporta esattamente l’essere stati redenti e salvati da Dio? Verrebbe spontaneo di dire che ovviamente sono molti i cattolici capaci di dare una risposta adeguata, ma purtroppo è molto dubbio che sia questa la realtà. Perchè è già sul concetto o meglio sulla realtà o identità personale di quel Dio che i cattolici continuamente nominano che le loro idee appaiono estremamente generiche e confuse. La Chiesa di Gesù fu costruita dagli apostoli e dalle prime generazioni di cristiani con l’intento di unire non certo di dividere i suoi membri, benchè anche nelle più antiche comunità cristiane discordie e divisioni di certo non mancassero. Oggi però essa, al di là delle sue periodiche e non di rado sonnolente assemblee liturgiche e sacramentali, è diventata soprattutto un luogo e una costante occasione di dispersione umana e di confusione spirituale e religiosa. Devo confessare che io stesso, nella mia parrocchia, nella mia Diocesi e infine nella Chiesa universale di cui faccio parte, mi sento, non saprei dire in coscienza se anche per colpa mia, del tutto isolato e, a parte rarissimi casi, impossibilitato a dialogare e a confrontarmi con fratelli e sorelle di fede in spirito di umiltà e di parresia ad un tempo.

Prima che il distanziamento sociale, come misura di prevenzione antivirale, nelle comunità cattoliche si è insediato un distanziamento spirituale tra i fedeli che ha reso via via sempre più impraticabile una vera e profonda comunione in Cristo. Si ascolta più o meno passivamente o abitudinariamente l’omelia del celebrante, si partecipa compostamente (non sempre!) alla funzione religiosa, ci si sottopone ai doveri sacramentali in modo più o meno disinvolto, ci si saluta cortesemente con un cenno della mano o con un sorriso, ma alla fine non si verificano quasi mai tra i partecipanti contatti contagiosi di vera fede, confronti sia pure molto brevi su questo o quel tema biblico, approfondimenti di natura teologica magari circoscritti a questioni concrete della propria quotidianità o del proprio vissuto. Non c’è nessuno che dà, nessuno che riceve, nessuno che parla, nessuno che ascolta, nessuno che voglia o possa mettere a disposizione degli altri i propri ipotetici carismi e nessuno che intenda usufruire dei carismi altrui. Un amico mi dice che sono io ad essere eccessivo, non la Chiesa ad essere difettosa: non ne sono molto convinto ma le mie critiche muovono non dalla recriminazione fine a se stessa, bensì solo dall’amore, forse scomposto e un po’ caustico ma sincero, per la Chiesa di Gesù. Continua a leggere