Teppisti della politica

downloadCerto, si può offendere anche semplicemente dicendo la verità. Gesù offendeva gli ipocriti, a volte persino tra i suoi seguaci, semplicemente perché dimostrava in modo chiaro e inequivocabile che erano appunto degli ipocriti, e prima di lui Socrate, solo per citare un grande esponente di quel che si potrebbe definire il versante laico del sapere e dell’agire etico dell’umanità, metteva in crisi il suo interlocutore semplicemente dimostrando tutte le incongruenze logiche del suo eloquio o l’incoerenza morale del suo comportamento. In ambedue i casi, si può ben riconoscere, l’offesa è del tutto legittima in quanto frutto non già di un’arbitraria volontà di recare offesa a qualcuno che ostacoli i nostri progetti e sia di intralcio al nostro desiderio di potere e di comando ma di una doverosa oltre che rigorosa attività di indagine volta esclusivamente a smascherare la natura perfida e ingannevole di determinati modi di pensare e di essere e a tutelare la comunità umana e sociale nella molteplicità delle sue dimensioni (culturale, etica, economica, politica, religiosa) rispetto alle intenzioni di quanti vorrebbero usarla per inconfessabili scopi individuali e di gruppo.

Ben altro è invece il caso della parola fine a se stessa, della parola che non si cura molto della sua forma logica o della sua sostanza argomentativa, che non si preoccupa di posporre inevitabili pregiudizi personali ad analisi imparziali e non riduttive, ma che punta prevalentemente a creare confusione e a buttare ogni confronto dialettico in caciara, a mescolare oggetti o livelli diversi di discussione trattandoli come equivalenti, a veicolare indebite aspettative emozionali molto più che reali esigenze di verità e di moralizzazione del costume politico, a far passare per certezze apodittiche e idee salutari quelle che altro non sono se non meschini e spesso incommendevoli interessi personali e di bottega.

Ecco perché poi si danno forme tendenzialmente mistificanti di pensiero e forme tendenzialmente critiche e oggettive di pensiero. Anche la cosiddetta libertà di critica, infatti, non è aprioristicamente definibile o unilateralmente qualificabile, dipendendo il suo effettivo valore dalle specifiche intenzionalità che di volta in volta vi sono sottese.

downloadAlla luce di queste premesse, mi sembra non esservi ormai dubbio circa il fatto che il pensiero politico che fa capo al Movimento 5 Stelle sia, tra tutte le forme di pensiero politico esistenti in Italia, il più indisciplinato, il più caotico ed umorale, il più spregevolmente polemico e strumentale, il più beluino e demagogico, il più disgustoso moralmente e il più velleitario e inefficace proprio in termini di realistica progettualità politica. Disse bene una volta in un suo comizio romano lo stesso Grillo: “Onestà, onestà, non ce lo dobbiamo dire da soli, sono gli altri che ce lo devono riconoscere”. Qui aveva perfettamente ragione, dimostrando che, se vuole (ma quando vuole?), può essere anche onesto.

Ma questo riconoscimento, col passar del tempo, è sempre più improbabile che avvenga. A fronte di fatti sempre più gravi che depongono a sfavore del movimento pentastellato, continua l’uso violento e gratuitamente offensivo o diffamatorio dei suoi parlamentari. L’onorevole Paola Taverna, ben nota per il suo garbato lessico dialettale romanesco, scrive in un post: “Premiato Alfano per evidente incapacità di essere degno di qualunque incarico in un paese normale. E per non farci mancare la ciliegina sulla torta di letame c’è posto pure per Maria Etruria Boschi”. E poi, con un tono sempre più raffinato, “si prevede l’innalzamento del livello di sicurezza dei fiumi per inondazioni di vomito da chi con un NO pensava di esserseli levati dalle palle”: sfoghi semplicemente animaleschi! Ma questa gran signora non si avvede che qualche suo concittadino la potrebbe apostrofare, se già non l’abbia apostrofata, così: “a’ morta de fame arfabeta, prima de giudicà gl’artri pensa a quanto se’ plebea e bona solo a inciarmà”.

Naturalmente, si potrebbero citare anche le frasi incolte, puerili, esilaranti e grottesche dei vari Di Maio, Di Battista, D’Ambrosio, ma in sostanza della generalità dei grillini che, essendo stati presi dalla strada ed essendo arrivati in parlamento solo per una clamorosissima “botta di culo” che il nostro sistema democratico ha consentito, indossano necessariamente la divisa degli “arrabbiati” ad oltranza, anche perché, a parte forse rarissime eccezioni, altre divise più dignitose non saprebbero e non potrebbero indossare.

14224948_1106297832795485_9025853400275338360_nLa senatrice Serenella Fucksia, espulsa dal suddetto movimento 5Stelle dichiarava in data 28 dicembre 2015 che in quest’ultimo “ci sono persone fantastiche cui plaudo, ma ci sono molti incapaci attaccati a questa cosa che a tutti noi è arrivata senza merito. Alcuni sembrano in gita scolastica. Non si rendono conto che essere parlamentare non significa servire pizze o fare incontri sul nulla. Non capiscono che è assurdo che una commessa si metta a discettare di tematiche ambientali o che un giardiniere si occupi di sanità”. Verrebbe da chiederle, tuttavia, se sia consapevole anche del fatto che la cosa peggiore che riguarda molti suoi ex colleghi è il loro essere teppisti della politica e forse, virtualmente, teppisti tout court.

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