Grillo, che uomo!

imagesIl sempre più indecente Grillo, che, come molti affermano, stipula contratti privati un po’ con tutti coloro che investono nel suo movimento, ivi compresi non pochi parlamentari, pensa di smorzare l’efficacia delle critiche renziane a lui rivolte passando tempestivamente al contrattacco e cercando di indebolire il suo più temibile nemico. Nel post di oggi, pubblicato sul suo blindatissimo blog (blindato come il bunker in cui Hitler si era chiuso per darsi la morte e non cadere nelle mani dei nemici), gli dà del “bugiardo” in quanto aveva promesso di lasciare la politica se fosse stato sconfitto al referendum, mentre ha solo fatto finta di lasciarla rassegnando delle dimissioni del tutto temporanee per ritornare poco dopo ad indossare i panni di Presidente del Consiglio.

imagesPovero grullo, dicono a Firenze! Povero moralista da strapazzo, questo imbroglione genovese che vorrebbe dare ad altri quelle lezioni di stile e di correttezza “istituzionale” che lui ha sempre rifiutato per se stesso perché ritenute del tutto ipocrite e demagogiche e finalizzate a contenere la forza esplosiva della sua forza politica! E’ vero: questo genere di lezioni è sempre sospetto in ambito politico, benché da che mondo e mondo un po’ di ipocrisia e di demagogia, e nella misura in cui esse non vanifichino palesemente un’azione politica o un determinato programma di governo, abbiano sempre fatto parte del normale armamentario politico. Certo, non era consigliabile che il giovane Renzi personalizzasse troppo la partita referendaria, non era affatto necessario ma d’altra parte egli non ha perso il referendum costituzionale principalmente per questo motivo e neppure per i molti giovani che, come sostiene Epifani, non crederebbero alla sua politica e sarebbero ormai disincantati rispetto al PD. Renzi ha perso semplicemente perché ha dovuto fronteggiare tutti insieme i fascisti di Forza Italia, i fascisti della Lega, i fascisti di Fratelli d’Italia, i fascisti ancora più pericolosi dello stesso Grillo, più i disfattisti sabotatori della sinistra e della stessa sinistra minoritaria interna al PD.

imagesQuesto è ben chiaro al comico o al pagliaccio di Genova che, punto stamani sul vivo dal segretario del PD, ha ritenuto di reagire contro il leader fiorentino canzonandolo con il testo di una celebre canzone di Lucio Battisti che s’intitola “Ancora tu”: “Renzi, ancora tu, non mi sorprende lo sai. Ancora tu, ma non dovevamo vederci più”? Con questi celebri versi apre il suo post che viene articolandosi poi in una serie di critiche che il capopopolo di cui sopra aveva già preparato prima che Renzi si ponesse alla guida del Paese: hai lasciato un disastro morale, economico e istituzionale, hai spaccato in due il Paese, hai incrementato a dismisura il numero di poveri, hai provocato un’ecatombe di imprese e un aumento di tasse superiore persino a quelle imposte da Monti, hai lasciato il governo più odiato degli ultimi 70 anni, hai un partito che è una Banca, hai pensato solo agli affari tuoi.

Sono cose che questo odioso giullare della politica italiana aveva elaborato a prescindere, ancora prima che Renzi si mettesse all’opera in attesa di poterle dire pubblicamente al momento opportuno. Ora, è comprensibile che questo pover’uomo sia uscito distrutto dalle recenti vicende romane che riguardano l’amministrazione comunale della sua Virginia, che si è prontamente sottomessa al brutale e stupidissimo commissariamento del capo, ma che lo stato di sconforto in cui versa l’abbia portato a scrivere un simile cumulo di falsità e di corbellerie, che tali sono almeno per quel ragguardevole e solido 41% di individui che hanno votato per Renzi facendone di fatto il più apprezzato uomo politico italiano di questo momento storico, è un indizio del fatto che egli punti molto più sulla pancia malata del nostro popolo, quella che è perennemente qualunquista e scontenta, aprioristicamente pessimista e incazzata verso tutto e tutti, inguaribilmente egalitaria solo nei limiti di esigenze a volte sacrosante (come quelle di tanti giovani preparati ma disoccupati) ma molto più spesso egoistiche o pretenziose (come quelle che vengono da una parte del mondo del lavoro o da corporazioni professionali qual è, per esempio, la stessa magistratura sempre indisponibile a rinunciare a parte dei propri privilegi), che non sulla pancia sana del Paese, quella che non si lascia travolgere dalle difficoltà pure oggettive ma si apre alla speranza e al futuro sforzandosi di valutare ogni volta quanto più serenamente possibile l’azione o l’operato dei governi che si succedono alla guida della nazione.

Se quest’analisi non è infondata, prima o poi troverà riscontro nella volontà popolare, fermo restando che la stessa volontà popolare non è un valore assoluto, né tanto meno un feticcio cui si debba sacrificare persino l’amore della verità e del bene comune. Ma intanto gli ideologi della incontrollabile o aleatoria democrazia informatica, che usano i loro parlamentari come semplici pedine di una loro guerra personale, dovranno ancora confrontarsi con un politico di razza come Matteo Renzi. Le elezioni politiche non sono lontane, anche se non è il caso di scalpitare come bambini perché esse si svolgano domani mattina. Peraltro, il grullo pentastellato vorrebbe che oggi si andasse a votare con l’italicum comprensivo di ballottaggio, dopo che in passato aveva ripetutamente definito incostituzionale e antidemocratica questa ipotetica legge elettorale. Quando si dice la coerenza!

Grillo, che non lasciò la politica dopo le ultime elezioni europee, dopo aver promesso alla vigilia delle stesse che in caso di sconfitta avrebbe mollato tutto, pensa di prendere in giro Renzi con la menzionata canzone di Battisti, ma non ne cita quei versi che recitano così: ma lasciarti non è possibile/ no lasciarti non è possibile/ Sei ancora tu purtroppo l’unico/ ancora tu l’incorreggibile. Con tanti testi canori che ben si sarebbero prestati per una satira davvero pungente su Renzi, Grillo è andato a sceglierne uno che contiene virtualmente l’elogio di colui che forse rivedremo presto nel ruolo di capo del governo italiano.

Se Grillo non sa scegliere neppure i testi canori per far satira, come potrà candidarsi a scegliere i testi politici per governare? I suoi seguaci, quasi sempre degli scalmanati, lo venerano come un grand’uomo. Ma, in realtà, non sono pochi coloro che, senza essere necessariamente renziani, gli riservano solo due parole di commiserazione: “Che uomo!”.

 

 

 

 

 

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