Napolitano, Renzi e le elezioni politiche

download«Nei paesi civili alle elezioni si va a scadenza naturale e a noi manca ancora un anno». Verrebbe di dire che i paesi civili dovrebbero esercitare liberamente la loro sovranità senza essere servi di abnormi entità politiche sovranazionali. Ma questo è il pensiero di Giorgio Napolitano, che di fatto sposa le tesi di coloro che vorrebbero giungere al termine naturale della legislatura, senza accelerare i tempi delle elezioni politiche come vorrebbero, per motivi convergenti e contrapposti ad un tempo, leaders come Grillo, Salvini, Meloni e Renzi. Infatti, l’orientamento di Napolitano sembra essere simile a quello di politici “di sinistra”, sempre più isolati (malgrado i loro proclami di segno contrario) dalle grandi masse sociali ed economiche del Paese, quali D’Alema, Bersani, Speranza e altri, insieme a Berlusconi e i centristi governativi di Alfano, che da elezioni troppo ravvicinate temono di avere molto da perdere. Naturalmente, come sempre, il giudizio di ognuno viene espresso secondo un criterio di “convenienza particolaristica” più che secondo un criterio di “obiettività”, sempre difficile da determinare specie in ambito politico ma non per questo eludibile o sottovalutabile.

I Napolitano, i Prodi, per fare nomi ben rappresentativi di un passato politico non particolarmente glorioso, sono espressione di una realtà politico–istituzionale molto astratta, calata dall’alto di vicende puramente istituzionali e assai poco radicate nelle reali necessità materiali e nella concreta volontà del popolo lavoratore e sofferente: una realtà eterea, sofisticata, sovrapposta alla realtà storica effettiva e quindi sostanzialmente separata da essa. Questi personaggi, le cui ormai concluse fortune politiche non sono certo legate a forme davvero apprezzabili e significative di testimonianza e lotta politica personali ma ad accordi di palazzo molto discutibili e poco convincenti soprattutto posteriori, non hanno mai inteso veramente l’anima popolare, pur rappresentandola appunto sul piano istituzionale, e continuano a parlare quindi ancor oggi, sia pure da ruoli diversi, di popolo facendo unicamente riferimento alle loro comode, compassate, asettiche e preconcette convinzioni tecnico-burocratiche.

imagesD’altra parte, anche i leaders di “sinistra” ancora impegnati a vario titolo nell’arena politica come per esempio quelli su citati, sia pure nel nome di una “sinistra” presente solo nella loro testa vuota e confusa, vanno pateticamente indicando presunte vie maestre di risveglio politico-sociale del PD e nel contempo minacciando implicitamente o esplicitamente sfraceli inimmaginabili a danno di questo partito qualora non dovesse cambiare radicalmente la posizione politica, notoriamente favorevole al voto anticipato, di Renzi. Si tratta sostanzialmente di parassiti individualisti, come in genere sono tutti i comunisti occidentali che, di adattamento in adattamento e di fallimento in fallimento, non sono mai riusciti né ad interpretare correttamente i bisogni e le aspettative reali dei loro elettorati né a governare a lungo là dove siano riusciti a svolgere funzioni di governo. Quella di Renzi, invece, è un’altra storia, perché egli è un uomo capace di governare tenendo bene in mente le priorità della nazione anche se poi nella sua complessiva azione governativa non tutti i provvedimenti adottati appaiono coerenti con esse o rispetto ad esse. Renzi ha vocazione, da molti ancora disconosciuta solo per inconfessati motivi di ambizione e rivalità personali, di vero statista, non chiuso peraltro al sano principio di rivedere continuamente i passi compiuti alla luce dei risultati volta a volta raggiunti o mancati. E se oggi, come altri leaders di destra (ivi compreso Grillo), egli chiede elezioni immediate, non lo fa per semplici motivi di bottega, ma per un bisogno non solo polemico (verso i denigratori) ma politico-esistenziale sia di sottoporre al vaglio del giudizio politico popolare, per via elettorale, le sue capacità, le sue competenze, la sua affidabilità, sia di interpellare rapidamente l’elettorato in un momento particolarmente difficile per l’Italia che richiede una chiamata a raccolta del popolo per sapere come riorganizzare e impostare l’agenda politica nazionale e internazionale.

E’ evidente che tra la sinistra avventurista e meschinamente individualista di un D’Alema, che ovviamente non vorrebbe elezioni anticipate, la sinistra attendista e insignificante di Bersani e Speranza, la destra demagogica e variegatamente populista dei vari Grillo Salvini e Meloni che da elezioni molto ravvicinate pensano ottimisticamente di trarre enormi vantaggi, il timoroso e perdente immobilismo di Forza Italia e la paura centrista-governativa di un dura dêbacle politico-elettorale, e infine l’intenzione di Renzi di affrontare al più presto la competizione elettorale per candidarsi imagesnuovamente a guidare il Paese, la posizione più prossima alle oggettive necessità del Paese e quindi anche la più condivisibile o, se si vuole, la meno azzardata, è sicuramente quella attuale del PD e di Renzi che, nonostante gli errori commessi nell’ultimo triennio, si possono presentare ad un confronto elettorale con le più valide credenziali di governo, offrendo peraltro al popolo di prendersi la sua buona parte di responsabilità nella formazione del prossimo governo nazionale.

Ragion per cui, pur non condividendo le parole offensive rivolte da Salvini a Napolitano per l’intervento su ricordato, sarebbe opportuno che quest’ultimo cominciasse a rinunciare a certe sue vecchie esternazioni presidenziali anche per dimostrare che la vecchiaia lo sta rendendo più saggio.

 

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