Civatismo e disfattismo

di Filippo Manginelli

A Pippo Civati non piace l’egemonia del “pensiero unico” renziano nel PD e, di conseguenza, anche negli indirizzi programmatici del governo in carica. Anzi, egli è molto polemico verso il suo segretario che avrebbe la colpa di banalizzare spesso le opinioni di diversi dirigenti del suo stesso partito usando toni sarcastici o sprezzanti che rischiano di alimentare continuamente spaccature pericolose dal punto di vista politico e lacerazioni umane difficilmente ricomponibili.download (8)

Per Civati il Renzi presidente del Consiglio è un vero e proprio prepotente che non tollera divergenze e contestazioni di sorta alla sua linea politica e di governo e che vorrebbe trasformare il PD da partito aperto al confronto e alla dialettica democratica interna in un partito verticistico e totalitario. A dire il vero, la dialettica democratica interna del PD, come già dei DS e ancora prima del vecchio partito comunista, è stata sempre molto aleatoria, molto più formale e propagandistica che non sostanziale ed effettuale: mutatis mutandis, nella formazione politica oggi guidata da Renzi, un certo verticismo, un certo burocratismo e un certo conformismo ideologico non sono mai venuti meno.Quindi, da questo punto di vista la critica di Civati è singolarmente intempestiva e ben poco originale, anche perché la democrazia interna in sé considerata non è necessariamente un bene, soprattutto in momenti politici ed economici particolarmente critici come quello che ancora oggi si sta vivendo nei quali siano necessarie analisi non sbrigative ma certo rapide e decisioni non avventate ma certamente puntuali e tempestive; anzi, essa può essere usata per motivi strumentali o meramente personalistici ed essere quindi di intralcio ad un’attività politica e governativa realmente concreta ed efficace.

Civati sarebbe invece legittimato ad esprimere liberamente e a far valere le ragioni di un suo dissenso su specifiche questioni poste nell’agenda programmatica del PD e del governo, ed è quello che peraltro fa tutti i santi giorni, anche se altrettanto legittimato a replicargli è naturalmente il suo leader: forse è principalmente questo che lo infastidisce molto sul piano psicologico, benché poi la sua libertà di critica giunga a mettere in discussione, in modo obiettivamente opinabile, la stessa identità politica attuale del PD, che secondo lui non sarebbe più, con Renzi, un partito di sinistra ma “un partito della nazione”, secondo l’espressione renziana, dedito ad una politica di larghe intese che altro non sarebbe se non una politica dell’inciucio e della compromissione politica e morale.images (66)

Francamente, qui il giovane Civati, per eccessivo amore di polemica, finisce per dire una vera e propria corbelleria: rispetto al partito di Renzi sarebbe stato forse più di sinistra il partito dei D’Alema, dei Veltroni, dei Bersani, sempre cosí prono ai voleri dei poteri finanziari internazionali, sempre cosí allineato con le direttive vessatorie dell’Unione Europea, sempre cosí attivo nel proporre e nell’imporre misure fiscali oltremodo esose e politiche economiche e sociali oltremodo restrittive e comunque largamente inadeguate rispetto ai bisogni oggettivi e alle legittime aspettative dei ceti più poveri innanzitutto e dello stesso ceto medio italiano?

Proprio oggi Civati ha dichiarato che lui si impegnerà a non far recedere il PD da posizioni di sinistra. Come? Ecco la risposta: «faremo delle proposte specifiche e chiare, lanceremo messaggi su uguaglianza, democrazia, partecipazione, ecologia, modello di sviluppo, pace, rapporti di potere, conflitto d’interessi, legalità. E parleremo di Mezzogiorno, perché non ne parla più nessuno». Caspita! Che dichiarazione chiara, precisa, articolata, pregnante! Adesso possiamo star certi che il PD non correrà mai il pericolo di rinunciare alla sua identità di sinistra!

Ora, recuperando un minimo di serietà, può darsi che Renzi fallisca in Europa, che egli non riesca ad agganciare in un rapporto realmente collaborativo il Movimento 5 Stelle, che rischi di commettere degli errori per quanto riguarda la non elettività del Senato, che le riforme costituzionali che vorrebbe attuare siano difettose o carenti, che i patti più o meno “segreti” con Berlusconi contengano delle insidie: tutte eventualità che, allo stato dei fatti, potrebbero verificarsi ma potrebbero anche non verificarsi o verificarsi solo parzialmente, ed eventualità comunque giustamente evidenziate da Civati, che però riconosce a Renzi il coraggio di provare ad uscire finalmente da un atavico immobilismo istituzionale e ad innovare concretamente il complessivo quadro della vita politica italiana.

Bene! Allora aspettiamo, vediamo che succede: se si dice con apparente ammirazione che Renzi è un politico coraggioso con un’idea ben precisa di svecchiamento e modernizzazione della realtà politico-istituzionale nazionale e di tutti i suoi organi decisionali e operativi, per coerenza bisognerebbe essere un po’ più cauti nelle lamentele e nelle critiche, anche perché un 41% circa di consensi elettorali non avrà ancora un valore assoluto e definitivo ma qualcosa di importante significherà in relazione allo stesso sentire delle masse popolari!

Renzi ha dei limiti ma ha un enorme pregio: quello di avere una visione politica chiara, una strategia politico-economica volta al risanamento economico nazionale e al tempo stesso al miglioramento sia pure graduale delle condizioni materiali e morali di vita dei cittadini italiani. Se ne possono discutere le articolazioni e la coerenza tra scopi e mezzi per raggiungerli, ma è innegabile che lo sguardo politico renziano è volto ad un cambiamento che venga implicando maggiore occupazione, maggiore benessere economico per i ceti medio-bassi, maggiore potere contrattuale con l’UE e maggiore stabilità  governativa.

Non voglio pensare che Civati intenda danneggiare il lavoro del suo “vecchio amico” e voglia apparire ai più come uno che dice di criticarlo per il bene del Paese ma che in realtà è mosso solo da un sentimento di invidia e di rivalità verso una persona molto più preparata e competente, molto più capace e dinamica di lui e di molti altri.

Anche in questo blog si muovono talvolta delle critiche abbastanza serie a Renzi, ma per ragioni e con finalità del tutto diverse da quelle che, dentro e fuori del PD, vengono troppo spesso messi in campo per giudicarne l’operato. La critica ha sempre una duplice possibile funzione: può essere intelligente, propositiva e costruttiva, oppure prevenuta, astiosa e puramente disfattista. Attenzione ai Civati!     

Filippo Manginelli

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