Palestina: l’ipocrisia dell’Occidente

di Eugenio Stratti

Il punto di vista espresso da questo blog cattolico sul cosiddetto “conflitto” israeliano-palestinese non solo è condivisibile ma meriterebbe di essere espresso molto più spesso di quanto non avvenga non solo sulla ‘libera’ stampa occidentale ma anche e soprattutto sulla stessa stampa cattolica che, tranne rarissime eccezioni, si limita a parlare di pace, ad organizzare veglie e preghiere per la pace, senza mai entrare nel merito del conflitto per capire come se ne possa realisticamente uscire ai fini di una pace concordata e non imposta o unilaterale.

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Parlo di stampa dal momento che, per quanto riguarda il dibattito politico nazionale ed internazionale, non sussistono neppure gli estremi perché lo si possa definire in senso proprio un dibattito. A parte forse i politici francesi che, da destra a sinistra, ogni tanto sottolineano nervosamente che la soluzione del problema palestinese non può essere rinviata sine die e che bisogna trovare il modo di costringere Israele a trattare seriamente la nascita di uno Stato palestinese libero e indipendente, images (67)non c’è Paese occidentale che, sulla scia della politica americana notoriamente e invariabilmente filoisraeliana, ritenga di dare una certa discontinuità ai termini tradizionali in cui si è inteso congelare ipocritamente da diversi anni a questa parte la posizione politica occidentale: Israele ha diritto alla sicurezza, la Palestina ha diritto ad un suo Stato; bisogna isolare il terrorismo islamico sempre attivo nella striscia di Gaza che boicotta ogni accordo di pace tra israeliani e palestinesi, anche se Israele non può opporsi all’idea che presto si giunga a riconoscere la sovranità del popolo palestinese.E, di questo passo, si continua a permettere ad Israele di colonizzare i territori palestinesi, di espropriare i palestinesi delle loro terre, della loro acqua, dei loro beni, di far progredire poco per volta il piano genocida che con lucida e cinica freddezza lo Stato israeliano, con la sostanziale complicità dell’Occidente, sta ponendo in essere sin dal 1967, allorché vennero fissati i confini dell’allora nascente Stato d’Israele. Anche il nostro Renzi, ben inserito in influenti ambienti finanziari israeliani, non ha mancato di far sue la posizione sopra ricordata che solo eufemisticamente può definirsi pilatesca: la Palestina ha diritto a diventare Stato sovrano ma d’altra parte sino a quando non si riesce a sradicare il terrorismo che minaccia la sicurezza dei territori e del popolo israeliano, è difficile che le sue giuste esigenze possano essere storicamente soddisfatte.images (70)

Alcuni decenni or sono il tanto vituperato Giulio Andreotti manifestava più fantasia rispetto al brillante Renzi, perché il ragionamento di Andreotti era di una semplicità e linearità sconcertante che qualche volta faceva saltare i nervi persino agli esponenti politici più moderati dello Stato “amico” d’Israele: come si può sradicare il terrorismo se voi israeliani costringete a vivere i palestinesi in un enorme campo di concentramento e quindi in condizioni in cui i loro diritti umani più elementari vengono negati e violati dalla vostra sistematica politica di occupazione?

Non era un giudizio ideologico quello di Andreotti come non è ideologico il giudizio oggi espresso da un giornalista israeliano, Gideon Levy, che scrive su uno dei maggiori quotidiani d’Israele, vale a dire Haarez. In Israele Levy è considerato come un propagandista per Hamas! Perché? Perché, egli sostiene, tutta la storia dello Stato d’Israele è lí a dimostrare che Israele non ha mai voluto e non vuole la pace, o meglio Israele forse vorrebbe la pace ma una pace senza giustizia: altrimenti, non si spiegherebbe il progetto di colonizzazione dei territori palestinesi che Israele gradualmente ma implacabilmente tenta in tutti i modi di portare a compimento.

images (71)Dice Levy: «Israele non ha mai, neppure per un minuto, trattato i palestinesi come esseri umani con pari diritti. Non ha mai visto la loro sofferenza come una comprensibile sofferenza umana e nazionale. Anche il campo pacifista israeliano – se pure è mai esistito qualcosa del genere – è morto anche lui di una lunga agonia tra le sconvolgenti scene della Seconda Intifada e la menzogna della mancanza di una controparte [palestinese]» (Israele e Palestina, non c’è pace senza giustizia, in sito “Caratteri liberi” del 9 luglio 2014).

La verità più profonda è che il rifiuto israeliano ad una vera volontà di pace con i palestinesi è radicato nel suo stesso DNA, «nelle sue vene, nella sua ragione d’essere, nelle sue originarie convinzioni. Lí, a livello più profondo, risiede il concetto che questa terra è destinata solo agli Ebrei. Lí, a livello più profondo, è fondata la valenza di “am sgula” – “il prezioso popolo” di Dio – e “siamo gli eletti da Dio”. In pratica, ciò viene inteso con il significato che, in questo territorio, gli ebrei possono fare quello che agli altri è vietato. Questo è il punto di partenza, e non c’è modo di passare da questo concetto ad una pace giusta. Non c’è modo di arrivare ad una pace giusta quando il gioco consiste nella de-umanizzazione dei palestinesi. Non c’è modo di arrivare ad una giusta pace quando la demonizzazione dei palestinesi è inculcata quotidianamente nelle menti della gente» (ivi).

Stando cosí le cose, ben si comprende la tattica ignobile dello Stato israeliano: «prima viene la richiesta di cessare gli attacchi terroristici; poi quella di un cambiamento dei dirigenti (Yasser Arafat come un ostacolo [alla pace]); e poi lo scoglio diventa Hamas. Ora è il rifiuto da parte dei palestinesi di riconoscere Israele come Stato ebraico. Israele considera ogni suo passo – a partire dagli arresti di massa degli oppositori politici nei Territori [occupati] – come legittimi, mentre ogni mossa palestinese è “unilaterale”» (ivi). Chi vuol capire capisce facilmente, grazie alla testimonianza di questo onesto e coraggioso giornalista israeliano che, essendo una pericolosa coscienza critica di e in Israele, non deve condurre nel suo Paese una vita molto tranquilla, proprio come è sempre capitato a tutte le voci profetiche della storia ultramillenaria di Israele.

Peraltro, a chi in malafede continua a sostenere che Israele non può sospendere i bombardamenti sulla popolazione di Gaza sino a quando dalla “striscia” continueranno ad essere sparati razzi contro i territori israeliani, egli replica con sarcasmo oltremodo efficace che «l’unico modo che la Striscia di Gaza assediata ha per ricordare alla gente della sua esistenza è di sparare razzi, e la Cisgiordania torna a fare notizia nei giorni in cui vi scorre il sangue. Allo stesso modo, il punto di vista della comunità internazionale è presa in considerazione solo quando cerca di imporre il boicottaggio e le sanzioni, che a loro volta generano immediatamente una campagna di autocommiserazione costellata di ottuse – e a volte anche fuori luogo – accuse che fanno riferimento alla storia».

Ora, se un giornalista ebreo, non in una qualunque parte del mondo ma proprio in Israele, denuncia coraggiosamente certe schifezze, come mai i potenti del mondo occidentale tendono sempre a minimizzare o ad archiviare gli orribili misfatti israeliani? E come mai persino nella cattolicissima Italia non ci sono non solo uomini politici di ogni fede ma anche grandi quotidiani cattolici in grado di denunciare le medesime nefandezze se non in modi tortuosi e sostanzialmente reticenti?

images (72)A che servono le preghiere del popolo cattolico per la pace se esse non sono anche e innanzitutto preghiere per la giustizia nel mondo e più segnatamente in medioriente? E come mai la politica internazionale ed europea, che dovrebbe esprimere punti di vista più “laici” di quelli religiosi o religiosamente orientati, continua ad essere cosí sensibile all’olocausto ebraico e cosí scarsamente sensibile agli olocausti altrui sia pure rateizzati nel tempo? Verso Israele l’Europa si indigna, certo, ma non dà mai seguito a tale indignazione, verso la Palestina è in qualche modo solidale ma mai sino al punto di consentire ai palestinesi di poter cominciare a vivere finalmente in modo dignitoso. Perché? Renzi conoscere bene la risposta. Si sforzi di darla come Presidente del Consiglio e come cattolico che sa di non poter mentire né al popolo italiano né a Cristo.

 Eugenio Stratti

 

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