Salvini, la corruzione, il perbenismo e il falso umanitarismo

La mia idea è che Salvini non sia certo un giglio immacolato di onestà ma che, rispetto alla stragrande maggioranza dei suoi consiglieri e dei suoi luogotenenti e di tanti autorevoli membri della Lega, sia molto meno interessato ad affari loschi di ogni genere e ad illeciti traffici finanziari. L’uomo non è ingenuo e sa bene che, specialmente dopo la drammatica sorte toccata a Bettino Craxi, basterebbe una truffa di media importanza che fosse direttamente riconducibile alla sua persona per affossare ancora una volta e forse definitivamente il suo partito e il suo complessivo programma politico che gli elettori italiani, piaccia o non piaccia, stanno mostrando di gradire molto, pur presentando punti critici che molti considerano suscettibili di superamento. Purtroppo, la verità è che Salvini è a capo di un partito largamente corrotto anche se non più corrotto di altri partiti come Forza Italia, il PD e lo stesso Movimento 5Stelle, in cui insistentemente si sussurra che diversi parlamentari abbiano letteralmente comprato la propria carriera politica e in cui grandi imbrogli non vengono a galla solo perché la maggior parte di essi (fino all’altro ieri nullafacenti e del tutto squattrinati) sono oggi più che soddisfatti del posto molto remunerativo che occupano appunto in parlamento, senza escludere i Fratelli d’Italia che offrono un campionario umano non proprio rassicurante visto che, di tanto in tanto, vengono agli onori della cronaca alcuni suoi esponenti collusi con la criminalità organizzata o con attività corruttive tutt’altro che trascurabili.

La mia idea è che, per quanto non particolarmente simpatico dal punto di vista umano, Salvini stia facendo molto meglio dei Berlusconi e dei Renzi, il quale ultimo avrebbe avuto grandi opportunità di non sperperare il grande consenso elettorale inizialmente acquisito ma che, strada facendo, sarebbe venuto dimostrando tutta la sua fragilità caratteriale, ideale e valoriale, sbagliando su troppi versanti, tra cui quelli che riguardano la sua politica incerta e titubante verso la UE e l’apprezzamento per un leader meschino e mediocre come Macron, la sua politica migratoria del tutto inadeguata sia ad assicurare la protezione e la sicurezza del territorio nazionale che a garantire condizioni almeno accettabili di accoglienza e integrazione ai migranti e soprattutto cieca perché inconsapevole del fatto che l’odierno fenomeno migratorio di massa si possa interpretare correttamente solo muovendo da precise e oggettive motivazioni geopolitiche internazionali e dai concreti e corposi interessi di alcune grandi nazioni europee ad utilizzare l’Italia come una sorta di discarica in cui vengano depositati stabilmente quelli che, al di là di ogni ipocrisia del “politicamente corretto”, sono considerati un po’ da tutti come semplici rifiuti umani.

Inoltre, Salvini, nel farsi interprete di una diffusa sensibilità cattolica di massa, non ha mostrato alcuna indulgenza, come invece aveva fatto Renzi, sul versante dei cosiddetti diritti civili, mentre, insieme ai pentastellati, continua a mostrarsi molto sensibile, e ben più del politico fiorentino, ai problemi del lavoro e dell’assistenza sociale. Restano, certo, un po’ emarginati nella sua agenda politica problemi rilevanti come la scuola, i trasporti, la sanità, ma per uno che si è messo in testa di togliere l’Italia da un rapporto di assoluta dipendenza dalla Unione Europea e in particolare da Stati come Germania e Francia tradizionalmente portati ad esercitare la loro egemonia sul resto del continente, non appare possibile risolvere radicalmente tutti i problemi della nostra realtà nazionale nell’arco di una legislatura.

Il popolo italiano si mostra per ora molto comprensivo verso Salvini, a cui sembra voler riconoscere soprattutto il merito di aver saputo cambiare nettamente il ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo: non più quello della cenerentola sacrificata nei lavori domestici imposti da altri, ma quello di un popolo che anela a liberarsi da intollerabili rapporti di sudditanza per riacquistare il suo diritto ad essere libero e responsabile artefice del suo destino. Ecco perché al momento questo popolo è ancora disposto a perdonargli certe invereconde magagne dei suoi sottoposti e a non ascoltare tutti quelli che, malati di esibizionismo e autolesionismo cronico, non perdono occasione, persino in mancanza di significative prove giudiziarie, per invocare la destituzione politico-governativa di Salvini come di chiunque, al suo posto, si mostrasse davvero capace di governare imperfettamente ma con non improvvisata competenza il popolo italiano. Non è certo con uno pseudoumanitarismo dilagante e un progressismo meramente cartaceo e televisivo che sarà mai possibile perseguire, anche da un punto di vista evangelico, obiettivi di giustizia e solidarietà.    

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