Un sindaco pugliese contro i cattolici antiLGBT

Il sindaco di San Nicola a Lizzano, piccolo centro pugliese, ovvero certa Antonietta d’Oria, di professione medico pediatra, ha attaccato oggi i carabinieri che erano accorsi su segnalazione del parroco di questo paese in quanto i fedeli da lui convocati in chiesa per implorare il fallimento del DDL Zan-Scalfarotto contro l’omotransfobia – che, se approvato, comporterebbe una grave violazione al principio costituzionale della libertà di parola, di pensiero, di religione – venivano chiassosamente disturbati da un gruppo di facinorosi esponenti e sostenitori delle famigerate LGBT. Ora, questo sindaco, presente sul luogo, affrontava con tono violento i carabinieri che avevano cominciato a prendere i nomi dei disturbatori, affermando che quell’operazione non fosse per niente civile e che, semmai, essi avrebbero dovuto preoccuparsi di identificare i nomi di quelli che erano in chiesa. Il sindaco ribadiva che era un diritto dei cittadini LGBT protestare a favore delle loro idee e contro chi invece manifestava in chiesa pacificamente ritenendo sbagliate e immorali quelle stesse idee. Ora, appare immediatamente evidente la faziosità di questa signora che ritiene istituzionalmente normale e corretto prendere accesamente posizione contro la forza pubblica allo scopo di tutelare suoi amici e simpatizzanti, o più semplicemente un gruppo di cittadini, in aperta opposizione ad un gruppo di fedeli cattolici e cittadini come gli altri che nella loro chiesa stanno pacificamente pregando avendo l’assoluto diritto umano, morale, spirituale e religioso, di pregare per quello che vogliono e per implorare da Dio la concessione di determinate grazie.

Chiunque sa che è vietato disturbare le manifestazioni religiose, interferire (almeno sino ad oggi) nelle convinzioni e nelle scelte di fede di una riconosciuta confessione religiosa quale quella cattolica, impedire in qualunque modo e con qualunque mezzo la stessa libertà di opinione anche in pubblico nelle forme consentite e autorizzate, là dove questa signora ha invece interpretato la sua carica istituzionale in modo alquanto creativo e disinvolto, non limitandosi a macchiare di disonore la carica pubblica che esercita ma distinguendosi per spericolate affermazioni in materia religiosa. Dopo aver premesso che anche secondo una visione estremamente laica della locale amministrazione, la chiesa è considerata madre e che “nessuna madre pregherebbe mai contro i propri figli, qualunque sia il loro legittimo orientamento sessuale”, ha dichiarato, con una mal riuscita intenzione sarcastica, che “a nostro modestissimo parere e con la più grande umiltà, ci pare che altre siano le minacce che incombono sulla famiglia per le quali, sì, sarebbe necessario chiedere l’intervento della Divina Misericordia”, sciorinando a questo punto tutto il repertorio retorico del pensiero unico e dell’attuale sinistra: femminicidio, spose bambine, molestie e abusi contro le donne, e poi “i disperati che giacciono in fondo al Mediterraneo”, la stessa comunità LGBT così pesantemente discriminata (!).

Ecco, ha concluso questo dotto primo cittadino, “sono tanti altri i motivi per raccogliere una comunità in preghiera ma certo non è possibile pregare contro chi non ha alcun peccato se non quello di avere il coraggio di amare. E chi ama”, ha concluso pateticamente questa donna di grande spessore culturale, “non commette mai peccato, perché l’amore, di qualunque colore sia, innalza sempre l’animo umano ed è una minaccia solo per chi questa cosa non la comprende”. Quanta modestia, quanta umiltà!

I cattolici, in realtà, non pregano contro nessuno, ma chiedono solo al Signore di proteggere l’umanità da leggi immonde e da imperdonabili perversioni pubbliche che contribuirebbero ulteriormente a indebolire e rendere incerti i rapporti sessuali e le relazioni interpersonali accrescendo ulteriormente la confusione etica e valoriale già molto diffusa nella nostra società e minacciando persino la struttura antropologica originaria della specie umana. La signora d’Oria può dissentire ma, anche in qualità di pubblico ufficiale, è tenuta ad amministrare la sua comunità senza parteggiare per questo e per quello ma riconoscendo i diritti di tutti, ivi compresi ovviamente quelli di quei cattolici che hanno piena facoltà di pregare per chi vogliono, per le cause che ritengono sante e giuste, e nei modi che essi ritengano a se stessi più congeniali, e soprattutto evitando di dare chiara e incontrovertibile dimostrazione di profonda ignoranza biblico-religiosa (come purtroppo appare dalle frasi sopra riportate) Chiaro? Ammesso e non concesso che i cattolici non preghino anche per le donne uccise o molestate, per gli immigrati morti o per gli omosessuali integri e innocenti, chi impedisce a questa signora e ai suoi amici di supplire essi stessi a tale mancanza? Ma sanno, almeno, cosa significa pregare e chi pregare?

Intanto, alla dottoressa d’Oria che ha pubblicamente affermato che “la vergogna è di chi prega in chiesa”, va fatto osservare che la vergogna è solo di chi attacca la Chiesa di Cristo, snaturandone insegnamenti e valori, di chi attacca i ministri fedeli e responsabili della Chiesa cattolica, di chi offende e sbeffeggia una comunità religiosa generosamente anche se imperfettamente impegnata in una difficile e faticosa testimonianza di obbedienza alle eterne leggi Di Dio.

Francesco di Maria

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