Shimon Peres, ombre più che luci

downloadTutti hanno omaggiato Shimon Peres il giorno della sua morte con parole ed espressioni altisonanti del tipo “Peres inguaribile sognatore” oppure “Peres costruttore della pace” oppure “Peres amico dei palestinesi”. L’unica certezza è che, anche per quanto riguarda il defunto Peres,  varrà solo il giudizio di Dio. Ma per chi su questa terra si assume, su un piano storico ed etico-politico, la responsabilità di giudicare un uomo di potere ben rappresentativo del Paese e del tempo cui sia appartenuto, sussiste la possibilità e il dovere di esprimere un giudizio non per motivi di circostanza o per la deprecabile consuetudine di ricordare i potenti deceduti con ipocriti e stereotipati panegirici ma esclusivamente secondo scienza e coscienza.

E, per scienza e coscienza, a me non risulta che i titoli e i giudizi di cui sopra possano essere legittimamente riferiti a Shimon Peres, benché gli sia stato assegnato, insieme a Rabin e al palestinese Arafat, un premio Nobel per la pace nel 1994 come riconoscimento al suo impegno per gli accordi di Oslo. Che Peres si sia fattivamente impegnato per una mediazione reale con il popolo di Palestina è pura leggenda o mera agiografia: indicativi e significativi, al riguardo, furono i contrasti tra lui e Bettino Craxi, nonostante il buon rapporto di vicinato ideologico e politico sempre intercorso tra il Partito Laburista Israeliano di cui Peres fu per molto tempo leader e il Partito Socialista Italiano sotto la guida appunto di Craxi.

download-100Questi, in più di un’occasione, ebbe a precisare che la vicinanza politica dell’Italia agli arabi in quel periodo storico non doveva intendersi come una forma di ostilità del nostro Paese verso Israele, ma evidentemente questa posizione craxiana mal si conciliava con il nazionalismo non dichiarato di Peres, che addirittura nel 1985 avrebbe annullato per protesta la sua visita di Stato in Italia, dopo che Craxi, poco prima di assumere la Presidenza della Comunità Europea, aveva deciso di visitare il quartier generale dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) a Tunisi, peraltro in perfetta coerenza con quel che il politico italiano aveva detto già nel febbraio dell’85, ovvero che “un negoziato tra Israele e l’OLP senza sciogliere il nodo palestinese sarebbe irrealistico”.

imagesMa anche in occasione della spinosa questione di Sigonella, il leader socialista e presidente del Consiglio italiano, nell’opporsi coraggiosamente alla pretesa degli americani e di Reagan che due palestinesi arrestati in suolo italiano fossero consegnati alle autorità statunitensi, ebbe parole sferzanti verso il “compagno” Peres, dopo che questi si era mostrato critico verso tale decisione craxiana: “Spero che l’amico Peres sappia essere generoso verso i palestinesi cosí come noi italiani fummo generosi verso gli ebrei. In caso contrario, farebbe solo torto alla sua intelligenza”.

Ci sarebbe molto altro da dire sul presunto “sognatore”, sul presunto “costruttore di pace”, come anche lo stesso “Osservatore Romano” recentemente ha definito lo statista israeliano attribuendo probabilmente troppa importanza al suo recente incontro romano con il Papa e Abu Mazen, incontro che, a dire il vero, con buona pace degli ambienti vaticani, parve poco più di una parata anche ad una parte del mondo cattolico.

Infatti, la costante caratteristica della politica israeliana in Medioriente, cui non si sottrae la stessa posizione di Peres, è la sua ipocrisia, nel senso che a grandi e sempre ostentati proclami di pacificazione i leaders israeliani, sia pure con toni e accenti diversi, hanno fatto e fanno seguire sistematicamente, sul piano delle concrete trattative, condotte politiche cosí esigenti e cosí indifferenti alle giuste rivendicazioni territoriali del popolo palestinesi e alla più che legittima istanza di autonomia statuale e indipendenza nazionale, riconosciuta ormai in tutto il mondo, che naturalmente l’esito delle trattative medesime alla fine non può essere che fallimentare.

downloadMa, per ritornare all’oggi celebratissimo Peres, basti qui ricordare semplicemente che l’ultima parte della sua vita politica è segnata dall’aver egli abbandonato il Partito Socialista Israeliano (quando si dice coerenza e fedeltà!) e dall’aver in pari tempo aderito al partito centrista (per modo di dire) Kadima di Ariel Sharon da più parti definito come un vero e proprio “macellaio”. Epiteto che peraltro qualcuno ritenne di dover assegnare allo stesso Peres.

Infatti, nel 1996 Peres, da primo ministro, lanciava l’operazione “Grapes of Wrath” contro il Libano per attaccare le forze della Resistenza libanese. Risultato di questa operazione sarebbe stato, per l’appunto, il massacro di Qana (sud del Libano), il massacro di centinaia di civili libanesi tra cui molti bambini, rimasti carbonizzati di notte mentre dormivano a causa dei criminali missili israeliani che finirono per colpire e mandare in fiamme un edificio di quattro piani e le case vicine.download

So bene che molto altro si potrebbe ricordare per evidenziare la natura menzognera e ipocrita delle commemorazioni che in questi giorni vengono tributate a Shimon Peres, ma il nostro intento era non già quello di infierire su un uomo su cui solo Dio ha diritto di dire l’ultima parola ma solo quello di ridimensionare, per precisi motivi non tanto politici quanto etico-pedagogici, il giudizio complessivamente elogiativo che più di mezzo mondo ha voluto stoltamente esprimere sulla personalità umana e politica di Shimon Peres.

 

 

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