Renzi tra poteri forti e disfattismo populista

unghEra prevedibile che, dopo qualche mese dal grande successo elettorale riportato alle ultime “europee”, per il governo Renzi i nodi venissero al pettine: non era infatti pensabile che il progetto renziano di rifondare l’Europa in chiave popolare, nazionale e democratica, potesse attuarsi senza resistenze da parte di quei centri burocratici e finanziari europei di potere che vorrebbero continuare a tenerla in piedi a colpi di normative, di regolamenti, di direttive, di misure disciplinari, di patti fiscali e commerciali, che, ammesso e non concesso che abbiano mai rispecchiato il mondo dell’economia reale tenendo conto delle specificità e necessità economiche di ogni Stato membro dell’Unione Europea, oggi appaiono incontrovertibilmente superati, al di là di ogni ragionevole dubbio, da una dinamica storico-economica in atto ancora una volta

10551021_660991170658452_1110591836970246311_nsorprendente e imprevista dai cervelloni che vorrebbero determinare l’esistenza dei popoli con le loro teorie, le loro previsioni, le loro congetture, mai in vero al riparo dalle dure, e appunto imprevedibili, “repliche della storia”. Non era d’altra parte prevedibile che l’aggiunta di 80 euri mensili alla busta paga di 11 milioni di cittadini e l’annuncio della volontà governativa di voler presto attuare importanti riforme costituzionali, istituzionali ed elettorali fossero sufficienti a rilanciare i consumi e la produttività economica in generale, sino a conferire al Sistema-Paese competitività e centralità nel quadro di una auspicata autorevolezza e di un ritrovato prestigio a livello internazionale.

Le stesse misure adottate per riformare il mondo del lavoro non potevano peraltro indurre a facili ottimismi, stante la sostanziale stagnazione di prestiti bancari a famiglie ed imprese e la quota di capitali, forse crescente ma pur sempre ridotta e insufficiente, destinata sin qui ad investimenti strategici, soprattutto nelle regioni italiane più arretrate del Meridione.

Né ancora era ipotizzabile che la clamorosa ma (solo per gli ingenui) sorprendente sconfitta dell’armata Brancaleone di Grillo avrebbe consentito a Renzi di veleggiare indisturbato per anni nel mare magnum e spesso tempestoso della prassi politico-parlamentare.

Probabilmente i nodi non sono tutti qui, ma il concetto voleva e vuole essere quello per cui sarebbe stato e sarebbe stupido pensare che ad un politico come Renzi, per quanto convinto europeista, per quanto pragmatico e decisionista, per quanto insofferente dei ritualismi democratici e dei tradizionali veti incrociati del mondo della grande industria e del commercio e del mondo del lavoro e delle sue rappresentanze sindacali, non avrebbero opposto alcuna resistenza poteri forti e semiforti come BCE e Consiglio Europeo, il gruppo Espresso-Repubblica, il perfido Della Valle, gli stati maggiori di Confindustria e testate liberiste come “Corriere della Sera” e “Sole 24 Ore”, oltre che partiti avversi sulla carta ad un parlamentarismo fine a se stesso.

E invece qualcuno ha sostenuto proprio questo, e cioè che tutti i poteri portanti del Sistema lo abbiano esaltato sino a quando egli non ha compiuto felicemente l’operazione di arginamento del Movimento 5 Stelle, dopodiché avrebbero cominciato a scaricarlo. E’ quel che ha scritto nel suo sito Aldo Giannuli in un articolo successivamente postato da Grillo nel suo blog in data 13 agosto 2014 col titolo Renzie non mangia il panettone, per cui, ritiene questo perspicace giornalista che ha peraltro definito “fesserie” le accuse rivolte da molti ad Israele di compiere un graduale genocidio del popolo palestinese, Renzi dovrebbe ormai prepararsi a lasciare la scena politica nonostante i suoi illusori e goffi tentativi di resistenza: «Povero illuso», scrive testualmente Giannuli riferendosi al Presidente del Consiglio, «non si rende conto di avere pochissime frecce al suo arco e di avere troppi avversari: gli americani lo detestano per le sue aperture a Putin, la Merkel non lo digerisce, la Bundesbank gli darebbe fuoco, la finanza che sogna di avventarsi sul peculio berlusconiano non gli perdona il tentativo di salvare il Cavaliere, adesso ci si mette anche Draghi…
Di fronte all’arroganza di Draghi, ad uno verrebbe voglia di fare il tifo per Renzi, poi lo guarda in faccia e cambia idea. Renzi pensava di affascinare l’Europa con la sua riforma del Senato: non se l’è bevuta nessuno. All’“Europa” del Senato non gliene può fregare di meno, invece interessa la precarizzazione totale del lavoro in Italia, arraffare quel po’ che ancora ha un valore (Eni, Cdp, Telecom, forse qualche pezzetto di Finmeccanica) e che gli italiani si spremano sino all’ultima goccia di sangue, diano fondo ai risparmi e si vendano casa per pagare gli interessi sul debito pubblico e, se possibile, ne restituiscano una parte attraverso il fiscal compact. Il resto sono solo chiacchiere».

ft_renzipiccoGiannuli, al pari di tanta intellighentja nostrana, non ha ancora compreso che il recente successo elettorale e popolare di Renzi è dovuto principalmente al fatto che il popolo italiano ha capito perfettamente come proprio questi sarebbero stati i suoi terribili avversari e come egli non intendesse affatto allinearsi, se non in apparenza per puri e opportuni motivi tattici, ai molteplici diktat dei diversi potentati nazionali ed internazionali ma unicamente restituire dignità e centralità all’Italia sul piano politico ed economico internazionale, sia pure attraverso operazioni o manovre interne ed esterne apparentemente spregiudicate o azzardate ma tutte comunque finalizzate, attraverso un’abile e paziente anche se rischiosa guerra di posizione, a fare dell’Italia un Paese dotato finalmente di una solida e lungimirante governabilità e di una ritrovata affidabilità economica e finanziaria non necessariamente in linea con le voraci e ottuse direttive finanziarie dei precedenti poteri europei costituiti.  

Quindi, non penso affatto che Renzi sia traumatizzato dall’asserito voltafaccia di poteri forti e meno forti; anzi, penso proprio che lo avesse messo bene in conto e si fosse preparato per tempo ad una battaglia difficile e con lo spirito del capo di governo che non vuol  deludere il suo popolo. Ed è anzi paradossale ma significativo che il blog di Grillo, sempre cosí pieno di invettive formali contro i poteri forti, anziché compiacersi lealmente delle rabbiose reazioni suscitate un po’ dappertutto dal leader toscano, venga adesso stupidamente e vigliaccamente evocando tali reazioni solo per dire che egli “è finito”.

La verità è che Renzi è il primo uomo politico italiano del XXI secolo che abbia capito perfettamente come né una visione meramente nazionalista o viceversa un’indiscriminata adesione alla globalizzazione e all’internalizzazione dei capitali, né politiche liberiste o univocamente modernizzatrici ed indifferenti al mantenimento di una dignitosa quota di sovranità nazionale e di un minimo indispensabile di Stato Sociale, né politiche puramente populiste o al contrario prevalentemente autoritarie e tecnocratiche, né politiche ispirate da una metodica e strutturale commistione di interessi pubblici e interessi privati, siano idonee a garantire modi e tempi adeguati di governabilità e soprattutto l’individuazione di risposte e soluzioni efficaci alla crisi in atto.grillo-300x199

Renzi è un politico capace e ambizioso ma nel senso che, per quanto ben collegato a determinati e influenti ambienti finanziari, non sembra ancora aver commesso l’errore di rendersi troppo “organico” ad essi e ambisce ad esercitare con decisione e avvedutezza il potere principalmente nei limiti della sua strategia di fondo, che è quella di lottare in mezzo ai poteri forti del mondo e, se necessario, sia pure con le dovute cautele, contro di essi, per non lasciare più l’Italia in uno stato di Paese periferico o satellite rispetto ai grandi blocchi nazionali del mondo, bensí per trasformarlo in un Paese egemone che, al pari di altri grandi Paesi egemoni, faccia sentire la sua voce e sia in grado di contribuire a dettare autorevolmente l’agenda delle politiche complessive da perseguire su scala planetaria.

A individui come Giannuli, Grillo e tanti altri che prevedono e anzi auspicano disfattisticamente un prossimo “commissariamento europeo” dell’Italia, non viene minimamente in mente, quando si tratta di polemizzare contro altri, che la politica può sempre più dell’economia e che non esistono previsioni economiche che possano impedire alla politica, solo se la politica non è né manifestamente avventata né corrotta né subalterna a questo o a quel potere finanziario, di tracciare rotte quanto meno dignitose di vita economica e sociale per i Paesi che ne siano fortunati beneficiari.

A individui livorosi e solo dotati di una cultura d’accatto come Grillo e Giannuli si addice benissimo il loro pensiero conclusivo e, come detto, pubblicato sull’ormai celebre blog pentastellato: «C’è qualcuno che ha scritto che Renzi fa a gara con Mussolini come peggior presidente del Consiglio della storia d’Italia. Non scherziamo: Mussolini è uno che ha scritto la storia (orribile, criminale, d’accordo, ma pur sempre storia), Renzi, al massimo, può scrivere la cronaca fiorentina. La sua patetica impennata in difesa della sovranità nazionale (ridotta ad un miserrimo “E qui comando io!”) non vale una grinza sulla pelle di un rinoceronte, sarà travolto prima di aver finito di parlare».

Il blog “Vangelo e Democrazia” non è di area PD o renziana, anche perché questo blog cattolico non ha alcuna area predeterminata di riferimento, ad eccezione dell’area evangelica di nostro Signore Gesù Cristo, ma qui ogni commento farebbe torto all’intelligenza dei buoni lettori. Certo, però, i fascisti di cuori e d’intelletto non si smentiscono mai!

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