Quale antieuropeismo?

di Silvano Tecce

Molti euroscettici sono indubbiamente populisti di destra, ma non tutti gli euroscettici sono necessariamente populisti di destra o semplicemente populisti: non solo perché c’è anche una sinistra, anche se non tutta la sinistra, che non ha mai accettato né quest’Europa né la sua moneta unica, ma anche perché, per quel che ci riguarda, non si vede come un cattolico avveduto, candido come colomba e furbo come serpente images (1)recita il vangelo, se ne possa stare con le braccia conserte in presenza di una governance europea che è molto più simile ad un’accolita di violenti saccheggiatori che non ad un governo di saggi amministratori.Che la Germania e qualche suo Paese “satellite” abbia tutto l’interesse a dare del reazionario a chiunque dubiti dell’Unione Europea, della sua moneta e dei modi in cui si viene attuando nel continente europeo il processo di integrazione comunitaria, è perfettamente comprensibile, ma naturalmente molto più comprensibili e legittimi sono i rilievi etici e politici che larghissime fasce di popolazione europea sentono il bisogno e il dovere di muovere alle attuali e implacabili direttive monetarie e fiscali di quest’Europa assolutamente indifferente all’economia e ai bisogni reali dei singoli popoli e di tutti i popoli indistintamente.

Né coloro che, a giusta ragione, muovono critiche più o meno pesanti all’attuale assetto europeo, sia pure con intenzioni non omogenee ma differenziate, potranno minimamente sentirsi condizionati dal fatto che la Russia stia eventualmente pensando di allearsi con le destre radicali continentali per indebolire l’unità, peraltro solo nominale, dell’Europa. Se una cosa è sommamente ingiusta, quella cosa deve essere cambiata e non conservata solo perché altri possano specularci usando strumentalmente la falla che si apra nella compagine europea. D’altra parte, non dovevano pensarci i principali responsabili politici della UE alle conseguenze che sarebbero derivate da una politica economica a dir poco pessima? Agli ideali di libertà e democrazia, cosí spesso propagandati dai vertici europei e dalla stampa ad essi asservita o organica, la gente è disposta a credere se almeno riesce a trovare e a mantenere un lavoro e a svolgere un’attività che le consenta di vivere dignitosamente.
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Insomma, non c’è motivo di rimanere fedeli ad un’Europa che è la dannazione di molti e la pacchia solo della Germania e di qualche altro Paese nordeuropeo. E’ ora che la pacchia per Merkel finisca e che la dannazione altrui sia rapidamente trasformata in una via di salvezza collettiva, anche se ogni voto contro l’UE dovesse essere effettivamente, come alcuni europeisti dogmatici sostengono, un passo di avvicinamento al progetto eurasiatico della Russia di Putin, in virtù del quale si tratterebbe di creare un’area che vada da Vladivostok a Lisbona, sottoposta al controllo energetico di Mosca e divisa da stati nazionali, che potrebbero esercitare un più forte controllo sulle pretenziose rivendicazioni omosessuali e sulla stessa immigrazione.

Pazienza! Nel caso la questione di un avvicinamento europeo al piano eurasiatico russo potrebbe essere affrontata serenamente e senza particolari patemi d’animo, anche perché per molti di noi non è che quest’Europa e l’alleanza atlantica cui essa è legata siano in tutto e per tutto migliori e più sicure della Russia e della politica estera di Putin.

Né si possono prendere in seria considerazione le parole dell’attuale governo ucraino, il quale con tono apertamente minaccioso e ricattatorio ha detto qualche tempo fa che la Russia starebbe facendo di tutto per far scoppiare la terza guerra mondiale. Una terza guerra mondiale per l’Ucraina? Questo potrebbe succedere in un solo caso: quello in cui i governi europei, sostenuti dai loro popoli, perdano completamente il lume della ragione! Il che, nonostante tutte le aberrazioni cui stanno dando luogo, è altamente improbabile: non già per motivi etico-umanitari quanto per ben più banali e meschini interessi di bottega.

Ovviamente, c’è poi da distinguere tra un antieuropeismo critico e responsabile volto a chiedere e ad ottenere la ridefinizione di tutti “i vincoli esterni” e la rinegoziazione di trattati e misure monetarie e fiscali che, Germania e Stati settentrionali a parte, continuano a strangolare l’economia di tutti gli altri Paesi, oppure, in alternativa, l’uscita concordata dall’euro, e un antieuropeismo becero e meramente istintivo, ignaro della complessità della realtà politico-economica in senso generale, più gridato che pensato, più demagogico che lucidamente avverso alla logica capitalista e neoliberista su cui è fondata la costruzione europea, e infine più distruttivo che realmente propositivo.images (12)

Come italiano penso in particolare all’antieuropeismo di Grillo, la cui indubbia e sarcastica capacità affabulatoria fa molta presa su alcuni milioni di italiani a prescindere dalla qualità logico-razionale delle argomentazioni e dei programmi che essa veicola.

Un esempio: il comico genovese e il suo inseparabile amico Casaleggio continuano a ripetere che, se il 5 Stelle vincerà le prossime europee, Renzi e Napolitano “dovranno saltare”. E’ francamente difficile cogliere la razionalità di questo passaggio concettuale. Innanzitutto, perché si tratta formalmente di Elezioni Europee e non politiche, pur non potendosene disconoscere l’enorme significato politico, e in democrazia le “forme” secondo la nostra costituzione continuano a contare, e poi perché non si vede proprio il nesso logico che intercorrerebbe tra l’ipotetica vittoria del movimento pentastellato (“basterebbe un solo voto in più del PD”, hanno dichiarato i due amici) e l’ineluttabilità della fine delle carriere politico-istituzionali del Presidente del Consiglio e del Capo dello Stato in carica.

Ma soffermarsi oltre, anche in questa sede, sull’inconsistenza culturale e politico-programmatica del Movimento 5 Stelle e dei suoi due leaders sarebbe perfettamente inutile, mentre al contrario non si è ancora scritto abbastanza su come e quanto potrebbe risultare pericolosa una sua affermazione elettorale anche se solo nell’ambito delle “europee”images (13)affermazione di cui porterebbe la principale responsabilità quel PD che solo oggi, sotto la guida di Matteo Renzi, comincia a mostrare in qualche modo i denti agli apparati europei di potere.

Silvano Tecce

 

 

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