Poliziotti o imboscati?

E’ inutile negare la verità dei fatti e ancora più inutile e disonesto far finta di non sapere, anche perché, nel caso in cui uno in buona fede non sappia, prima di parlare deve informarsi. Matteo Renzi ha perfettamente ragione: è necessario bloccare gli stipendi alle forze di polizia, perché la stragrande maggioranza di coloro che vi prestano servizio, per quel che fanno o meglio non fanno, prendono già troppo, cosí come, in tempo di crisi e di processi di accorpamento in tutti gli ambiti della vita istituzionale e produttiva nazionale, viene del tutto naturale pensare che cinque forze armate in Italia (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria e Corpo Forestale), tante quante al momento garantiscono o dovrebbero garantire l’ordine pubblico in Italia, siano decisamente troppo e che pertanto, come si fa per le scuole, per gli ospedali, per i tribunali, sia giunto ormai il tempo di unificare in uno o due gruppi le forze armate nazionali e di sfoltire drasticamente organici e personale.Matteo Renzi sa bene quello che dice, sono piuttosto certe vecchie ed isteriche dive della TV di Stato, fortunatamente non più in servizio, a dimostrarsi stolte e immature quando gli rimproverano beceramente di essere un pessimo rappresentante dello Stato in quanto, nel voler penalizzare economicamente le forze dell’ordine, si lascia che lo Stato vada contro se stesso, affamando i suoi servitori e arrivando persino al massimo del disonore quando due suoi soldati vengono consegnati nelle mani di carcerieri stranieri!

Matteo Renzi sa bene quel che dice anche quando, con  consueta e mediocre retorica populista, si cerca di fargli notare che «ha deciso di bloccare gli stipendi a chi per 1.300 euro al mese rischia la vita per difendere i cittadini, fare la scorta a lui e ai suoi colleghi», e di ricordargli «che a carabinieri e polizia manca la benzina per le macchine di servizio, mancano le divise decenti e vanno in giro con le toppe…che stringendo i denti dedicano la propria vita per proteggere la sicurezza degli italiani tutti». Renzi sa bene che «questi problemi si riversano» talvolta «sulle famiglie dei carabinieri e sono causa di tante separazioni e tanti suicidi», anche in famiglie in cui non vi siano agenti delle forze dell’ordine.

Ma proprio perché consapevole, l’idea renziana di riforma organica delle forze dell’ordine è più che fondata. Intanto perché basta documentarsi per capire che non tutti gli agenti e i funzionari delle forze dell’ordine “rischiano la vita per difendere i cittadini”, sebbene chi sceglie questo mestiere dovrebbe conoscere i motivi specifici per cui lo sceglie e non recriminare strada facendo in modo strumentale per le difficoltà che si incontrano; in secondo luogo, perché coloro che difendono acriticamente le forze dell’ordine ignorano o vogliono ignorare deliberatamente un tema di fondo qual è quello della “geografia degli imboscati”, dalla quale risulta che a fermare la criminalità viene utilizzato un numero davvero esiguo di agenti rispetto agli organici di cui dispongono i singoli comparti delle forze armate e che le strade appaiono abbandonate a se stesse da centinaia di agenti che dovrebbero presidiarle costantemente e che invece riescono a farsi collocare negli uffici gonfiandoli a dismisura.

Per non dire dei margini di libertà personale che non pochi agenti si ritagliano abusivamente anche durante l’orario di servizio o delle attività illecite cui sono dediti.

Non sono forse ricorrenti i casi di agenti sorpresi come buttafuori o in scorte private o i casi in cui delle forze dell’ordine si ascoltano spesso le voci in sconvenienti telefonate con pregiudicati? Basta leggere gli atti alla chiusura delle indagini per rendersene conto, ove per casi clamorosi sono gli stessi dirigenti a segnalare abusi. Il problema morale e politico non sarebbe allora quello di gratificare solo chi veramente rischia per strada oltre che nell’ordinaria azione di contrasto nei confronti delle organizzazioni criminali?

Non molto tempo fa il Segretario Generale del nuovo Sindacato Polizia Penitenziaria (Si.P.Pe.), Alessandro De Pasquale, osservava giustamente: «Prima di chiedere le assunzioni di donne e uomini nella polizia penitenziaria bisogna restituire ai compiti istituzionali migliaia di agenti penitenziari finiti imboscati nei vari ministeri ed enti locali» (“Ansa” del 20 gennaio 2014). La protesta di questo dirigente sindacale si riferiva in particolare «a quei poliziotti penitenziari adibiti a mansioni di uscieri o archivisti in sedi che non hanno niente a che fare con il DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria), come ad esempio presso il ministero della Salute. I rinforzi servono, ma per porre fine al caos nelle carceri e rendere il lavoro un po’ più tollerabile per coloro i quali svolgono con abnegazione i propri compiti istituzionali; sarebbe opportuno che questi poliziotti “fortunati” indossassero l’uniforme e facessero ciò per cui sono stati assunti. Oltre 6mila e 500 appartenenti alla polizia penitenziaria sono distaccati in vari ministeri ed enti locali».

E, per voler essere chiaro fino in fondo, affermava: «Sembra inverosimile che qualcuno chieda a “gran voce” l’assunzione di poliziotti penitenziari quando invece si potrebbe prima procedere al rientro in sede di buona parte del personale distaccato, restituendolo ai servizi istituzionali. Il sindacalista ha precisato inoltre che gli appartenenti al corpo della polizia penitenziaria non possono essere impiegati in compiti che non siano direttamente connessi ai servizi d’istituto. Per il Sippe il rientro nelle carceri e nei servizi istituzionali degli imboscati sarebbe un atto di civiltà giuridica e una forma di rispetto per il lavoro che svolgono i colleghi, i 37 mila 967 uomini e le 7 mila donne della penitenziaria che svolgono i compiti istituzionali, gestendo in condizioni operative disagiate 63 mila 628 detenuti».

Questa è la situazione e chi vuol capire può capire senza alcuna difficoltà. Può capire soprattutto che per molti agenti lo stipendio che percepiscono è persino eccessivo e che a dover essere valorizzati professionalmente ed economicamente sono esclusivamente gli agenti che in modo corretto e meritevole assolvono i loro compiti istituzionali. Se poi determinate forze politiche, come per esempio il Movimento 5 Stelle o Forza Italia, per il loro personale tornaconto intendono cavalcare la protesta e gli eventuali scioperi delle forze dell’ordine (scioperi tuttavia non consentiti dalla nostra Costituzione), esse si assumono la responsabilità non tanto di lavorare contro il Governo, perché è legittimo che ognuno faccia l’opposizione che gli pare, quanto di lavorare contro i legittimi interessi del popolo italiano e contro l’economia nazionale.

E Renzi pertanto fa bene a porre con decisione il problema di far dimagrire anche le forze dell’ordine dello Stato repubblicano e democratico italiano.

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