L’autogol del cardinale Bassetti*

C’è chi gioca nella nostra squadra, ma vuole vincere a suon di autogol. Il cardinal Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, in occasione della santa Messa per gli operatori dell’informazione, ha dichiarato: «Noi siamo per la difesa e la dignità di tutti, di qualunque uomo o donna, bisogna difendere sempre i diritti della persona. Mai omologare». Poi si è riferito al Ddl Zan, proposta di legge che «andrebbe più corretta che affossata. Io penso che la legge potrebbe essere fatta meglio perché la legge dovrebbe essere chiara in tutti i suoi aspetti senza sottintesi. Chiedo solo chiarezza».

Non vogliamo qui analizzare i motivi per cui questo disegno di legge non difetta di chiarezza, né vogliamo mettere sotto la lente di ingrandimento le ragioni erronee secondo le quali il Ddl Zan dovrebbe essere solo migliorato e non cancellato in radice. Invece desideriamo appuntare qualche riflessione sulle possibili motivazioni che hanno portato il Presidente della Cei ad accettare una legge che non vuole tutelare le persone omosessuale e transessuali, bensì l’omosessualità e la transessualità, proprio quando il laicato cattolico solo sabato scorso è sceso in piazza Duomo per dire un netto «No» al Ddl Zan.

Una prima motivazione è politica. L’ossequio al governo, non nuovo da parte delle gerarchie cattoliche italiane, è forse motivato dal timore che possa essere cancellato l’8 per mille o che possa venirne modificata la disciplina in senso peggiorativo. Un atteggiamento omertoso prodotto da velate minacce. Ciò potrebbe spiegare il motivo per cui sulle leggi eticamente sensibili che il Parlamento negli ultimi tempi ha varato – Unioni civili e legge sul consenso informato – le reazioni della Cei sono state timide. Inoltre l’appoggio mostrato da Bassetti per il Ddl Zan potrebbe essere spiegato come supino ringraziamento verso il governo per non aver chiuso le chiese in tempo di Covid.

In secondo luogo Bassetti ha benedetto il Ddl Zan perché l’approccio sui temi eticamente sensibili spesso non avviene più in casa cattolica utilizzando le categorie proprie della morale naturale, ma quelle della giustizia sociale. Le prime sono di ordine metafisico e fanno riferimento alla natura umana. Sia l’omosessualità che la transessualità appaiono condizioni disordinate rispetto alla natura umana, ossia sono condizioni in contrasto con l’ordine ontologico impresso nella nostra natura.

Le categorie della giustizia sociale invece non guardano alla metafisica, bensì alla fenomenologia, alla storia, alla sociologia, alla psicologia, etc.. Sotto questi profili le persone omosessuali e transessuali sono categorie sociali che come le altre devono venire tutelate nei loro interessi peculiari: «sposarsi», avere dei figli, venire riconosciute a scuola e nei media come condizioni naturali al pari di altre, etc. In tale prospettiva il principio cardine che verrebbe in luce potrebbe essere quello dell’egualitarismo. Il principio di uguaglianza esige di trattare i casi uguali in modo uguale e i casi diversi in modo diverso. Il principio di egualitarismo esige di trattare tutti i casi in modo uguale anche se differenti tra loro. Ciò comporta che le differenze tra i casi devono essere eliminate – la famigerata lotta alle diseguaglianze – tutto deve essere livellato verso il basso.

Nell’approccio proprio della morale naturale l’omosessualità e la transessualità non hanno una loro dignità, dunque non sono meritevole di tutela giuridica, dovendo comunque sempre tutelare la dignità personale di tutti, persone omosessuali comprese. Non avendo l’omosessualità e la transessualità dignità proprie, non possono venir messe sullo stesso piano dell’eterosessualità e della condizione che non vede fratture tra sesso biologico e percezione sessuale psicologica. Nell’approccio proprio della giustizia sociale invece tutte queste condizioni pari sono e quindi tutte devono essere tutelate in egual modo. Il Ddl Zan serve appunto per presidiare con una risposta penale questa asserita dignità dell’omosessualità e transessualità. Da questa premessa erronea discende logicamente il divieto di negare che omosessualità e transessualità abbiano meno valore di altre condizioni di vita.

Ecco che probabilmente il cardinal Bassetti ha fatto sue queste strutture argomentative e vede le persone omosessuali e transessuali come i lavoratori, i disoccupati, i migranti, i disabili, gli anziani, i malati, ossia come categorie sociali bisognose di protezione giuridica. L’omosessualità e la transessualità non sono più problematiche prima di tutto di carattere morale, ma solo sociale.

In tal senso, nel momento preciso in cui Bassetti ha affermato che il Ddl Zan non dovrebbe essere affossato, ha però affossato la dottrina cattolica. 

Tommaso Scandroglio

*Pubblicato in “Corrispondenza Romana” del 19 maggio 2021

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