Ghizzoni, un “gentiluomo”?

di Aurelio Vitelli

Scrive oggi il quotidiano “La Repubblica” che «l’unica persona che con una sola parola può…fugare quel sospetto»,  cioè che la Boschi abbia effettivamente chiesto nel 2015 all’amministratore Delegato di Unicredit di intervenire a favore di Banca Etruria, «si ostina a tacere: è Federico Ghizzoni», un manager che ormai «è un privato cittadino, ma» che «a questo punto ha il dovere civico di parlare. E invece non lo fa. Cosí il suo “no comment” diventa sempre più fragoroso. E il suo silenzio somiglia sempre di più a un assenso. Del resto, non si vede proprio perché uno dei più autorevoli giornalisti italiani avrebbe dovuto inventare una notizia di questa portata». A prescindere dall’ultima dogmatica e risibile considerazione, per cui un autorevole giornalista come De Bortoli non possa inventare o raccontare una frottola, ieri Ghizzoni aveva dichiarato in risposta alla domanda «dottor Ghizzoni, ma Maria Elena Boschi le ha chiesto di comprare l’Etruria?»: «Su questo l’ho detto: no comment». Ed effettivamente questo “no comment” induce a pensare che l’ex ministro Boschi le abbia chiesto qualcosa a proposito della Banca Etruria, dove lavorava il padre in qualità di vicepresidente. Ma, nel rispondere in questo modo, Ghizzoni dimostra che non è affatto quel “banchiere gentiluomo” che qualche autorevole giornale ha voluto definire cosí.

E’ piuttosto uno dei tanti furbi e spregiudicati uomini di potere che circolano in Italia e che, pur di perseguire i propri spesso non dichiarati obiettivi di potere personale, non esitano a screditare, nelle forme che volta per volta ritengano più opportune, questo o quel potente con cui talvolta abbiano avuto occasione di interloquire. Anche se la Boschi avesse chiesto a questo personaggio di esaminare la situazione finanziaria di Banca Etruria al fine di salvarla, non avrebbe commesso nessun reato e non lo avrebbe commesso solo per il fatto che il padre, neppure in qualità di presidente, lavorasse in quella banca.

Se un parlamentare qualunque ha un familiare in un Istituto bancario, in una università, in un tribunale, in un qualunque settore della pubblica amministrazione e dello Stato in cui sussistano oggettivi elementi di crisi o in cui si notino evidenti segni di sofferenza finanziaria o di altra natura, dovrà forse astenersi dall’interessarsene per paura di un possibile “conflitto di interessi”, dovrà evitare per esempio di rivolgersi persino ufficiosamente a chiunque si trovi nella condizione di poter agire al fine di un possibile risanamento di quei comparti socialmente ed economicamente così importanti, o non sarà suo preciso dovere di parlamentare sensibilizzare nel modo più appropriato o più discreto possibile tutti coloro che, ben prima di eventuali valutazioni e decisioni parlamentari o di ipotetici provvedimenti governativi, abbiano la concreta opportunità di verificare se non ci siano ancora modi ordinari di intervenire per evitare effetti devastanti e tali che si rifletterebbero negativamente su gruppi più o meno ampi di persone della comunità nazionale?

Nel caso specifico, dove sarebbe l’immoralità della Boschi solo per aver detto eventualmente a un manager come Ghizzoni, anche o proprio in qualità di ministro, di vedere se per caso la Banca Etruria, al pari di altre piccole banche in sofferenza, si trovasse nella condizione di essere acquistata da Unicredit? La Boschi sostiene di non aver sollecitato nessuno a comprare la Banca in cui lavorava suo padre perché, da buona politica, sa che la cagnara è sempre in agguato e si fa presto ad usare strumentalmente a fini politici, e senza nessun ritegno, questo o quell’episodio in cui un politico o un ministro abbia chiesto a qualcuno di valutare se sia possibile salvare il salvabile a proposito di enti pubblici o privati in cui tra l’altro presti servizio qualche suo familiare o parente, ma se anche avesse chiesto a Ghizzoni una cosa del genere, francamente solo un ipocrita patentato può trasformare una semplice e non coattiva richiesta di questo tipo in un atto immorale e in un crimine di lesa maestà contro il pubblico interesse.

Se fosse davvero un “galantuomo”, Ghizzoni avrebbe potuto e dovuto tenere per sé questa richiesta che, per quanto innocente, avrebbe creato problemi personali alla Boschi e problemi politici al PD e al governo, come sapeva benissimo l’ex amministratore delegato di Unicredit, qualora fosse stata resa pubblica. E lo stesso De Bortoli, non so quanto giustamente famoso per la sua presunta signorilità, avrebbe potuto evitare di speculare nel suo libro, a scopi di lucro, su questa insignificante vicenda: invece non solo non lo ha evitato ma ha dato prova di infinita meschinità nel dichiarare recentemente che le richieste politiche di dimissioni, rivolte alla Boschi, sarebbero qualcosa di “esagerato”. Ipocrita!

In realtà in Italia è sempre più faticoso distinguere tra veri galantuomini e scaltri marpioni della scena nazionale come anche tra autentici signori dell’intelligenza e dello spirito e appariscenti ma finti signori della carta stampata e della scena mediatica in generale. E bene ha fatto Matteo Renzi ad evidenziare il sostrato di preoccupante mediocrità che continua a caratterizzare l’odierna fase del dibattito politico italiano.  

Aurelio Vitelli

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