Di nuovo la guerra!

Non c’è niente da fare: la guerra è connaturata alla mentalità occidentale per motivi economici e politici di profitto e di potere ben più che per motivi di difesa territoriale da pericoli esterni. La guerra serve al mondo occidentale soprattutto per tentare di superare le sue cicliche crisi economiche e finanziarie e di imporre egemonicamente a Paesi non privi di risorse economiche, ma almeno militarmente “inferiori” o ritenuti tali, determinati paletti, ovvero precise regole di comportamento e quasi sempre repressive, che ne limitino anche per via preventiva eventuali velleità espansionistiche soprattutto se in contrasto con legittimi o non legittimi interessi delle nazioni occidentali più forti. A questo stato di cose si oppongono, ma a loro volta per tradizionali motivi nazionalistici e per evidenti ragioni geopolitiche, Cina e Russia, anche se beninteso entrambe, nel corso dei secoli e dacché esistono come Stati, le loro guerre di conquista o di annessione le hanno sempre fatte contribuendo notevolmente a fare della storia del mondo una storia di oppressione, di violenza e di morte.

Chi scrive non è sostenitore di un pacifismo assoluto né ritiene che le guerre siano tutte ugualmente ingiuste, sempre e comunque sbagliate, perché storicamente si potrebbe esemplificare a lungo per dimostrare che talune guerre, per quanto temute e deprecate e sempre suscettibili di produrre effetti non risolutivi ma limitati, parziali e contingenti, sono da considerare del tutto legittime e necessarie. Peraltro, si danno guerre di difesa e guerre di offesa e solo gli ipocriti possono sostenere che tra le une e le altre non sussista alcuna differenza. Anche da un punto di vista evangelico e cristiano non è certo un neutralismo assoluto, come erroneamente molti continuano a pensare, l’interpretazione più corretta del messaggio non violento di Gesù.

Però, chi scrive non ha dubbi circa il fatto che la quasi totalità delle guerre occidentali contro popoli orientali non sia affatto mossa da esigenze di giustizia internazionale e da istanze geopolitiche funzionali a finalità di pacificazione e di neutralizzazione di pericoli diretti contro la pace del mondo. Adesso è il caso della Siria, dove si sarebbe potuto e dovuto intervenire intelligentemente e responsabilmente molto prima e con modalità profondamente diverse da quelle oggi adottate, ma è stato quasi sempre cosí. E non dobbiamo raccontarci falsità. Io mi chiedo come Renzi possa ammirare quel buffoncello di Macron che sarà anche geniale in una miriade di campi culturali ma che conosce poco e male la complessa e difficile arte della politica. Io mi chiedo anche come si possa continuare a fare affermazioni generiche come quelle recentemente fatte da Gentiloni: “Damasco va punita perché ha usato sostanze chimiche contro i bambini!”, là dove intanto non ci sono prove che queste sostanze siano state effettivamente usate dai siriani di Assad, e non per esempio da qualche Stato interessato a screditare quest’ultimo, oppure: “la situazione dev’essere affidata alla diplomazia internazionale”, come se il premier italiano non sapesse che quando si ha a che fare con una testa di cemento come quella di Trump e con altre teste deboli che gli fanno corona non è possibile alcuna diplomazia.

Siccome nel mondo ogni Stato cerca di portare acqua al suo mulino, bisognerebbe capire coscienziosamente quale Stato avanza pretese legittime e quali misure occorra adottare, qualunque sia il prezzo da pagare per quegli Stati che cerchino di accaparrarsi vantaggi illeciti a scapito di comunità nazionali meno difese e meno protette dagli organi internazionali di controllo. Vediamo di non far finta di non capire, perché è fin troppo chiaro quel che si è cercato di argomentare. All’alleato USA, se sbaglia e sbaglia in modo grossolano, bisogna dire chiaramente: “Senti, resto tuo alleato per tante ragioni, ma sappi che non sono affatto disposto ad avallare le tue immorali e disumane stronzate”. Ma anche agli altri grandi interlocutori internazionali occorre muovere un avvertimento: “siate leali, perché in caso contrario non ci sarà salvezza per nessuno”.

 

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