Amministrative senz’anima a Cosenza

slide_16E’ ormai luogo comune il ritenere che chiunque abbia la fedina penale macchiata, a prescindere dai motivi specifici e dall’entità delle condanne eventualmente riportate, non possa e non debba partecipare a competizioni politiche e amministrative di qualunque genere. Personalmente, invece, non penso che tale orientamento sia corretto e saggio non solo perché non tutte le sentenze sono giuste e condivisibili ma anche perché, in linea ipotetica, un individuo potrebbe commettere dei reati solo per un eccesso di generosità (si pensi qui, ad esempio, allo scrittore Erri De Luca che però, fortunatamente, è stato assolto) o per una coraggiosa inclinazione a testimoniare il vero nella vita come nelle aule giudiziarie (Socrate docet).

Ciò premesso, non ho tuttavia difficoltà ad affermare che i candidati a sindaco e a posti di consiglieri comunali della città di Cosenza sono indubbiamente soggetti non tanto chiacchierati, essendo la chiacchiera anche prerogativa delle persone sciocche, quanto oggettivamente screditati da vicende o indizi giudiziari molto gravi e significativi che li riguardino o dalla loro appartenenza a famiglie abituate a trasmettersi di decennio in decennio l’eredità di un qualche privilegio o potere politico.

download (84)Orbene, io penso che, sino a quando a persone inequivocabilmente corrotte anche sul piano giudiziario o assoggettate a logiche burocratiche di partito e parentali suscettibili di sconfinare in abissi di corruzione o di irrilevanza politiche sarà consentito di operare da posizioni di forza nell’arena politica cittadina provinciale e regionale, il voto politico, e sottolineo politico, più consono alla semiseria realtà politica della città bruzia, sarà quello dell’astensione, là dove naturalmente con essa si intenda denunciare la trama farsesca di una prassi politica cosentina da sempre condizionata da baronìe e potentati quasi sempre ben lungi dal poter essere definiti “illuminati” e sollecitare una presa collettiva e qualificata di coscienza circa la necessità di ridimensionare drasticamente il potere d’influenza di individui e gruppi notoriamente interessati a posizioni di potere non tanto per “servire” quanto per comandare e soddisfare esigenze personali o di gruppo di varia natura.

imagesAlla vigilia delle elezioni amministrative 2016, infatti, da una parte abbiamo Carlo Guccione che, benché accusato del reato di peculato di cui prossimamente dovrà rispondere in tribunale e già pesantemente compromesso dalla condanna di estorsione comminata al fratello Fabrizio Guccione nel 2004,  è stato candidato a sindaco di Cosenza con molta disinvoltura da gente invecchiata nei quadri dirigenti del vecchio PCI, come Vincenza Bruno Bossio cui di download (85)recente è stato affibiato il sarcastico ma significativo appellativo di madame Fifì della sinistra cosentina o come il di lei consorte Nicola Adamo imagesduramente provato da vicende giudiziarie a lui sfavorevoli ma sempre al suo posto di comando o come lo stesso camaleontico Mario Oliverio, gente tuttavia per ora sopravvissuta nel PD che Renzi, anche per quanto riguarda la nostra regione, non riesce ancora a rinnovare come vorrebbe preferendo attenersi ai consigli iperrealistici e non si sa quanto disinteressati di un navigato politico cattolico della provincia di Cosenza quale Ernesto Magorno, capace di farsi incoronare in men che non si dica segretario del PD regionale dal premier nazionale.

Dall’altra parte, a destra come a sinistra, abbiamo personaggi come download (86)Mario Occhiuto, sindaco uscente che ha avuto l’indubbio merito di fare di Cosenza una delle più belle e vivibili città d’Italia ma che è anche fratello del parlamentare di Forza Italia Roberto Occhiuto ed è gravato dall’accusa infamante, e sembrerebbe in qualche modo fondata sulla base di alcune notizie di stampa, di aver contratto debiti personali che avrebbe in parte pagato con fondi europei e in parte addossato alla stessa amministrazione comunale (ovvero ai cittadini medesimi) da lui guidata fino a un mese fa; imagese poi abbiamo, solo per fare nomi ben noti e senza intenzioni denigratorie, i classici “figli di papà”, come Stefania Covello, già da tempo molto ben introdotta nelle stanze del potere, o Bianca Rende, che esponenti “cattolici” cosentini stanno tentando astutamente di catapultare sul proscenio politico oggi in qualità di assessore comunale e domani, se possibile, come parlamentare al fine di rafforzare la componente, più che cattolica e renziana (che di cattolico in realtà non sembra aver molto), “moderata”  e trasformistica del PD.

imagesIl quadro non è tutto qui, naturalmente (vedi i Morrone o i Gentile che fanno sentire la loro influenza su diversi settori della città), ma si è voluto offrire solo uno spaccato, probabilmente comune anche alla realtà politica di altre città italiane, dello scenario in cui stanno per celebrarsi le prossime elezioni amministrative di Cosenza. Certo, anche la magistratura cosentina,  non scherza, quanto a condizionamenti parentali e/o di potere, e questo ovviamente non può che rendere più preoccupante il quadro tracciato, anche se non mi sentirei di condividere alcune pesanti critiche rivolte preventivamente al nuovo Procuratore della Repubblica di Cosenza, dott. Mario Spagnuolo, che non è affetto da quella esasperata manìa di protagonismo che molte volte induce ad errori piuttosto gravi o a conclusioni avventate diversi suoi colleghi o ex colleghi.

Ma, se le cose stanno come sopra le abbiamo descritte, potrà mai la politica cosentina riappropriarsi di quell’autonomia etica e di quella integra capacità decisionale che non solo renderebbero meno frequenti e necessarie talune surroghe giudiziarie ma sarebbero soprattutto indispensabili ad una classe politica realmente rappresentativa non già di interessi particolaristici, settoriali e corporativi, ma di istanze sociali veramente oggettive e universali?

 

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