I gay e il caso Taormina. Bisogna fermare i giudici faziosi!

di Martino Franciotti

images (96)E’ difficile trovare personaggi pubblici italiani più antipatici e odiosi dell’avvocato Carlo Taormina che venne alla ribalta per le sue faziose prese di posizione di giurista e di politico soprattutto nel periodo che lo vide parlamentare e membro influente di Forza Italia, il partito di Berlusconi. Certo, nel tempo Taormina non ha certo perso la sua verve polemica, il gusto della provocazione, l’aria del guascone sempre in cerca di lite, l’abitudine di sferrare fendenti a destra e a manca sia che si tratti di realtà istituzionali costituite o consolidate sia che si tratti di questioni di costume come per esempio quella oggi sin troppo dibattuta e relativa ai cosiddetti diritti degli omosessuali. Il suo anticonformismo risulta spesso becero o acritico, troppo spesso alimentato da una sorta di esasperato individualismo e da un’istintività argomentativa che non trova la sua stabile sede in una logica ordinata e rigorosa quanto piuttosto in una razionalità il più delle volte pulsionale ed estemporanea.Ciò detto, anche Taormina, cui non fanno difetto comunque intelligenza e capacità di approfondimento, viene talvolta esprimendo concetti e valutazioni del tutto condivisibili che una perversa logica democratica e giuridica abbastanza presente nel nostro Paese ritiene invece non solo poco condivisibili ma persino degni di censura morale e di condanna giudiziaria. E’ il caso delle idee espresse dal noto penalista sugli omosessuali nel corso di un paio di trasmissioni radiofoniche condotte da due provocatori di professione quali certo Giuseppe Cruciani e David Parenzo, pagati per rompere le balle al loro prossimo, che però ha il torto di accettare le loro interviste, più che per contribuire ad informare e a coinvolgere correttamente e civilmente il pubblico

images (97)su questioni di rilevanza nazionale. In sostanza, Taormina aveva dichiarato che lui non avrebbe mai assunto un omosessuale nel suo studio, ritenendo di avere il sacrosanto diritto di esprimere liberamente il suo pensiero in proposito, per quanto lo si potesse considerare forse discriminatorio. Peraltro, aveva in precedenza dichiarato, «i gay hanno anomalie fisiche e mentali, la maggioranza delle persone la pensa cosí. Gli omosessuali sono anormali, hanno anomalie fisiche e genetiche», esprimendo il tutto in verità con toni e apprezzamenti estetici talmente duri e ineleganti che potevano effettivamente comportare un che di discriminatorio nelle parole del penalista. Oggi è arrivata la condanna per Taormina comminatagli, appunto per discriminazione, dal giudice del lavoro di Bergamo signora Monica Bertoncini.

Non si conoscono le motivazioni di questa sentenza, ma nel caso in cui nella sentenza si fosse ritenuto discriminatorio il giudizio di Taormina solo per la contrarietà verbale in esso espressa ad assumere un omosessuale nel proprio studio professionale, indipendentemente dai toni e dai termini usati per manifestare tale contrarietà, si avrebbe probabilmente a che fare con una sentenza non solo sbagliata ma persino arbitraria perché manifestamente “ideologica”. Qui è bene che il governo Renzi si affretti ad introdurre nell’ordinamento giuridico nazionale dei paletti ben precisi e ben definiti oltre cui i giudici non possano andare pena l’assunzione di pesanti responsabilità anche sotto il profilo finanziario. Sí, perché i giudici, spesso attenti e rigorosi nell’esercizio del loro lavoro, ma non sempre esenti da pregiudizi e da vissuti personali largamente antitetici a criteri di imparzialità e obiettività, si lasciano andare non proprio infrequentemente a decisioni e a relative sentenze non solo ingiuste ma manifestamente inficiate da argomentazioni speciose e generiche e da assunti giuridici palesemente e aprioristicamente piegati ad una intenzione soggettiva, prelogica o prerazionale, di assolvere o condannare.

In particolare per tematiche cosí delicate come quelle sessuali o omosessuali, bisogna che i cattolici in questo Paese si impegnino, sino a quando almeno resteranno in vigore i princípi fondanti della nostra Costituzione, perché giuridicamente oltre che civilmente e politicamente sia garantito il diritto al libero pensiero, alla libera opinione e a libere scelte. A meno che io non offendo intenzionalmente, con parole, atti o gesti sprezzanti, un omosessuale, a me cittadino e a me cattolico deve essere garantita, anche indipendentemente da certe tesi molto fluttuanti e non incontrastate di certa medicina ufficiale, la libertà di images (99)esprimere sull’omosessualità le mie convinzioni personali, morali e religiose.

Se, discutendo di omosessualità in generale, viene richiesto il mio parere, io devo essere posto nella condizione giuridica di poter dire tranquillamente che l’omosessualità è una malattia, una anomalia, uno stato patologico, allo stesso modo di come non “normali”, non “sani”, in senso puramente descrittivo, vengono qualificati ciechi, zoppi, sordi, e tutti quei soggetti che siano in qualche modo portatori di handicap.

In caso contrario, saremmo ancora in presenza di un diritto persecutorio e discriminatorio e, poiché questo pericolo in linea di principio non esiste, bisogna far sí che a certi giudici un po’ capricciosi e supponenti, faziosi e arroganti, sia letteralmente impedito di fare i propri comodi o i propri interessi.

Nel mio studio io devo poter assumere chi voglio fino a quando lo Stato mi consente di scegliere in modo relativamente discrezionale (la discrezionalità, peraltro, è fin troppo presente negli stessi concorsi pubblici, dove troppo spesso, nel nome e nel segno di una equanimità non discriminatoria di facciata, si operano scelte destinate a rivelarsi spesso dannose per la società nel suo insieme): nel fatto che privatamente non si assuma un omosessuale non c’è proprio nulla di strano, allo stesso modo di come non può essere certo oggetto di censura  il fatto che si assuma una bionda piuttosto che una bruna, un soggetto brutto piuttosto che uno bello, un maschio piuttosto che una femmina, e via dicendo. Peraltro, una cosa è manifestare un’intenzione, una cosa è metterla in pratica, e io so che, sino a quando persino il crimine più atroce è semplicemente pensato o immaginato o prospettato pubblicamente in astratto, non costituisce reato.

Mi spiace per chi la pensa diversamente, ma ad essere stato discriminato questa volta, se le motivazioni del giudice dovessero confermare la nostra ipotesi, è stato verosimilmente l’avvocato Carlo Taormina, che avrà pure il diritto di assumere o non assumere un omosessuale nel suo studio e di affermare pubblicamente che “gli omosessuali devono essere rispettati images (98)finché non rompono l’anima agli altri”. E ormai viviamo in un’epoca in cui troppi omosessuali non si limitano a chiedere solo rispetto per sé e la propria condotta di vita ma si spingono sino al punto di pretendere l’introduzione di pene severe per coloro che giudicano “patologica” l’omosessualità e soprattutto abnorme, immorale e illecita ogni pratica omosessuale!

Stia attento Renzi, stia molto attento! Molti cattolici lo aspettano al varco o, più sommessamente, i cattolici coerenti si augurano che molti cattolici lo aspettino al varco!

Martino Franciotti

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