Grillo, la sconfitta elettorale e i pensionati

Mai fidarsi completamente dei sondaggi perché sono strumenti talvolta utili ma molto più spesso imperfetti e fallaci! Mai commettere l’errore di modulare i propri programmi politici e le proprie campagne elettorali sulla base di ipotetici o presunti umori popolari o di piazza! Nel caso della sconfitta elettorale di Grillo e del suo partito, è difficile dire se avesse tenuto conto dei possibili umori delle sue piazze o piuttosto dei suoi rumorosissimi umori personali, ma è certo e paradossale che, lui che diffida sempre di tutto e di tutti, dei sondaggi si era fidato ciecamente. Non per fare sarcasmo, ma era davvero convinto che fosse in grado di competere con il giovane e dinamico Renzi!images (8)

E, per dire la verità, anche molti di noi hanno temuto che l’“ebetino” di Genova, trascinato da una incontenibile rabbia popolare, potesse raggiungere vette molto elevate e preoccupanti di consenso, anche se il nostro timore non era affatto quello dei “conservatori”, dei “reazionari”, degli “immobilisti”, e chi più ne ha più ne metta, ma quello degli innovatori responsabili per la difesa dei ceti più poveri, delle persone più deboli, di diritti giustamente acquisiti, e per il rilancio di una politica economica incentrata sul lavoro prima e più che su capitale e profitto, sulla distribuzione oltre che sulla produzione, sulla giustizia sociale e non prevalentemente sulla tutela ad oltranza di forme molto consistenti di proprietà privata.

Anche dopo la severa sconfitta, questo signore, che per tutta la vita ha bighellonato per le sale televisive e i talk nazionali, i teatri, le tende, le piazze d’Italia, solo per ridere e far ridere gli altri a crepapelle procurandosi guadagni stratosferici che solo una società ancora ingiusta come quella in cui viviamo poteva consentirgli e gli ha consentito di percepire, non riesce ad impietosire o a toccare il cuore di nessuno, ad eccezione di tutti quei fans che ne condividono esistenzialmente non solo le idee spesso confuse o campate in aria ma soprattutto le caratteristiche maniacali di perenne esagitato.

Non riesce a suscitare alcun moto di comprensione, anche se sul suo blog ha goffamente tentato di mascherare il clamoroso insuccesso con un’autoironia mal riuscita e con un’uscita poetico-letteraria che lo rende tristemente patetico. Si pensi alla famosa e bellissima poesia di Rudyard Kipling, pubblicata appunto sul suo blog e formalmente destinata al suo popolo (per rincuorarlo dopo la sconfitta), ma in realtà destinata a se stesso, ancora una volta alla celebrazione del suo ego smisurato, alla sua presunta incompresa genialità, al suo inguaribile narcisismo esistenziale.

Ma, soprattutto, questo signore, che in caso di successo avrebbe voluto riempire di “sputi virtuali” tutti i suoi avversari ovvero l’80% del popolo italiano, continua a suscitare fortissime e inquietanti perplessità, dal momento che, insieme alla pubblicazione della suddetta poesia, non è riuscito proprio a trattenersi dal manifestare e reiterare pubblicamente le sue sconcertanti critiche ai pensionati italiani, che sarebbero stati verosimilmente, a suo dire, i principali responsabili della disfatta: «quest’Italia», ha dichiarato questo grande e sincero amico del popolo italiano, «è formata da generazioni di pensionati che forse non hanno voglia di cambiare, di pensare un po’ ai loro nipoti, ai loro figli, ma preferiscono stare cosí».

Abbiamo sentito ripetere paternalisticamente per anni e anni queste stesse cose da politici ed economisti di destra e di sinistra, che per giustificare le loro interessate politiche di rapina, facevano leva sul conflitto intergenerazionale, tentando di spingere giovani contro anziani, figli contro padri. Al numero di quei vigliacchi parassiti che, proprio con idee fasulle e malvage di questo tipo, hanno contribuito enormemente al graduale dissesto economico e finanziario del nostro Paese, spolpandone tanta onesta ricchezza, si è aggiunto questo comico professionista che ha sempre trattato la politica come una cosa da ridere e che perciò attribuisce ai pensionati, non solo ai ricchi pensionati ma ai pensionati in genere, «il dissanguamento, lo spolpamento di questo Paese».

Non solo: questo soggetto forse culturalmente attrezzato ma spiritualmente e politicamente becero, che io stesso ebbi lo scorso anno la debolezza di votare sia pure per motivi meramente strumentali, alla sua immotivata analisi aggiunge una precisa minaccia rivolgendosi agli stessi pensionati: «E se credete ora che tutto sia come prima perché avete votato ancora la sicurezza, la disciplina, convinti di allontanare la paura di cambiare, verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte; per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti».

Già prima del voto, e proprio nella sua immediata vigilia, il Grillo delirante si era scagliato contro milioni di pensionati e dipendenti pubblici, definendoli «il problema dell’Italia» in quanto «con i loro stipendi» immobilizzerebbero «il Paese» e concludendo con parole da lui ritenute molto rassicuranti per tutti i giovani cui pensava di rivolgersi: «ma durerà poco, molto poco» (in web-tv “La Cosa” della sera del 25 febbraio 2014)! Fortunatamente per pensionati e pubblici dipendenti italiani, ma per gli stessi giovani, adesso durerà un po’ di più di quel che aveva previsto il loro nemico, ma il pericolo rimane incombente, dal momento che Grillo si ripromette di ritornare a breve alla carica, anche perché, precisa con tono pur sempre baldanzoso: in fondo, «abbiamo preso il 21-22%, abbiamo preso l’IVA, senza avere voti in nero e siamo lí senza aver promesso niente a nessuno, né dentiere né 80 euro».

E’ evidente che egli, nel proferire queste parole, non prova ad immaginare quanti delinquenti patentati, felici di scassare tutto quel che sia possibile scassare, possano militare nel suo movimento o semplicemente votare per esso, quanti opportunisti di prima e di seconda ora vi si celino in attesa del momento buono per compiervi un vantaggioso salto di qualità, quanti giovani in cerca di prima e ben remunerata occupazione lo usino per i loro comprensibili anche se non legittimi scopi, quanti nemici della democrazia a lui osannino!

Ma, d’altra parte, un politico che non promette niente a nessuno, né posti di lavoro, né condizioni migliori di vita veramente per tutti, né 80 euri mensili in più, e neppure una misera dentiera per le vecchine, a chi parla, di cosa parla, chi e perché dovrebbe votarlo? No, anzi, una cosa l’ha promessa e continua a prometterla: il reddito di cittadinanza (ben diverso dal “reddito minimo garantito”, che è un sussidio monetario non generalizzato), abolendo inizialmente pensioni e ammortizzatori sociali e continuando poi verso tagli ancora non dichiarati.

Come dire: staranno bene tutti nella miseria, anche se alcuni, come i ricconi sfondati come lui, che non hanno bisogno né di assistenza, né di pensione, né di ammortizzatori, né di null’altro di cui possa aver invece bisogno il normale e comune cittadino, continueranno a fare la vita da nababbi!

L’attacco al mondo dei pensionati è un attacco ignobile al mondo del lavoro in genere, ad un mondo in cui la stragrande maggioranza di coloro che sono giunti a conseguire una pensione hanno duramente faticato una vita per poter affrontare la propria vecchiaia in relativa tranquillità economica; per poter mettere anzi i propri risparmi a disposizione di figli disoccupati o “precari” anche se laureati o specializzati o comunque non cosí abbienti da poter vivere decorosamente, per non dire che molti anche da pensionati sono costretti a condurre una vita decisamente grama e segnata da indicibili sofferenze fisiche e morali.

Di più: quell’attacco è un attacco alla democrazia repubblicana, fondata sul lavoro e sui diritti che naturalmente derivano dall’esercizio continuato di un lavoro pubblico o privato, anche se i firmatari della nostra Costituzione non potevano immaginare che, un giorno, a farsi “portavoce” di istanze democratiche nel nostro Paese potesse essere un individuo arricchitosi in virtù delle sue capacità di far ridere la gente e pronto a colpire mortalmente, con misure ancora più scellerate di quelle sinora poste in essere dai governi neoliberisti di tutta Europa, individui molto più seriamente dediti di lui non solo alla produzione di ricchezza, di servizi e di beni pubblici, ma anche alla produzione, alla conservazione e alla perpetuazione dei valori democratici.

Non è dato sapere con esattezza sino a che punto i seguaci più socialisteggianti di Grillo si rendano conto del fatto che, nel movimento in cui militano o per cui votano, di impegno sociale, di solidarietà per le categorie meno protette, di sensibilità comunitaria, al di là di un antiautoritarismo del tutto apparente o di facciata, ce ne siano veramente poco, e che al contrario esso poggi su una non casuale e micidiale miscela di totalitarismo e sfrenato neoliberismo economico.

Grillo incarna il più aggressivo e spregiudicato uomo di potere, di potere per il potere. Avrebbe avuto anche l’occasione per dimostrare concretamente di non essere tale: prima delle elezioni europee aveva dichiarato, sicuro della sua indispensabilità politica, che, se ne fosse uscito sconfitto, se ne sarebbe tornato a casa abbandonando il Movimento al suo destino. images (9)Oggi, invece, non solo rimuove completamente questa promessa cialtronesca, ma si dice pronto a nuove e più cruente battaglie! Faccia pure quel che vuole: che resti o se ne vada per noi è lo stesso, non cambia né il nostro stato d’animo né il nostro impegno. Ma questo è l’uomo, questo è il politico! Un retore della democrazia, un demagogo, un capopopolo plebeo, non certo un dirigente politico audace e generoso solo per nobiltà d’animo e senso di responsabilità verso la collettività nazionale.

Perciò, sino a quando non sarà ridotto al 5-6% di consenso elettorale, il Movimento 5 Stelle continuerà a costituire un serio pericolo per la nostra vita democratica e per la vita economica nazionale che necessitano certamente di radicali correzioni di rotta ma verso una direzione profondamente diversa da quella indicata da Grillo. Noi cattolici, nei limiti delle nostre possibilità e capacità, vigileremo e ci impegneremo perché la miscela di cui sopra non venga mai a trovarsi nelle condizioni oggettive che potrebbero favorirne una devastante e rovinosa esplosione.


D’altra parte, pur non sapendo ancora quali potranno essere i risultati a medio e lungo raggio del governo Renzi, al di là dei suoi primi segnali che soprattutto sul fronte della giustizia sociale ci paiono innovativi e interessanti anche se non risolutivi, e pur proponendoci di esercitare sui suoi atti e le sue scelte un costante controllo critico, ringraziamo Dio che per il momento a prevalere elettoralmente sia stato il cattolico fiorentino con conseguente significativo ridimensionamento del movimento pentastellato.

 

 

 

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