Massimo Cacciari, Giorgio Agamben – A proposito del decreto sul “green pass”*

Ho esitato a lungo prima di riproporre nel mio blog l’intervento di Cacciari e Agamben sul provvedimento governativo noto come green pass perchè ritenevo che in molti si sarebbero accodati acriticamente, come spesso accade, dinanzi al proclama pro-democrazia di due dei più famosi intellettuali italiani d’inizio terzo millennio per esprimere loro facile consenso e scontato apprezzamento, ma, dopo aver constatato che tale intervento è diventato inaspettatamente facile bersaglio di polemiche e critiche particolarmente accese (tra cui si ritrovano, con mio grande dispiacere, anche quelle di qualche sedicente “filosofo” cattolico) anche se quasi sempre superficiali sul piano logico e poco ricettive dal punto di vista etico e politico, ho ritenuto doveroso manifestare pubblicamente la mia personale, benchè scarsamente significativa, solidarietà nei confronti di entrambi i pensatori, e rendere partecipi i nostri amici visitatori della loro necessaria e sensata presa di posizione, mal capita dalla solita torma di giornalisti e commentatori ignoranti. 

F. di Maria

 

 

La discriminazione di una categoria di persone, che diventano automaticamente cittadini di serie B, è di per sé un fatto gravissimo, le cui conseguenze possono essere drammatiche per la vita democratica. Lo si sta affrontando, con il cosiddetto green pass, con inconsapevole leggerezza. Ogni regime dispotico ha sempre operato attraverso pratiche di discriminazione, all’inizio magari contenute e poi dilaganti. Non a caso in Cina dichiarano di voler continuare con tracciamenti e controlli anche al termine della pandemia. E varrà la pena ricordare il “passaporto interno” che per ogni spostamento dovevano esibire alle autorità i cittadini dell’Unione Sovietica. Quando poi un esponente politico giunge a rivolgersi a chi non si vaccina usando un gergo fascista come “li purgheremo con il green pass” c’è davvero da temere di essere già oltre ogni garanzia costituzionale. 

Guai se il vaccino si trasforma in una sorta di simbolo politico-religioso. Ciò non solo rappresenterebbe una deriva anti-democratica intollerabile, ma contrasterebbe con la stessa evidenza scientifica. Nessuno invita a non vaccinarsi! Una cosa è sostenere l’utilità, comunque, del vaccino, altra, completamente diversa, tacere del fatto che ci troviamo tuttora in una fase di “sperimentazione di massa” e che su molti, fondamentali aspetti del problema il dibattito scientifico è del tutto aperto. La Gazzetta Ufficiale del Parlamento europeo del 15 giugno u.s. lo afferma con chiarezza: «È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, anche di quelle che hanno scelto di non essere vaccinate». E come potrebbe essere altrimenti? Il vaccinato non solo può contagiare, ma può ancora ammalarsi: in Inghilterra su 117 nuovi decessi 50 avevano ricevuto la doppia dose. In Israele si calcola che il vaccino copra il 64% di chi l’ha ricevuto. Le stesse case farmaceutiche hanno ufficialmente dichiarato che non è possibile prevedere i danni a lungo periodo del vaccino, non avendo avuto il tempo di effettuare tutti i test di genotossicità  e di cancerogenicità. “Nature” ha calcolato che sarà comunque fisiologico che un 15% della popolazione non assuma il vaccino. Dovremo dunque stare col pass fino a quando? 

Tutti sono minacciati da pratiche discriminatorie. Paradossalmente, quelli “abilitati” dal green pass più ancora dei non vaccinati (che una propaganda di regime vorrebbe far passare per “nemici della scienza” e magari fautori di pratiche magiche), dal momento che tutti i loro movimenti verrebbero controllati e mai si potrebbe venire a sapere come e da chi. Il bisogno di discriminare è antico come la società, e certamente era già presente anche nella nostra, ma il renderlo oggi legge è qualcosa che la coscienza  democratica non può accettare e contro cui deve subito reagire.

*Da “Istituto Italiano per gli Studi Filosofici”, 26 luglio 2021

 

 

 

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