Papa Francesco dice no ad un partito cattolico

download (13)E’ come se recentemente il papa avesse bocciato la nostra idea e la stessa idea ispiratrice di questo blog: la nascita e la costituzione di un movimento o di un partito cattolico radicato nel vangelo. Egli infatti ha affermato in termini che non possono lasciarci indifferenti: «Si sente: ‘Noi dobbiamo fondare un partito cattolico!’: quella non è la strada. La Chiesa è la comunità dei cristiani che adora il Padre, va sulla strada del Figlio e riceve il dono dello Spirito Santo. Non è un partito politico. ‘No, non diciamo partito, ma … un partito solo dei cattolici’: non serve e non avrà capacità convocatorie, perché farà quello per cui non è stato chiamato (…) Ma un cattolico può fare politica? Deve! Ma è un martirio quotidiano: cercare il bene comune senza lasciarti corrompere» (Sala Nervi, 30 aprile 2015). Con tutto il rispetto e la filiale devozione che si devono a papa Francesco, che evidentemente non ha alluso in modo specifico alla nostra iniziativa, non siamo convinti che i presupposti e finalità del progetto politico veicolato dal nostro blog siano privi di fondamento e di valore religiosi, e confessiamo di non capire le sue parole anche se naturalmente esse non producono in noi alcun risentimento.

Capiamo certamente le ragioni che hanno potuto indurre Francesco a fare una dichiarazione cosí impegnativa: la consapevolezza storica del fatto che grandi partiti cattolici contemporanei hanno spesso prodotto o concorso a produrre fenomeni corruttivi dalle pesanti ricadute negative non solo sull’etica pubblica ma anche sulla vita economica e sociale della gente; la preoccupazione pastorale di tenere sempre aperta la porta della Chiesa verso tutti, a prescindere dalla propria militanza politica e partitica. Sembrerebbe però che Francesco tenda a trasformare inavvertitamente una semplice possibilità storica, ovvero un cattivo modo da parte di alcuni o di molti di percepire la dottrina cristiana e di applicarla alla vita politica, in un’ineluttabile necessità, ovvero l’inevitabile scivolamento di persone impegnate per fede in un raggruppamento di orientamento cattolico in tutta una serie di pratiche compromissorie e corruttive destinate a produrre solo immoralità e miseria economica e civile.

Il che non può francamente non suscitare forti perplessità di ordine logico e storico: storico perché, per esempio, non è possibile ignorare o sminuire il sicuro valore emancipativo di tanta parte del cattolicesimo democratico italiano originatosi tra fine dell’800 e inizio del 900 e proseguito nei decenni successivi, e poi perché un grande partito storico come la Democrazia Cristiana, pur segnata da notevoli ambiguità interne e da un esercizio talvolta troppo spregiudicato del potere, fu capace di favorire la ripresa economica e sociale dell’Italia subito dopo la fine della seconda guerra mondiale fino a farne uno dei Paesi più industrializzati del mondo e di fungere da ottimo collante unitario in decenni segnati da profonde divisioni popolari e da pericolose contrapposizioni ideologiche; e politico, perché con il suo interclassismo pur non privo di significati equivoci, quello stesso partito sarebbe stato capace di porre in essere uno Stato Sociale volto a proteggere, sia pure in misura insufficiente e secondo logiche clientelari, le fasce più povere e più deboli della popolazione, là dove, per quanto oggi additato altresí come fonte di sprechi e di cattiva amministrazione del denaro pubblico, viene da noi tutti percepito come un miraggio non più realizzabile nell’epoca della globalizzazione di tipo neoliberistico.

images (62)Per questo, non può non stupire il giudizio pontificio secondo cui un partito solo di cattolici «non serve e non avrà capacità convocatorie, perché farà quello per cui non è stato chiamato». Ma perché mai non dovrebbe servire? Dei cattolici ipoteticamente integri e competenti desiderano mettersi politicamente al servizio della società secondo princípi evangelici non annacquati o stravolti ma correttamente interpretati e coerentemente tradotti in prassi economica e sociale, in tendenziale sorgente legislativa di rinnovata vita civile e spirituale,  sia pure nei limiti di una realtà storica oggettiva difficile e contraddittoria, e il loro tentativo dovrebbe essere considerato sic et simpliciter inutile e dannoso? Perché mai non dovrebbe avere “capacità convocatorie” (termine, in vero, di difficilissima interpretazione), cioè presumibilmente la capacità di aggregare in una prospettiva unitaria anche se necessariamente basata su un impegno politico refrattario alle molte sirene, alle molte false aspettative non evangeliche del tempo presente?

Il papa dice che i cattolici devono certo impegnarsi politicamente ma non nel senso di costruire un loro partito, perché «la Chiesa non è un partito politico». Anche qui non si può non eccepire. E’ vero che la Chiesa non è e non dev’essere un partito, ma dove sarebbe l’incompatibilità tra l’essere appartenenti alla Chiesa e il volersi impegnare politicamente in un partito dichiaratamente ispirato ai valori evangelici e tuttavia autonomo e indipendente, per spirito critico e capacità di proposta politica, rispetto alle gerarchie ecclesiastiche? D’altra parte, se la Chiesa come comunità religiosa al suo interno ha tante anime riconosciute legittime dal papa, perché poi sul piano politico una formazione programmaticamente orientata a fare politica con il vangelo nel cuore e nella mente dovrebbe essere ritenuta inutile, magari anche perché probabilmente divisiva?

images (63)Ma non è il Vangelo stesso che sempre unisce e sempre divide nello stesso tempo? Possono esserci certo buoni cattolici anche in partiti come Forza Italia, 5 Stelle, Sel ed altri, ma questi cattolici continueranno ad essere cattolici lineari, coerenti, quando da un uso saggiamente strumentale, occasionale o contingente e pur sempre disinteressato di tali partiti riterranno di passare ad una appartenenza organica e non più disinteressata ad uno di essi? Da un punto di vista cristiano, non è forse vero che la scena politica italiana è più che mai orfana di un partito democratico capace di testimoniare fedelmente il Cristo sia sul terreno delle priorità economiche e sociali sia anche su quello delle tematiche etiche o bioetiche che dir si voglia? La sortita di Francesco, paradossalmente in linea con la posizione di un intellettuale laico ed ateo come Flores d’Arcais, incoraggia veramente l’impegno politico dei cattolici o piuttosto è destinata a generare l’effetto indesiderato di indebolirne politicamente il peso e la capacità di incidere sulla storia del popolo italiano e dei popoli in genere?

Confidiamo fiduciosamente nel fatto che Francesco, di solito capace di coinvolgere spiritualmente persino soggetti altezzosamente esigenti sotto il profilo intellettuale, senta presto il bisogno di ritornare sull’argomento, possibilmente con un’analisi più ponderata ed esaustiva, fermo restando che egli è e sarà sempre il nostro amatissimo papa.

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