L’Italia di Renzi alla riscossa

imagesDopo lo scontro al Consiglio Europeo tra Renzi e Merkel, la situazione non poteva che precipitare. Ormai, con la formale apertura di procedura d’infrazione decisa contro l’Italia, accusata di aver elargito “aiuti di Stato” all’ILVA di Taranto (ma la risposta italiana è stata pronta e adeguata, in quanto il denaro utilizzato per l’industria tarantina ricade sotto un capitolo di spesa, quello relativo ad opere di bonifica ambientale e di tutela della salute dei lavoratori, che è previsto dalle direttive europee), tra l’Unione Europea e l’Italia è scontro aperto e scontro che non ha precedenti. Non per la procedura d’infrazione in sé, avendone il nostro Paese collezionato ad oggi ben 163 per altrettante presunte violazioni di diritto comunitario e per mancata ricezione di direttive europee in molteplici ambiti della nostra vita nazionale (dove però anche questa continua interferenza europea nelle decisioni governative del nostro Paese non può passare inosservata), ma per il fatto che questa volta l’Italia di Renzi non ha inteso più rispettare la legge non scritta ma imperante del “quieto vivere” decidendo di attaccare frontalmente in sede di Consiglio Europeo quella Germania merkeliana che, nel perseguire legittimamente i suoi interessi nazionali, gradirebbe non essere ostacolata nei suoi piani da altri partners europei ai quali pretenderebbe di imporre in perpetuo la sua egemonia.

Angela Merkel, ma soprattutto i suoi più potenti collaboratori economici e finanziari, non hanno apprezzato l’iniziativa di Renzi che nell’immediato punta a mettere in discussione diversi negoziati economico-commerciali stipulati in forma provvisoria tra Germania e Italia ma che in prospettiva potrebbe rivelarsi volta a cambiare gli stessi equilibri di potere attualmente vigenti all’interno dell’Unione. Renzi, che contrariamente ai suoi numerosi e spesso inetti detrattori è certamente uno statista di razza, ha ormai chiara la percezione che l’Italia, salve facendo le cosiddette riforme economiche, elettorali ed istituzionali anche per motivi squisitamente tattici, possa conseguire soddisfacenti livelli di benessere economico e finanziario con l’adozione di strategie economiche e politiche diverse da quelle raccomandate da Bruxelles, e per questo motivo egli non è più disposto a tollerare che l’Europa debba rimanere sintonizzata sull’unica lunghezza d’onda della Germania e dei suoi più stretti alleati economici del Centro-Nord.

O l’Europa si apre anche alle legittime istanze dei suoi popoli meridionali oppure si accende un conflitto con i poteri europei centrali i cui effetti sarebbero imprevedibili e di incalcolabile gravità per l’intera costruzione europea. E’ probabile che l’ultima via ipotetica d’uscita della strategia renziana possa essere sin d’ora, per quanto ovviamente non dichiarata, la crisi dell’Unione, della moneta europea, di ogni patto sino ad oggi stipulato in sede comunitaria: perché giustamente, ritiene Renzi, si è europei sino a quando Europa significa maggiori opportunità di crescita per tutti in stretta relazione alle specifiche necessità e alle capacità di iniziativa di ogni singola Nazione e non restringimento miope o meschinamente coattivo della pur necessaria autonomia governativa dei diversi Stati. Europei sí, ma patrioti innanzitutto, che si aprono certo alle istanze altrui senza tuttavia rinunciare a nessuna delle prerogative costitutive della loro identità!

Non è dato sapere come questo scontro, per il quale Renzi sin d’ora non appare impreparato, si evolverà e quale possa essere eventualmente il suo epilogo, ma noi riteniamo che esso fosse ormai necessario non solo per l’Italia ma per tutta l’umanità, anche perché tutte le volte che qualcuno storicamente ha tentato di imbrigliare la libertà dei popoli e ha pensato di edificare, sia pure nel nome di universali ideali umanitari di emancipazione e di pace, una qualche Babilonia pretenziosamente unitaria e totalmente priva di differenze interne, e quindi anche un Regnum hominis in graduale e violenta contrapposizione al Regnum Dei, ha visto prima o poi fallire miseramente e tragicamente i suoi piani dispotici e repressivi sotto l’impetuosa e sanguinosa reazione di intere masse popolari.images

Renzi sa perfettamente che l’Italia non è condannata affatto ad essere “una colonia assoggettata e da spolpare” e che gli italiani non sono affatto disposti ad essere “sudditi” della Merkel, per cui il suo recente “ruggito”, contrariamente a quel che stoltamente scrive qualche “anima bella” di presunta ispirazione cattolica ( A. Socci, Roma kaputt mundi. Ecco come l’Italia viene spennata e umiliata, in “Lo Straniero” del 20 dicembre 2015), non è affatto un semplice sfogo magari anche “lodevole” ma “patetico” o  “un ruggito da coniglio” da commiserare, ma è un nobile, concreto e significativo preludio di lotta per un ritrovato spirito nazionale di indipendenza e di libertà.

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