Liliana Segre, la destra, i cattolici e gli ebrei

Il sincero e saggio seguace contemporaneo di Gesù non può odiare gli ebrei semplicemente perché chi segue Gesù deve sforzarsi di non odiare nessuno, ivi compreso il peggior nemico. Il vero cristiano non può essere razzista, antisemita, xenofobo e via dicendo, perché egli non discrimina umanamente il prossimo sulla base della razza, dell’etnìa e della fede religiose, del ceto sociale o dell’appartenenza politica e culturale. Tuttavia, il cristiano, per l’amore viscerale che lo lega alla persona di Cristo, che è la verità stessa della sua vita e della storia umana di cui fa parte, non può essere indulgente verso i falsi valori del mondo, verso fedi religiose erronee, verso forme ipocrite e/o moralistiche di comportamento, verso pratiche di vita compromissorie e bassamente accomodanti, verso grossolane concezioni ecumeniche di confronto interreligioso, verso ideologie manifestamente reazionarie o dittatoriali oppure, al contrario, progressiste e umanitarie non solo laiche ma del tutto atee. Ogni volta che si pone un problema in termini di verità, e non solo di umana comprensione, di condivisione o di solidarietà, di fraterna vicinanza morale e spirituale, il cristiano è tenuto a dire e a testimoniare senza esitare, anche pubblicamente se necessario, la verità.

Ora, per quanto riguarda gli ebrei, che sono talvolta oggetto di pubblici insulti e di linciaggi social, come nel caso della senatrice ebrea Liliana Segre, è senz’altro molto deplorevole che ciò si verifichi in generale e soprattutto in un Paese civile e almeno formalmente cattolico come l’Italia, specialmente se tra gli artefici di un abietto antisemitismo si trovassero molti soggetti di dichiarata e presunta fede cattolica. Ciò detto tuttavia, non sono affatto legittime, almeno in questo caso, le pesanti critiche piovute sulle forze politiche del cosiddetto centro-destra solo per essersi astenute l’altro ieri in senato dal votare a favore di una legge proposta dalla suddetta senatrice e incentrata sulla richiesta di costituzione di un organismo di controllo volto a segnalare alle autorità competenti, con evidenti finalità repressive e punitive, tutti coloro che vengano esprimendo anche a mezzo stampa o televisione idee, valutazioni, giudizi in qualche modo configurabili come espressioni di odio razziale e/o religioso e, più segnatamente, di avversione antisemita. Poiché qui si tratta di questione particolarmente delicata e direi sfuggente, che si presta facilmente ad essere usata e agitata strumentalmente e ideologicamente, anche io, che non sono mai stato di destra e che ho avversato anzi in passato un partito di destra come quello di Berlusconi e un partito localistico e antinazionale come quello di Bossi, dando purtroppo più recentemente fiducia al PD di Matteo Renzi, sia pure con molte riserve, giudico da cattolico del tutto condivisibile l’astensione di molti senatori sulla proposta di Liliana Segre soprattutto alla luce di osservazioni e giudizi critici molto ridondanti e polemici espressi in campo cattolico che ben poco hanno a che fare non solo con un problema di correttezza etico-politica ma anche e soprattutto con le stesse verità storiche, evangeliche e teologiche della fede e della Chiesa cattoliche.

Il critico di turno è tra gli altri un prete cattolico sui generis, ben noto non solo per le sue simpatie umanitarie, laico-progressiste, e persino ribellistiche a sfondo ateistico, ma anche per aver fatto cancellare nella sua parrocchia di Genova la celebrazione del Natale, la festività di Maria Madre di Dio (1 gennaio), l’Epifania. Si chiama Paolo Farinella. Questo prete di strada, cui le gerarchie ecclesiastiche non hanno mai pensato ad oggi di riservare né una censura né un rimprovero, è anche collaboratore di “Il Fatto Quotidiano” diretto da quel simpaticone grottesco e permaloso di Marco Travaglio, e anzi di questo giornale ha detto quanto segue: «il Fatto … ormai resta quasi da solo l’unica Parola che grida nel deserto delle convenienze e degli interessi. Insieme vinceremo ogni attacco alla Democrazia e alla Libertà perché noi siamo motivati da sentimenti di verità e non da interessi inconfessabili». Ognuno di noi resta naturalmente libero di pensare, senza offesa per l’interessato, se davvero il quotidiano citato incarni oggi la Parola (con la p maiuscola) in un mondo di menzogna e che in effetti gli interessi che ne muovono il pensiero e l’agire forse siano meno “inconfessabili” di quanto egli non pensi, ma in ogni caso ecco cosa ha scritto il soggetto citato sulla vicenda Segre o meglio a margine di tale vicenda.

Dopo aver naturalmente vituperato tutto lo schieramento parlamentare di centro-destra per non aver assentito in senato con un voto favorevole alla suddetta proposta di legge che, per inciso, nasce sostanzialmente da una ennesima richiesta di protezione speciale per la razza ebraica, Farinella, qualche giorno fa, ha puntato il dito in particolare contro quei cattolici prevalentemente di destra ma anche di qualunque altra appartenenza politica che, già semplicemente nel manifestare riserve e contrarietà anche di natura religiosa verso il popolo ebraico, non si renderebbero conto, secondo lui, che origini e identità dei cattolici di tutti i tempi e di tutte le parti del mondo sono ebraiche (Chi insulta Liliana Segre dimentica che Gesù era ebreo. E spiritualmente lo siamo anche noi, in “Il Fatto Quotidiano” del 28 ottobre 2019). Ebreo è Gesù, ebreo è il presepe natalizio, così caro alla comunità cattolica, in quanto, scrive con enfasi il parroco genovese, «culla di un bambino ebreo, figlio di ebrei, discendenti di ebrei, costretti a emigrare in Egitto per salvare la pelle dalla persecuzione e dalla fame»; ebreo è quel rosario che simboleggia Maria di Nazaret, Madre di Dio e donna ebrea ma che oggi viene agitato propagandisticamente da Salvini davanti “a folle miscredenti e plaudenti”, ebrei sono gli apostoli e i discepoli storici di Gesù, ragion per cui, come già diceva nel 1927, in pieno regime fascista, papa Pio XI, i cattolici spiritualmente sono e dovrebbero sentirsi semiti, donde, secondo il nostro presunto esegeta cattolico, la necessità per i cattolici di essere, senza se e senza ma, tutt’uno con gli ebrei, con la loro mentalità, con la loro cultura, quasi che tra i cristiani e i cattolici esistessero o dovessero esistere rapporti di fraternità del tutto privi di conflittualità anche aspra.

Ma, naturalmente, la critica di Farinella non si ferma qui, perché, ancora una volta, il suo reale bersaglio non sono solo qualche migliaio di cattolici incoerenti con la loro fede e quindi soggettivamente colpevoli di disobbedire alla loro Chiesa, bensì anche e soprattutto la Chiesa stessa, rea di aver sempre coltivato storicamente e teologicamente l’antisemitismo sin dalle origini del cristianesimo, il quale, nella sua successiva forma cattolica, avrebbe elaborato in modo del tutto arbitrario la teoria della sostituzione, in virtù della quale la Chiesa e il popolo cattolici avrebbero di fatto sostituito il popolo ebreo in quanto “popolo eletto”. Ed ecco dunque il culminante ma infondato capo d’accusa contro la Chiesa di Cristo, che è e non può non essere la Chiesa cattolica: «La Chiesa cattolica è colpevole storicamente di avere inculcato, attraverso il catechismo, l’odio contro gli Ebrei, rei di “deicidio” e teologicamente perché non ha tenuto conto della lettera di san Paolo ai Romani, capitoli 9-11, dove si afferma con chiarezza e senza equivoci che l’alleanza di Dio con il biblico Popolo d’Israele è “eterna” e “irrevocabile”. Ne deriva che anche la Chiesa cristiana e cattolica, se vuole essere fedele a Gesù, deve entrare nell’alleanza d’Israele e riconoscere la propria ebraicità che non è più un “accidente” esteriore, ma parte integrante della propria essenza e della propria identità».

Che strano e contorto modo di ragionare e argomentare! Ora, un umanissimo e comprensibile moto di odio contro gli ebrei sarebbe stato provocato storicamente non dal catechismo cattolico ma, checché ne dica Farinella, dalla decisione oggettivamente deicida di parte consistente e influente (casta sacerdotale dei sadducei insieme a numerosi farisei sostenuti da ceti economici e sociali non propriamente omogenei) del popolo israelita: basta leggere con attenzione certi brani evangelici e profetici, non “politicamente corretti” e relativi alla condanna a morte di Gesù e alle conseguenze che essa avrebbe avuto per i figli di Israele, oppure gli “Atti degli apostoli” con particolare riferimento ad alcune severe parole di Pietro (voi lo avete appeso ad una croce, è la sua chiara denuncia contro i suoi stessi connazionali), che non vengono minimamente invalidati dalle parole di Paolo circa l’alleanza eterna e irrevocabile di Dio con il biblico popolo d’Israele, per il semplice fatto che noi cattolici di oggi siamo certamente eredi e continuatori della storia di quel popolo ma più esattamente della storia di quegli ebrei che, come Gesù, Maria, gli apostoli, lo stesso Paolo, non vennero accolti ma respinti e perseguitati dal loro popolo e che innovarono così profondamente la storia culturale, spirituale e religiosa del loro popolo da avviarla verso la sua cattolicizzazione, ovvero verso la sua universalizzazione presso tutti i popoli della terra e in ogni angolo del mondo.

Sono pertanto gli ebrei che non riconobbero allora, e non certo per nobili motivi, il loro vero e divino Messia e che ancora oggi sono in blasfema e sacrilega attesa della sua comparsa storica; e sono gli ebrei ad essersi quindi autoseparati dall’originario popolo biblico di Israele, non noi cattolici o quanti di noi cattolici continuano a pregare per la conversione a Cristo degli ebrei contemporanei. Ecco perché l’eterna e irrevocabile alleanza di Dio col popolo ebraico continua ad essere valida ed attuale ancora oggi, nonostante il popolo d’Israele si sia ormai talmente rinnovato e dilatato in Cristo da assumere il destino di popolo cattolico e quindi capace di testimoniare, piccolo o grande che sia, una fede non più incompleta e difettosa ma compiuta e perfetta nel Dio dei Padri, dei Profeti, del Salvatore del mondo e dei suoi più degni seguaci.

Se poi il sacrilego affronto ebraico di oltre duemila anni or sono al Dio universale dell’intera famiglia umana abbia prodotto effetti indesiderati per lo stesso popolo ebraico nel corso della sua storia, è ciò che si può anche ragionevolmente pensare e di cui ci si può sinceramente rattristare alla luce di un’interpretazione biblico-evangelica attendibile anche se non “politicamente corretta”, ma non sono in ogni caso i cattolici che devono arretrare il baricentro della loro fede sino a riportarlo ad espressioni storiche ancora incompiute di spiritualità e di fede religiosa quanto piuttosto gli ebrei contemporanei a dover ripristinare un fecondo e vitale contatto con le proprie radici attraverso un pubblico riconoscimento che l’epilogo della loro storia religiosa non può o non potrà che coincidere con la richiesta di entrare a far parte della Chiesa universale di Cristo.

Fino a che tutto questo non sarà chiaro a tutti, parole come vendetta, pace, libertà o tolleranza, saranno solo oggetto di vuote e sterili controversie. Il che, tuttavia, non toglie né che i cattolici non abbiano nulla da rimproverarsi nei confronti dei loro “fratelli maggiori”, né che quest’ultimi, per mezzo dei loro discendenti, non abbiano nulla da farsi perdonare dai seguaci di Cristo. Quanto alle ricadute sul piano politico, ognuno non potrà che continuare a rispondere dei propri giudizi e delle proprie scelte, ivi compreso il proprio modo di usare la coroncina del rosario, dinanzi a Dio, non certo dinanzi ai Farinella, di incerto e debole spirito profetico dotati, di oggi e di domani. Peraltro, a costoro che pure si atteggiano ad anticonformisti e a grandi maestri di libertà e democrazia, sfuggono completamente le ragioni storico-politiche, posto che si siano mai interrogati su esse, per le quali tanta parte del popolo italiano abbandona oggi tradizionali posizioni di sinistra per verificare di poter approdare non occasionalmente ma stabilmente a posizioni di destra.

Non sarà per caso che vecchi e mai tramontati temi di sinistra come la difesa dell’occupazione e dei lavoratori in genere, la difesa della casa come dell’economia e dei confini nazionali, la difesa della tradizione culturale e religiosa italiana, la difesa della sovranità statuale e della democrazia repubblicana, siano diventati appannaggio di forze sociali e politiche di destra che oggi non disdegnano affatto, come poteva sembrare fino a qualche decennio or sono, di interpretare questi temi molto meglio delle residuali forze di sinistra?

Come si può in buona fede dubitare che le idee espresse da Salvini su sovranità, economia e sanità, immigrazione e contrasto della criminalità, politica estera e commerciale, cultura e persino religione siano oggi ben più di sinistra di quelle sostenute da Zingaretti, Renzi, Grillo, Di Maio o Fratoianni, e che certi individui di sinistra che fanno politiche di destra sono molto più pericolosi e destabilizzanti di taluni individui di destra che si mettono a fare politiche di sinistra? Già, dimenticavo: per dimostrare che ciò sia in buona fede indubitabile bisognerebbe spalancare sotto gli occhi di questi personaggi politici saccenti ma spesso ignoranti, democratici e progressisti a parole ma spesso retrivi e improduttivi nei fatti, aiutandoli poi a leggere e a capire, alcuni importanti testi della migliore tradizione comunista e della stessa tradizione politica cattolica del nostro Paese, non senza ricordare loro che persino un anarchico come Michele Bakunin aveva intuito che in ogni rivoluzionario si nasconde spesso il cuore di un reazionario.

Francesco di Maria

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