Il governo Renzi tra critiche ed elogi

La tulipana fiorentina

images (35)In Italia i molti critici del governo Renzi continuano a dire che il premier è uno che dice bugie, è uno che dice e non fa, è solo un grande affabulatore privo di contenuti politici di sinistra o di contenuti politici tout court, un illusionista che manipola la realtà a proprio piacimento, un politico insomma che inganna il popolo introducendo riforme apparentemente corrispondenti ma sostanzialmente contrarie ai suoi interessi. Tuttavia, all’estero pare che i giudizi su di lui e sul suo operato siano molto diversi da quelli espressi dall’intelighentia politica italiota, ovvero da quelli che qui gli vanno sistematicamente contro soprattutto perché, pur ambiziosissimi come o più di Renzi, non sarebbero capaci di conseguire neppure un quinto dei risultati e della popolarità sinora da lui conseguiti.

E’ di pochi giorni fa l’elogio fatto dal “Wall Steet Journal” a Renzi e alle misure adottate dal suo governo per rendere più agile, più efficiente e produttivo il mercato italiano del lavoro. Il giornale americano, anzi, sottolinea come il Jobs Act renziano sia un modello che la Francia dovrebbe adottare per fare quelle riforme che ancora non è riuscita a download (6)fare e per fare ripartire la crescita. Ora, non è che si può commettere l’errore di considerare vangelo quello che scrive il pur autorevole giornale americano, ma poiché non di rado nella diversificata comunità politica italiana questo e altri giornali internazionali di pari prestigio vengono utilizzati per misurare la validità delle politiche governative nazionali e soprattutto per legittimare polemiche antigovernative, non può non apparire significativo il fatto che, all’estero, sia pure dopo incertezze e dubbi formulati dalle testate americane sui primissimi passi del governo Renzi, si venga ora invertendo la tendenza che da negativa comincia ad essere decisamente positiva.

Probabilmente, il giornale americano ritiene che Renzi abbia sposato in toto l’idea liberista di uno smantellamento progressivo dello Stato Sociale, di un rilancio dell’iniziativa privata e di un più deciso ritrarsi dello Stato da servizi sociali tradizionalmente da esso amministrati. Ma in realtà, a mio avviso, il progetto di Renzi è più ampio e più saggio di quel che oggi pensano gli osservatori internazionali, perché finalizzato a coniugare vecchio e nuovo, assistenza sociale e svecchiamento o maggiore flessibilità del mercato del lavoro, rigore nei conti pubblici e impulso ai consumi con provvedimenti fiscali favorevoli a famiglie e ad imprese.images (36)

E’ proprio per questo che la ripresa economica italiana è ben più lenta di quella che Renzi avrebbe potuto ad oggi ottenere se avesse optato per misure più drastiche e sfavorevoli ai ceti medio-bassi. Renzi sa come pochi altri che nell’odierno contesto economico-finanziario mondiale bisogna cambiare le cose senza rischiare di collidere con gli assetti o gli equilibri del “sistema” ma facendo scelte che modifichino gradualmente tali assetti o equilibri senza suscitare il sospetto di voler deviare da essi. In questo senso Renzi tenta di apparire credibile alla finanza internazionale, di utilizzarla per i propri scopi politici lasciandosi ad un tempo utilizzare da essa entro limiti ben precisi.

E’ un gioco difficile e pericoloso, ma forse anche l’unico modo oggi possibile e responsabile per tentare di togliere l’Italia da un torpore economico e sociale causato anche o soprattutto dall’immobilismo e dalla cecità politico-istituzionali degli ultimi venti anni.

Il professor Francesco Forte, dopo che anche il Financial Times ha dedicato a Renzi un articolo molto lusinghiero, ha dichiarato in queste ore che «dietro l’arroganza con cui Renzi si sta muovendo nella politica italiana e la nonchalance rispetto ai rischi di un campo minato come il PD c’è la certezza di essere sostenuto dalla finanza internazionale».download (7)

Questo non basta certo a fugare ogni dubbio circa la capacità renziana di risollevare significativamente le condizioni generali di vita del nostro popolo, ma, alla luce di misure legislative volute da Renzi e non sempre in linea con le esigenze notoriamente rapaci della finanza internazionale, basta certamente ad evidenziare la malafede dei critici-critici antirenziani che ovviamente dagli eventuali e crescenti successi del premier non potrebbero che essere prima o poi spazzati via dalla scena politica nazionale e privati dei lauti stipendi che il rimanerci comporta.

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