Grillo tra disperazione e rabbia

«Preferisco Berlusconi che lotta per le sue aziende che quei cazzo di finti amici della sinistra che per venti anni hanno fatto solo i cazzi loro»: con la sua consueta eleganza Grillo ha tenuto a far sapere ancora una volta che lui Berlusconi lo considera più affidabile dei “finti amici della sinistra”. Chi siano poi questi finti amici di sinistra, lo sa solo lui, e non è pensabile che possa essere più preciso al riguardo, perché, come al solito, bleffa pesantemente.grillo-equilibrista

Ma, se da una parte, è sempre più curioso che egli venga reiteratamente censurando l’operato politico di quella stessa sinistra PD, alla quale, come molti ricorderanno, solo qualche anno fa diceva di volersi iscrivere, evidentemente per trascinarla in un’avventura plebiscitaria e dittatoriale senza ritorno e privare l’Italia di ogni residuo di credibilità democratica e di giustizia sociale, e dalla quale fortunatamente sarebbe stato respinto come provocatore e opportunista, dall’altra lo scopo politico di queste sue uscite è quello di ridurre le distanze (apparenti) tra il suo Movimento e il partito di Silvio Berlusconi, per puntare ad una possibile coalizione futura con quest’ultimo al fine di poter scavalcare il partito di Renzi alla prossima tornata elettorale e dar vita ad un bel governo fascista tra 5 Stelle e Forza Italia che impedirebbe finalmente al giovane presidente del Consiglio di continuare a “dettare legge”, a ragione o a torto, sulla politica economica e sociale del nostro Paese.

Quello che brucia a Grillo in modo particolare è la popolarità non prevista di Renzi, il suo dinamismo politico, la sua capacità di interloquire proficuamente con buona parte delle masse poplari, la fiducia che riesce a trasmettere a molti cittadini pur in presenza di critiche pesanti e di crescenti difficoltà nei rapporti con l’Unione Europea. La verità è che, proprio per quanto riguarda il rapporto con il leader di Forza Italia, Grillo è rimasto scottato dal fatto che Renzi ha saputo giocare al riguardo d’anticipo, ovvero l’aver saputo instaurare abilmente un rapporto di collaborazione parlamentare con Berlusconi innanzitutto per neutralizzare l’eventuale tentazione di Grillo e di quest’ultimo di coalizzarsi in funzione antiPD e antiRenzi e poi non già, come troppe volte erroneamente si è detto e si continua a dire, “per riportare in vita un morto” ma per accantonarlo definitivamente rosicchiando peraltro una certa quantità di voti alla platea di vecchi sostenitori o estimatori del politico di Arcore.

A giudicare dai dati statistici, l’operazione di Renzi almeno in parte sembrerebbe al momento essere riuscita, pur restando suscettibile di ottenere riscontri ancora più ampi nel medio e lungo periodo. Se Forza Italia più il Nuovo Centro Destra di Alfano realizzano oggi circa il 19-20% dei consensi, questo significa che dal vecchio e non ancora frantumato polo berlusconiano di destra, che solo alcuni anni or sono si aggirava attorno al 30% dei consensi, manca oggi un 10% circa di voti che sono probabilmente trasmigrati verso la formazione politica renziana.

In questo senso, l’alleanza politica ma non governativa, peraltro sempre molto traballante, di Renzi con Berlusconi, è di natura tattica, non strategica. Quali che siano le “promesse” intercorse tra i due al momento di sottoscrivere il mitico “Patto del Nazareno”, la loro portata non sembra essere tale da impedire a Renzi di perseguire i suoi scopi politici, che sono principalmente di profonda trasformazione delle strutture istituzionali ed economiche del Paese, indipendentemente dagli errori che strada facendo potrebbe commettere nel perseguimento di questo ambizioso disegno, e conseguentemente di lavorare a sinistra e per la sinistra ad una progressiva egemonizzazione della società civile.

Se tutto questo dovesse risultare vero, Renzi avrebbe attuato un vero capolavoro politico, molto simile a quello che Berlinguer avrebbe voluto realizzare con la Democrazia Cristiana senza riuscirci, anche se sotto l’egida di una diversa appartenenza politico-culturale (non più comunista, ma riformista cattolica): allearsi provvisoriamente con la destra affaristica e populistica non già per governare insieme ad essa ma, per meglio neutralizzarne resistenze e spirito di rivincita, e in sostanza per screditarla e liquidarla definitivamente come forza politica di governo.

Ecco perché oggi Grillo, ben più consapevole delle doti tattico-strategiche di Renzi, si vede la strada sbarrata e, anche temendo di perdere ulteriori consensi nei prossimi anni, invia messaggi subliminali a Berlusconi che sembra in vero captarli, se è vero come è vero che proprio ieri quest’ultimo ha fatto una delle sue solite sparate sulla mancanza di democrazia in Italia, sulla presenza di un parlamento e di un governo illegittimi, sulla necessità di contrastare in modo radicale i provvedimenti economici che il governo Renzi ha varato o vorrebbe varare.

Ora, è opportuno segnalare che la differenza sostanziale tra questi tre leader è la seguente: che sia per cultura sia per ambizioni Renzi è di gran lunga superiore agli altri due. Per cultura, perché egli si ispira agli ideali sociali del popolarismo democratico cattolico, pur se aggiornato e corretto alla luce dell’attuale contesto politico ed economico-finanziario, e per ambizioni, perché mentre l’istrione milanese e l’istrione genovese puntano a conquistare il potere in funzione di precisi interessi personali e di propri gruppi sociali ed economici di riferimento, il giocoso ma capace e determinato leader fiorentino punta ad esercitare il potere solo nei limiti in cui esso gli venga concesso e confermato da opere importanti e significative che, sia pure non esenti da limiti ed errori, rimettano in moto l’economia del Paese e determinino un reale miglioramento delle condizioni materiali e morali di vita del popolo italiano.

Per non dire che un’Italia governata da due disperati come Berlusconi e Grillo conoscerebbe nuove stagioni di odio e di violenta contrapposizioni sociali ed istituzionali, mentre l’Italia governata da Renzi sembra ancora capace di garantire una stagione di sia pur relativa pace sociale e di mutamenti virtualmente positivi e sempre suscettibili di essere modificati nell’interesse delle giovani generazioni. Siamo ingenui? Tutto è possibile, ma questo al momento è l’analisi che i dati reali ci inducono a proporre.

Lascia un commento