Il partito cattolico che non verrà

I cattolici italiani non formano certo un cuor solo e un’anima sola, come vorrebbe il Signore, e anzi sono manifestamente divisi sulla verità, sul messaggio di Gesù, a causa della propensione di molti di essi a subire l’influenza di false dottrine. Perché questo accada non è difficile da capire: semplicemente perché ci si lascia sedurre da verità che non sono di Cristo, anche se ci si ostina, da un punto di vista psicologico, a professarsi cristiani e cattolici.images

Nella famiglia cattolica, si verificano smottamenti spirituali sempre più preoccupanti: «se un parroco, in un ritiro del clero», ha osservato con sicura cognizione di causa monsignor Nicola Bux, «afferma che bisogna smetterla con la verità oggettiva, perché è venuto il tempo di chinarsi sulle soggettività, e il vescovo, presente, tace: un problema c’è; se una ragazza, lusingata dalle avances di un uomo coniugato, si sente, in confessione, rimproverare dal sacerdote, perché, a suo dire, avrebbe dovuto cogliere l’occasione, in quanto non è peccato, allora qualcosa è successo» (Se a dominare è un pensiero non cattolico, in “La Nuova Bussola Quotidiana” del 22 febbraio 2015).

Ci si chiede allora che senso abbia perseguire l’unità con i cristiani ortodossi e cristiani di altre “Chiese sorelle” dal momento che i cattolici sono tra loro cosí divisi. Ci si chiede che senso possa avere anche quel tanto pubblicizzato dialogo interreligioso, visto che tra i cattolici il dialogo appare sempre più difficile e comunque infruttuoso. Ci si chiede se sia ancora imagespossibile dar luogo in Italia ad una forza politica unitaria che sia capace di rappresentare degnamente e coerentemente la fede in Cristo e nella sua Chiesa anche, per l’appunto, sul piano politico-istituzionale, dal momento che su esso si prendono decisioni che investono temi e aspetti particolarmente delicati della vita individuale e collettiva. In un’epoca di pluralismo imperante, la fede cattolica tende a perdere vistosamente la sua specificità, la sua caratteristica funzione di opposizione al male del mondo attraverso una lucida consapevolezza evangelica di cosa sia bene e male, lecito ed illecito, giusto e iniquo, conveniente o inopportuno.

Quale politica realmente innovativa ed utile alla nostra comunità nazionale potrebbero oggi proporre i cattolici dal momento che essi preferiscono affidarsi a forze politiche in cui non trova di certo diritto di cittadinanza un’ispirazione religiosa cattolica se non a sprazzi e il più delle volte per motivi puramente strumentali? Si continua a ripetere che un partito cattolico ormai sarebbe del tutto anacronistico e quindi non riproponibile, ma la verità è che i cattolici disposti a soffrire con, in e per Cristo anche sul piano politico, sono cosí pochi da rendere praticamente impossibile la speranza, almeno per l’immediato, di vedere un “piccolo resto” al lavoro e, tanto meno, di assistere alla nascita e al rapido consolidamento di un soggetto politico espressamente cattolico.

La rocciosa verità cattolica del vangelo, della tradizione, del bimillenario magistero della Chiesa, viene sempre più frequentemente attaccata, inquinata, contaminata e oscurata, dalla proliferazione di un ingente numero di presunte ma false verità di un mondo definito postideologico e postmoderno ma in realtà, molto più semplicemente, non più imagespostcristiano ma decisamente anticristiano. La nostra epoca è un’epoca di presunti diritti: al divorzio, all’aborto, all’eutanasia, al matrimonio omosessuale, alla maternità surrogata, alle forme più irrazionali e sconvenienti di divertimento e abbigliamento, ma al tempo stesso a modi variegati ed eterogenei di celebrare l’eucaristia e di parteciparvi, di accostarsi al sacramento della confessione o riconciliazione, di intendere la stessa funzione sacerdotale e il rapporto tra presbitero e fedele laico.

Si tratta, in vero, non già di conquiste di civiltà ma di vere e proprie falsità di questo tempo funzionali all’abbrutimento dei costumi sociali e allo scadimento della vita spirituale del popolo e dei singoli individui-cittadini; falsità cui non bisognerebbe assuefarsi ma contro cui invece bisognerebbe cristianamente testimoniare senza ritenerle, anche o proprio in senso politico, irreversibili. Ma quanti cattolici oggi sarebbero disposti a lottare strenuamente in parlamento, oltre che in ogni altro ambito della vita, contro tali falsità per ripristinare, nei limiti del possibile, un ordine legislativo più prossimo ai valori evangelici?

Si dirà: ma questo è un progetto confessionale e marcatamente reazionario, sia sotto l’aspetto religioso sia sotto l’aspetto politico! Giudizio che probabilmente non si potrebbe rendere meno severo se si provasse a ricordare che anche la logica dominante della produttività e della crescita a tutti i costi, unitamente ad una pressione fiscale alla lunga sempre più oppressiva soprattutto per i meno abbienti, non è compatibile con una concezione cristiana della vita e del lavoro; che anche la supina e acritica accettazione di questa Unione Europea non rispecchia affatto uno spirito evangelico; che anche l’appello spesso più accorato che meditato all’accoglienza, certo doverosa, degli immigrati, non è di sicura origine evangelica se non a condizione che si sia in grado di organizzarla e regolamentarla quanto meno in prospettiva in termini di sanità, sicurezza e lavoro (per esempio affidando agli immigrati molti servizi civili di una nazione con una retribuzione almeno sufficiente ad assicurare loro una decorosa sussistenza); che anche il culto indiscriminato di una proprietà privata assolutamente inviolabile non ha un fondamento evangelico, essendo evangelicamente molto più giustificato il ricorso ad una “comunione dei beni” materiali e spirituali, da reinventare senza dubbio rispetto alle forme in cui poteva essere attuata nei primi secoli della storia della Chiesa e da praticare pur sempre nel rispetto delle capacità e delle necessità di ciascuno e di tutti.images

In questo modo, forse, il progetto potrà apparire non solo confessionale e reazionario, ma persino irrealistico e astrattamente utopistico! Questo però sarebbe già un serio progetto politico di massima per un partito cattolico non fittizio. Ma cosa c’entra una critica cosí sferzante con la fede dei cattolici che, in fin dei conti, viene puntualmente ribadita con la recita comunitaria del Simbolo di fede che è il Credo? Non è sufficiente questo pubblico attestato di fede per dimostrare di volersi opporre a qualunque altra dottrina o verità erronea? Purtroppo, non è sufficiente, non solo perché esistono forme inconsce di ipocrisia collettiva di cui generalmente non ci si avvede, ma anche e soprattutto perché, come già diceva sant’Ireneo, «tutti professano le stesse verità, ma non vi credono allo stesso modo», e non vi credono allo stesso modo semplicemente perché non tutti percepiscono correttamente Cristo e la sua opera di salvezza.

Poiché si crede in Gesù in modo generico e approssimativo, più pensando alle cose terrene che a quelle celesti, è evidente che molti cattolici tendano poi a tradurre in senso bigotto oppure a relativizzare e a prendere sotto gamba il rigoroso avvertimento di san Paolo: «Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio» (1 Cor 6, 9-10). Di qui anche la conseguenza di un notevole depotenziamento etico-spirituale della stessa azione politica.

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