Islam e Cristianesimo alle radici del conflitto

Intervista al prof. Massimo De Leonardis, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
di Gavina Masala

(pubblicato in “In Terris” del 23 febbraio 2016)

download (69)Per scoprire le origini di un fenomeno complesso come quello del jihad bisogna tornare alle origini dell’Islam. Una religione particolare, perché è l’unica che abbia avuto un “fondatore (Maometto ndr), che sia stato un capo militare e abbia condotto i fedeli in battaglia”. Lo spiega a Interris.it il professor Massimo De Leonardis, direttore del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, a margine del Convegno organizzato dalla Pontificia Università Antonianum sulla testimonianza a Dio di Cristiani e Musulmani. Ogni giorno sentiamo parlare di Islam e Cristianesimo, talvolta in termini di contrapposizione, talaltra di dialogo interreligioso, ma spesso non capiamo le radici dell’attuale scenario geopolitico attuale. De Leonardis ci dà un contributo per comprendere, al di là del politicamente corretto, il rapporto tra queste due fedi.

Oggi si pensa spesso al rapporto Cristianesimo-Islam in termini conflittuali; quanto influiscono su questo la figura di Maometto, il Corano e le vicende storiche relative alla costituzione dell’Islam?

Mentre l’Islam, da subito, ha fatto ricorso alla forza per fare proselitismo, il Cristianesimo “si è diffuso nei primi tre secoli grazie al sangue dei martiri, la fede richiede un consenso volontario e non può essere imagesimposta con la forza. La Chiesa non ha utilizzato il potere temporale come braccio per propagare la fede, ma per difendere la società cristiana contro i suoi perturbatori”. San Tommaso d’Aquino precisa che ci sono degli increduli, come i giudei e i pagani, i quali non hanno mai abbracciata la fede. E questi non si devono costringere a credere in nessuna maniera: perché credere è un atto volontario. Tuttavia i fedeli hanno il dovere di costringerli, se ne hanno la facoltà, a non impedire la fede in Cristo. Da qui l’argomento usato da molti sulla presunta violenza del Cristianesimo, storicamente esistita, ma non fondata nei testi sacri né applicata dal suo ‘fondatore’”.

L’Islam è improntato a un forte monofisismo che si presta all’interpretazione in favore della guerra santa, per diffondere il culto di Allah. Pensa che oltre a questo vi siano “rancori storici” dell’Islam rispetto al Cristianesimo e viceversa?

“Recentemente il giurista Carlo Cardia ha ricordato un episodio avvenuto durante gli infruttuosi colloqui per la firma di una convenzione tra lo Stato italiano e le comunità islamiche. Un esponente di queste ultime chiese di inserire nella relazione una dichiarazione a favore della restituzione della ex moschea di Granada. Cardia rispose ironicamente: ‘voi rivolete Granada e noi Costantinopoli’ e la cosa finì lì. Resta il fatto che non si può mettere tutto sullo stesso piano. L’espansione armata prima araba e poi turca conquistò tutta l’Africa Settentrionale, il Medio Oriente, la Spagna, la Sicilia e i Balcani. Le Crociate furono un tentativo di riconquista ed il colonialismo europeo dei secoli XIX e XX, fu dovuto a motivazioni non religiose. I francesi, ad esempio, seguivano il principio ‘il Vangelo ai coloni, il Corano agli indigeni’. Condivido pienamente quanto ha scritto recentemente Ernesto Galli della Loggia: ‘In conclusione non sembra proprio, se i fatti contano qualcosa, che gli occidentali e l’Europa abbiano qualcosa da farsi perdonare dal mondo islamico’”.

L’enciclica Pacem in terris, la prima di un papa rivolta a tutti gli uomini di buona volontà, afferma che la pace tra i popoli si fonda su verità, giustizia, amore e libertà. E’ questa una possibile chiave di lettura per cambiare la storia di conflittualità tra cristiani e musulmani?

“Il Magistero costante della Chiesa non ha mai predicato la pace a qualunque prezzo. Recentemente Joseph Ratzinger ha richiamato tale dottrina. ‘La pace e il diritto, la pace e la giustizia sono inseparabilmente interconnessi. Quando il diritto è distrutto, quando l’ingiustizia prende il potere, la pace è sempre minacciata ed è già, almeno in parte, compromessa. Certamente la difesa del diritto può e deve, in alcune circostanze, far ricorso a una forza commisurata. Un pacifismo assoluto, che neghi al diritto l’uso di qualunque mezzo coercitivo, si risolverebbe in una capitolazione davanti all’iniquità, ne sanzionerebbe la presa del potere e abbandonerebbe il mondo al diktat della violenza’. Un ‘dialogo’ sul tema della pace tra Cattolicesimo e Islam può certamente ricercarsi sulla base del principio che non bisogna uccidere in nome di Dio, ma andare oltre su un piano teologico mi pare arduo. ‘Se la pace è un dono del cielo, una grazia’, l’utilità di preghiere per la pace che accomunano rappresentanti di diverse religioni può forse essere politica o diplomatica, ma non certo avere un valore soprannaturale”.

E’ possibile e vale la pena riscoprire elementi comuni tra Cristianesimo e Islam nell’attuale mondo secolarizzato?

“In effetti, abbiamo una situazione con alcuni elementi contraddittori. Nei Paesi musulmani i cristiani sono soggetti a vari gradi di persecuzione o emarginazione, tanto da essere costretti a espatriare. Allo stesso tempo il Cattolicesimo e l’Ortodossia condividono con l’Islam la difesa di alcuni fondamenti del diritto naturale e l’opposizione ad alcune degenerazioni come appunto i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso. Tuttavia l’Islam ammette le pratiche anticoncezionali, ad esempio attivamente promosse in Iran, e la distruzione degli embrioni in soprannumero a fini di ricerca sulle cellule staminali, mentre la condanna dell’aborto non è per nulla totale. Ritengo quindi che in alcune sedi internazionali dove si manifesta virulento il pensiero laicista possano verificarsi convergenze tattiche tra Santa Sede e Paesi islamici in opposizione ad esso, il resto è tutto da costruire”.

Gavina Masala

Lascia un commento