“Uomini nuovi” per un futuro diverso

download (62)Ogni possibilità di progresso reale del mondo globale in cui viviamo presuppone sempre più chiaramente una nuova idea di classe dirigente, un’idea per cui le classi dirigenti di domani vengano formandosi non solo, come è avvenuto negli ultimi decenni, in termini di competenze tecniche e specialistiche, di Know How ovvero di “saper fare”, ma principalmente in termini di saper stabilire il “perché” e “il senso” di ogni azione e decisione intraprese e di ogni risultato perseguito o programmato (know why). Questo era il concetto preliminare di una importante indagine svolta e pubblicata qualche anno (2012) fa da AISES, la ben nota Accademia Internazionale per lo Sviluppo Sociale ed Economico, che poneva saggiamente la possibilità di poter disporre di un nuovo e più efficace modello di sviluppo economico e sociale in relazione con la capacità del genere umano di sapersi rinnovare culturalmente in profondità e con la sua capacità di orientare in modo sensato e responsabile le proprie scelte per il presente e per il futuro.

In particolare, l’AISES sottolineava che oggetto e soggetto dell’intero mondo economico doveva tornare ad essere la persona essendo del tutto evidente che la funzione dell’economia, del denaro, della produttività e degli investimenti, della competitività e degli stessi bilanci finanziari privati e pubblici, del consumo e del risparmio, dovesse essere una funzione di servizio a favore degli uomini e di tutti gli uomini e non una funzione di dominio e di oppressione nei confronti di una gran parte di essi. L’economia è solo un mezzo, non uno scopo della vita sociale: a seconda del modo in cui viene usato questo mezzo, avremo risultati diversi.

La finanza pubblica e privata in sé considerata non ha alcun valore etico, ma è uno strumento del tutto indifferente alle finalità etiche che solo l’uomo, in senso responsabile o irresponsabile, può decidere di assegnare ai vari ambiti della vita associata. Perciò, non esistono regole economiche, modelli teorici e strumenti applicativi, pratiche o strategie di investimento e di governance bancaria o imprenditoriale, assolutamente ineccepibili e infallibili: anche in questo caso, tutto può essere utile, ma niente è risolutivo. Dipende appunto dalle scelte che si intende fare: se in direzione di un sistema finanziario e di uno sviluppo fini a se stessi che non tengano conto delle esigenze primarie di ogni popolo e di ogni cittadino oppure di uno sviluppo e di una finanza, come si usa dire, “sostenibili” e concepiti realmente e realisticamente, non certo retoricamente come troppo spesso avviene, in funzione del bene comune.images

La crisi, per molti aspetti ancora insuperata, di questo quindicennio del secolo XXI, non potrà mai essere rimossa sino a quando gli interessi economico-finanziari resteranno prioritari rispetto a interessi politici e sociali generali e non particolaristici, sino a quando nel nome dei primi si verranno in realtà mortificando e calpestando i secondi. Allo stesso modo, la crisi non potrà essere significativamente rimossa sino a quando nelle arene politiche e governative degli Stati occidentali non emergeranno “uomini nuovi”, spiriti pensanti, intraprendenti e coraggiosi, capaci di tendere quanto meno ad un riorientamento sostanziale, anche se non ingenuo ma accorto e graduale, di princípi politici, criteri economici, processi finanziari e manageriali,  fin qui generalmente ispirati da visioni politiche generali miopi o anguste e soprattutto appiattiti su precise, esplicite e indebite istanze “espropriatrici” delle più potenti oligarchie finanziarie del mondo.

Ora, se le classi dirigenti mondiali, di comune accordo, continueranno a non far nulla per invertire i rapporti di forza tra sovranità politiche nazionali e potere coattivo degli odierni imperi internazionali, la crisi potrà cambiare forma ma peserà pur sempre come un macigno su molte generazioni a venire. Non sarà sufficiente proporre e attuare riforme dei sistemi finanziari se non sarà normativamente adottato il principio per cui ogni nuova pratica o procedura economico-finanziaria, pubblica e privata, dovrà non solo essere tenuta giuridicamente al perseguimento del bene comune ma dovrà anche e soprattutto essere seguita, controllata, verificata puntualmente dall’inizio alla fine per essere assolutamente certi che i fini sociali o comunitari in linea di principio dichiarati e perseguiti vengano realmente conseguiti nei fatti, indipendentemente da variabili storico-economiche sempre incombenti nella storia degli uomini.

Per quanto possa risultare difficile a livello globale non solo la statuizione di regole condivise e attuate o da attuare in modo coerente nelle diverse giurisdizioni statuali, sarebbe assolutamente necessario che almeno qualche nuovo capo di governo, mosso da inedite motivazioni etiche e spirituali, tentasse di aprire innovativi orizzonti di politica economica e sociale e di contagiare beneficamente altri premiers internazionali. In definitiva, per noi cristiani, ben lieti di condividere l’avvertenza marxiana secondo cui la storia condiziona il fare degli uomini non meno di quanto il fare e la volontà degli uomini possano condizionare la storia, dove c’è competenza accertata e genuina passione etico-civile per il destino delle fasce più deboli e meno protette della popolazione, esiste sempre una concreta speranza di cambiamento e di vero progresso economico e civile, speranza tanto più forte ove quella competenza e quella passione, nonostante inevitabili limiti ed errori, sia accompagnata da una sincera fede in Dio.images

Noi, che da tempo seguiamo con interesse e apprezzamento gli atti e i provvedimenti nazionali ed internazionali del governo Renzi, confidiamo che proprio il giovane leader fiorentino possa aver inaugurato, sia pure tra tante difficoltà ed incomprensioni solo parzialmente giustificate, quella stagione di “uomini nuovi” di cui tanto bisogno ha l’umanità contemporanea.

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