L’Italia non si salva nel sistema monetario europeo

di Filippo Romolo Tancredi

Perché il ritorno alla nostra vecchia e cara lira non potrebbe essere il male minore in questo momento storico rispetto al sicuro disastro economico cui almeno l’Italia è condannata se continua a rimanere nell’unione monetaria europea? E’ evidente che, in caso di uscita dall’euro, specie se non concordata con gli altri partners europei, il nostro Paese subirebbe qualche contraccolpo negativo, che in questo stesso sito altri non hanno mancato di segnalare, ma fermo restando che con una manovra accorta e preparata per tempo potremmo anche neutralizzare in una certa misura possibili effetti deleteri, non è forse ormai intuitivo il vedere che i troppi vincoli europei non potranno che strozzare implacabilmente e definitivamente la nostra già dissestata economia? Se noi continuiamo a pagare interessi superstellari sul debito pubblico, ad ossequiare insostenibili patti di bilancio europeo che comportano troppo severi bilanci dello Stato, a favorire il lavoro privato a tutti i livelli in un contesto sociale in cui i servizi e gli investimenti pubblici sono davvero poca cosa e incapaci di stimolare in termini realmente competitivi il privato a far molto meglio di quel che fa, a scoraggiare il consumo e quindi la produzione stessa, in che modo mai potremmo pensare e sperare ragionevolmente di venire a capo di una situazione che sembra incancrenirsi sempre di più e non avere mai fine, nonostante l’energica e reiterata richiesta renziana ai vertici europei di necessario e urgente cambiamento della complessiva linea politica della UE?salvezza-italia-euro-lira-sovranità-monetaria-680x365

Se la globalizzazione, in particolare quella che consente il trasferimento sempre più libero e spregiudicato di capitali in ogni parte del mondo e d’Europa, nonché la facoltà di abbattere a proprio piacimento il costo del lavoro, o la limitazione del tutto arbitraria e artificiosa di limitare le produzioni locali o rionali di merci e beni alimentari, ci sta danneggiando vistosamente al di là di ogni ragionevole dubbio, magari con la prospettiva di veder peggiorare ulteriormente le cose con la sottoscrizione di nuovi e ambigui Trattati commerciali ed economici e finanziari con gli Stati Uniti d’America, si può forse pretendere di avallarla ed accettarla come l’unica soluzione possibile di qui all’eternità? Uno che rispondesse in senso affermativo, non dovrebbe o non deve essere internato per evidente disabilità mentale?

Capisco che gli Stati devono onorare i loro impegni e i loro debiti e che non è pensabile che, ad ogni difficoltà, ognuno possa violare le regole comuni per fare i propri comodi. Ma qui il problema è troppo macroscopico per poter essere ridotto ad un semplice accidente storico-economico che potrà essere certamente risolto e superato nel persistente quadro di un mondialismo e un europeismo ben ancorati ad un internazionalismo finanziario cui non corrisponde affatto, né simmetricamente né asimmetricamente, una internazionalizzazione del benessere economico e sociale ma al contrario una internazionalizzazione della miseria e dello sfruttamento del lavoro.ar_image_2806_l-400x366

Se tutto quello che Renzi sta facendo in Italia e in Europa, non dovesse essere solo la prima fase ma l’unica fase della sua strategia politico-economica, anche le sue iniziative, per quanto intelligenti e coraggiose, saranno ineluttabilmente votate al fallimento. Per l’Italia, uscire dall’euro e dal mercato unico europeo non è più una semplice opzione, più o meno conveniente, ma un’improcrastinabile necessità.

Filippo Romolo Tancredi

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