Legge sull’omofobia: una legge contro il diritto e contro i cattolici

Il disegno di legge Scalfarotto sulla tanto pubblicizzata omofobia è uno di quegli scriteriati tentativi politici che nella storia hggeg-1024x632dell’umanità vengono talvolta compiuti, persino nel nome della libertà e della dignità della persona, per andare incontro ai vizi e alle perversioni di uomini e donne più che per favorire o sostenere le loro virtù e il loro senso di responsabilità.

Se due persone dello stesso sesso si amano perché mai, si chiedono e chiedono provocatoriamente i progressisti nostrani, non possono convivere, sposarsi, adottare figli? Naturalmente la risposta è scritta da sempre nella natura umana, anche se biologi e sostenitori del darwinismo si sganasciano dal ridere ogni volta che sentono un concetto cosí semplice e lineare, e non c’è bisogno di rispondere a quanti, con la complicità di scienziati e medici disonesti, intenderebbero oggi trasformare una malattia e una pratica depravata, e come tali sempre risconosciuti nel corso della storia umana, in un diverso modo di essere normali e di praticare l’amore.

Ora, premesso che ognuno in questo mondo è libero di fare quel che vuole, non si può non presumere che le leggi di uno Stato debbano essere finalizzate al rispetto di ciò che è secondo natura e secondo ragione, non già di ciò che è palesemente innaturale ed eventualmente illecito sotto l’aspetto comportamentale. Se uno pretende che, per legge, siano previste sanzioni a danno di chi ha da ridire nei confronti di un soggetto ubriaco che entra rumorosamente nel ristorante in cui sta pranzando da solo o in compagnia, non c’è dubbio che la sua richiesta debba essere socialmente e politicamente respinta come inaccettabile. Se uno pretende che, per legge, il cane del condomino che abita di fianco a me possa abbaiare ininterrottamente dalla mattina alla sera senza che questo costituisca reato per il suo proprietario, non c’è dubbio che non abbia la più pallida idea di cosa significhi convivenza civile ed esercizio dei propri diritti, e infatti quegli stessi giudici della Cassazione che hanno emanato qualche tempo fa una sentenza assolutoria e garantista nei confronti di proprietari di animali più o meno domestici che diano realmente fastidio al prossimo non possono essere considerati che dotati di scarsa ragionevolezza e di insufficiente capacità di percepire la ratio non già formale ma morale del diritto.

E cosí, a maggior ragione, se mi trovo a discutere su un piano culturale di ebrei, di nazisti, di uomini di colore, di categorie professionali, di prostitute o di omosessuali, uno Stato di diritto non può non garantirmi di esprimere liberamente, anche se erroneamente, le mie idee in generale e nel caso anche nello specifico se ebrei, nazisti e via dicendo mostrino di voler prevaricare concretamente e provocatoriamente sulla mia libertà, sulle mie abitudini e convinzioni, sulla mia fede religiosa e cosí via. Uno Stato democratico di diritto deve invece intervenire in modo sanzionatorio, come di fatto interviene, nei miei confronti se, senza motivo e in maniera completamente deliberata, io rechi offesa per via orale o scritta, o peggio con gesti materiali lesivi dell’altrui integrità fisica e morale,  ad una determinata persona, chiunque essa sia e quale che sia il suo stato umano e civile.manif

Dunque, gli omosessuali, come gli eterosessuali e come chiunque altro, oggi sono già pienamente garantiti dalle leggi esistenti e non si vede proprio il motivo di varare una legge contro l’omofobia. D’altra parte, ognuno ha le sue fobie virtualmente oltraggiose verso il prossimo (abbiamo misantropi, misogini, sessuofobi ecc.), ma se si dovesse prendere penalmente di mira tutte le fobie suscettibili di implicazioni contrarie alla libertà e dignità altrui, si finirebbe per creare uno Stato umanofobico e talmente coercitivo da rendere impossibile la vita civile.

Tutto ciò premesso, la verità è che questa legge sull’omofobia vorrebbe zittire principalmente i cattolici, cui la propria fede fa obbligo e farebbe obbligo in ogni caso di attenersi agli insegnamenti del vangelo e quindi anche di testimoniare la verità di Cristo anche su una legge antiomofobica (in cui però non si chiarisce affatto il significato e i limiti del concetto di omofobia) non solo umanamente, antropologicamente, civilmente e socialmente iniqua ma anche e soprattutto spiritualmente e religiosamente antitetica alla legislazione divina.legge-Mancino_discriminazione_omofobia

Già oggi alcuni giudici italiani, pur in assenza della legge, non hanno ritenuto di comminare sentenze di condanna verso sostenitori dei cosiddetti diritti omosessuali che hanno aggredito verbalmente e incivilmente alcune persone colpevoli ai loro occhi di aver espresso giudizi critici sull’omosessualità e principalmente su pratiche omosessuali esibite in pubblico! Per non dire che in Paesi ove già esiste la norma accadono cose veramente inverosimili che persino i più accesi paladini della libertà sessuale dei secoli precedenti non sarebbero riusciti ad immaginare: in New Mexico, il 22 agosto 2013, un tribunale ha condannato una nota fotografa perché si era rifiutata di effettuare un servizio per un matrimonio tra omosessuali, declamando le proprie ragioni di coscienza; in Canada, invece, il 27 febbraio 2013 i giudici hanno addirittura ritenuto discriminatoria l’espressione sodomiti e cosí pure un brano del Vangelo di Matteo: «Chiunque scandalizzerà uno solo di questi piccoli…», perché era in contestazione la divulgazione a livello scolastico dell’ideologia gender.

Ora, come giustamente hanno denunciato i “giuristi per la vita”, «prevedere una protezione specifica, basata unicamente sull’orientamento sessuale, significherebbe attribuire una speciale connotazione all’omosessualità ed al transessualismo, che assurgerebbero al rango di veri e propri valori degni di una tutela privilegiata rispetto alla stessa eterosessualità. Inoltre i concetti di omofobia e di transfobia sono dei neologismi dal significato ambiguo e discordante dall’origine etimologica dei termini, cosicché casi analoghi verrebbero inevitabilmente giudicati in modo diverso secondo le interpretazioni e diverse sensibilità degli organi giudicanti, con buona pace dei concetti di tassatività della norma penale e di certezza del diritto. È poi imbarazzante il silenzio di molta stampa e dei media in genere, che omettono di informare come, in base a tali norme, sarà perseguibile penalmente – vale a dire con il carcere – l’autore di ogni pubblica affermazione idonea a discriminare (leggi criticare, commentare) persone e comportamenti omosessuali o transessuali» (F. Martini, G. Fanti, G. P. Babini, Legge sull’omofobia potrebbe zittire i cattolici, in “Il Nuovo Diario Messaggero” del 13 settembre 2013).

Un’opinione, quale che essa sia, sino a che è solo un’opinione e non si traduce in atti concreti volti a procurare danno fisico o morale alle persone che ne sono oggetto, non può costituire reato. E’ pur vero che il diritto italiano contempla ancora, in modo francamente anacronistico, determinati reati di opinione ma, come un indirizzo largamente maggioritario di cittadini e politici ha sempre riconosciuto, il problema politico semmai sarebbe quello di abolirli e non di aggiungerne o introdurne di nuovi.

Un principio liberale è che nella giurisprudenza non si debbano introdurre germi ideologici come sarebbe appunto quello relativo al  reato di opinione previsto da questa legge, che ridurrebbe peraltro la libertà personale d’opinione nonché la sfera della democrazia e del diritto. Per un liberale o un sincero democratico persino le peggiori idee vanno combattute non già a colpi di galera ma con le opinioni: in caso contrario, si sarebbe già nell’anticamera della dittatura. E’ del tutto evidente che non è possibile pensare di tutelare penalmente gli omosessuali più di quanto il diritto penale consenta di tutelare altre categorie di persone (come, per esempio, gli anziani, i disabili, i malati, i credenti in Cristo o i cosiddetti barboni): una cosa del genere recherebbe un vulnus terrificante all’universalità delle norme e al principio dell’uguaglianza giuridica di tutti i cittadini, nessuno escluso.

Persino un magistrato laico come Pino Morandini attaccava la proposta di legge sull’omofobia, su un piano squisitamente filosofico-culturale, già il 26 luglio del 2013 sulle colonne di “Libero”: se il Parlamento approvasse la legge sull’omofobia che fine farebbero nelle scuole e nelle università, nel dibattito culturale ed etico filosofico, non pensatori cristiano-cattolici ma pensatori di ben altra formazione quali Platone, Seneca o Kant? Platone, che relegava “l’omosessualità maschile e femminile” fra le “perversioni che sono responsabili di incalcolabili sciagure, non solo per la vita privata dei singoli, ma anche per l’intera società” (Leggi, 836, B)»; Seneca che elogiava l’amore sponsale in contrapposizione ad altre unioni ritenute “contro natura” (Epistulae ad Lucillium, 116, 5; 123, 15); Kant, fortemente polemico verso l’omosessualità nella sua Metafisica dei costumi? Saranno forse banditi per sempre dalla storia della cultura e della civiltà e che ne sarà dei loro seguaci o dei loro estimatori o più semplicemente di tanta gente desiderosa di apprendere e di confrontarsi con i classici del passato o della modernità? Rischieranno forse la reclusione sino a 4 anni o a 6 anni se responsabile di un’organizzazione o di un’associazione culturale? Omosessuali e transessuali sono già “titolari di tutti i diritti che spettano alla persona”, sottolineava Morandini: perché dunque introdurre per loro “una tutela inutilmente rafforzata”? E un giornalista de “Il Foglio” come Giulio Meotti, il 26 luglio del 2013, ha definito sul suo blog “schifosa” questa legge, anche perché opporsi ad essa «non è bigotteria, ma buon senso laico, gioia di vivere, allegria. Contro i cupi cultori di una società mortificata».

L’on. Scalfarotto ha cercato di spiegare che la legge colpisce chi fa propaganda (e non chi diffonde) di idee fondate sull’odio o chi fa opera di istigazione e non di mero incitamento alla discriminazione. Già, ma si può affidare a un giudice, un uomo o una donna come tanti altri, la facoltà soggettiva di distinguere tra propaganda e diffusione, tra istigazione e incitamento? Questa legge è manifestamente ipocrita e persecutoria, perché è diretta principalmente contro i cattolici e la loro fede, che tuttavia, se coerenti, sapranno affrontare anche il carcere per amore della verità e di Cristo Signore.

Giovanni Paolo II disse una volta: “Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana è minacciata!”. Ed ecco che uno degli effetti più visibili di questa esortazione è costituito in questi giorni dalle SIP, ovvero dalle Sentinelle in piedi, non un movimento o un’associazione e tanto meno una propaggine di qualche schieramento politico, ma un movimento spontaneo di persone di tutte le età e di tutte le professioni, composto prevalentemente da ragazzi e ragazze, che da qualche tempo stanno organizzando veglie di un’ora in molte delle maggiori città italiane (tra cui Roma, Torino, Napoli), sui sagrati delle chiese o sulle piazze, per manifestare coraggiosamente, esponendosi agli insulti e agli sputi di passanti faziosi e facinorosi, la loro opposizione a questa oltraggiosa legge sull’omofobia e la loro ferma volontà di difendere la famiglia nella sua accezione naturale, il diritto di un bambino di avere un padre e una madre e la libertà di poter esprimere questo credo senza limiti legislativi.

Purtroppo, il fenomeno non è presente dappertutto e in diverse città italiane, tra cui la città di Cosenza, che è la mia città di residenza, non si è visto e non si vede nulla di tutto questo, anche perché sembrerebbe che, dietro queste manifestazioni di fede e di coraggio civile, non ci sia affatto l’incoraggiamento o l’esplicita approvazione di molti vescovi italiani, forse impegnati come al solito in “cose più importanti”.

D’altra parte, è ben noto che a Roma è in corso il Sinodo sulla famiglia e su temi sensibili che gravitano attorno al concetto e al valore del matrimonio e dell’unione affettiva e sessuale. Sembra che sinora i porporati abbiano ben ribadito il valore universale della famiglia e del matrimonio tradizionali pur concedendo aperture di tono più che di sostanza alla questione dei divorziati risposati e delle coppie in difficoltà, anche se il cardinale Reinhard Marx, in qualità di presidente della Conferenza episcopale tedesca ha annunciato l’adesione di quest’ultima alla proposta del cardinale Walter Kasper secondo cui la Chiesa potrebbe ammettere, a determinate condizioni, i divorziati risposati all’eucaristia.

Quanto agli omosessuali, parrebbe che la tendenza prevalente sia quella per cui la Chiesa debba rinnovare continuamente la sua capacità di accettare, accogliere ed amare i suoi figli e le sue figlie affetti da omosessualità non già mostrandosi indulgente verso pratiche peccaminose che possano derivare dalla loro condizione ma sostenendoli sempre e comunque nel corso della loro vita e, soprattutto, in funzione del loro eventuale sincero desiderio di appartenere alla Chiesa e al Regno di Dio.

L’importante è che la Chiesa non cada nell’errore di confondere la carità con la cosiddetta carità pelosa, ovvero con una forma di carità umanitaria o pseudoumanitaria che, anziché favorire la maggiore felicità possibile delle persone interessate e della comunità sociale considerata nell’insieme delle sue problematiche e delle sue istanze giuridiche, morali e spirituali, finisca per produrre solo guasti insanabili per i singoli e la collettività.famiglia

Ecco perché oggi, in un Paese in cui molte delle maggiori forze politiche si schierano a favore di una legge infame, i veri cattolici devono partecipare fisicamente, se possibile, e spiritualmente alle veglie organizzate in opposizione alla legge Scalfarotto da tanti giovani cattolici, che sono la principale speranza della Chiesa e della società italiana. Ne prenda nota Renzi e si comporti da sincero seguace di Cristo qual egli dice di voler essere, anche se saranno molti i cattolici disposti a farsi condannare dai tribunali italiani qualora questa legge ignominiosa dovesse essere approvata dal Parlamento!

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