Martin Lutero politico

downloadSi parla generalmente di Lutero come di un riformatore, ma in realtà egli ha semplicemente provocato la violenta rottura dell’unità religiosa europea, dopo che già nell’XI secolo si era venuta determinando la rottura dell’unità religiosa tra Occidente ed Oriente. Non fu un riformatore perché il suo scopo non era quello di purificare il cristianesimo e la Chiesa dalle tante incrostazioni secolari di potere e di ricchezza che avevano deturpato il volto di ambedue, ma quello, molto più “politico” e molto meno spirituale di quel che si è soliti pensare, di abbattere l’autorità e la centralità del papa e della Chiesa (Cfr. Angela Pellicciari, Martin Lutero, Cantagalli 2012).

Lutero, in effetti, non si sarebbe mai preoccupato seriamente di confutare la dottrina cattolica in senso rigorosamente teologico attraverso un esame o una rivisitazione critica dei vangeli, della tradizione e dei tanti testi magisteriali emanati nei secoli, in accordo col sensus fidelium, dai pontefici e dalla comunità sacerdotale cattolica considerata nel suo insieme, dal momento che egli venne elaborando una concezione della fede prescindendo totalmente dalle convinzioni cattoliche e dallo stesso retroterra storico-dottrinario da cui esse erano venute originandosi e consolidandosi nel tempo. Egli si limitò a dire: leggete direttamente e personalmente le Scritture, senza mediazioni ecclesiali ed ecclesiastiche di sorta, e potrete instaurare con Cristo un rapporto privato e diretto.

Se l’individuo, la sua coscienza, tornano ad essere unici ed esclusivi padroni di tutto ciò che riguarda la fede, egli non potrà essere più assillato dal timore di infrangere tutta quella massa di divieti e di norme che le gerarchie ecclesiastiche non hanno ricavato dai Sacri Libri ma sono venute inventando per il proprio tornaconto e quindi anche al fine di controllare la libertà individuale e dominare o influire sulla coscienza di ogni credente.

Questo fu il ragionamento politico di Lutero, allorché egli affisse le celebri 95 tesi sulle porte della cattedrale di Wittenberg: cercare di delegittimare tutto l’apparato teologico-normativo, catechistico-sacramentale e disciplinare, per erodere l’immenso potere politico, o meglio l’immenso potere di contrattazione politica acquisito ed esercitato dalle alte gerarchie ecclesiastiche nei confronti di imperi, monarchie ed istituzioni politiche e culturali del mondo intero. Il tutto innanzitutto a beneficio della Germania e delle sue antiche e sempre più avvertite istanze di emancipazione politica ed economica dal potere pontificio e romano.

downloadNon è un caso che egli non si rivolgesse a tutto il popolo tedesco ma “alla nobiltà cristiana della nazione tedesca”. Nel famoso “Appello” del 1520, infatti, egli invitava i principi che lo sostenevano a rompere con il centralismo papale e romano, in modo che la Chiesa tedesca potesse essere controllata direttamente ed esclusivamente da loro. Ma in tal modo, con la nascita di una Chiesa nazionale tedesca, Lutero causava anche il tradizionale mutamento del rapporto tra potere temporale e potere spirituale, giacché se il primo era stato voluto da Dio perché le autorità civili reprimessero e punissero la naturale cattiveria degli uomini in ogni ambito della società, non c’era motivo che questa funzione, insieme ad una più ampia funzione di regolamentazione e di controllo, non dovesse estendersi anche a quel particolare ambito della società stessa che era la sfera religiosa, con tutte le sue prerogative, nomine, incarichi e privilegi. Il rapporto tra il temporale e lo spirituale, da paritario che era, veniva così trasformandosi in un rapporto di dipendenza dello spirituale dal temporale.

9788842819356_0_0_300_80Ha scritto bene mons. Luigi Negri: «lo Stato protestante si impone come guida morale, educativa, economica e culturale», appropriandosi di tutte le dimensioni dell’esistenza, ivi compresa quella religiosa dal momento che la Chiesa veniva ridotta ad una semplice articolazione o funzione della struttura burocratica e amministrativa dello Stato (Controstoria, San Paolo 2000). In questo modo Lutero dava un contributo decisivo alla nascita dei moderni Stati assoluti. Infatti, dopo pochi anni dall’avvenuto scisma del mondo cristiano europeo anche la monarchia inglese, la Scandinavia e infine l’Olanda avrebbero seguito l’esempio dei principi tedeschi e luterani sottraendosi al tradizionale rapporto di ubbidienza nei confronti della Chiesa cattolica. In sostanza, ora la fede del popolo sarebbe stata quella di chi avesse preso o gestito il potere centrale di ogni Stato nazionale: cuius regio, eius et religio.

imagesPerciò, a Lutero bisogna riconoscere un’importanza politica di gran lunga superiore alla sua presunta importanza religiosa. L’aver ridotto la salvezza cristiana a pura fede o predestinazione avrebbe implicato la possibilità umana di fare tutto e il contrario di tutto e di commettere persino i crimini più atroci in ambito politico: tutto quel che l’uomo è o fa, infatti, è sempre un effetto della divina volontà, donde una deresponsabilizzazione etica e spirituale del singolo che ha solo il dovere di credere in Cristo e nella sua divinità. Dove è però evidente che in questo modo di argomentare non resta traccia né del Cristo evangelico da cui sia sempre possibile imparare a vivere né un prossimo da amare concretamente.

downloadProbabilmente aveva ragione Tommaso Campanella a definire il monaco tedesco “il Machiavelli della fede”, nel senso che, come il Machiavelli fiorentino, aveva indicato ai potenti del suo tempo e della sua patria le condizioni e i mezzi di conquista, di consolidamento e mantenimento del potere, anche questo Machiavelli tedesco si era rivolto ai principi tedeschi indicando loro la via maestra, ovvero la rottura con la Chiesa e il cristianesimo ufficiale, per fare della Germania una nazione molto più forte politicamente e molto più rigogliosa economicamente. D’altra parte, già Niccolò Machiavelli aveva insegnato che il bravo principe deve guardare alla religione come ad un “instrumentum regni”, uno strumento di potere da utilizzare sapientemente al fine di un grande e compatto Stato unitario.

La differenza tra il vero Machiavelli e quello tedesco sta però nel fatto che la conquista del potere da parte dei principi tedeschi dovesse essere finalizzata all’instaurazione di uno Stato dispotico e repressivo, mentre la conquista del potere, nell’Italia quattrocentesca frazionata in molteplici staterelli, da parte del “principe” machiavelliano era finalizzata all’avvento o alla costruzione di uno Stato forte ma solo in quanto esso favorisse una transizione verso ordinamenti di tipo repubblicano e virtualmente democratico. Nel caso di Lutero, si ha dunque a che fare con un pensiero politico chiaramente retrivo ed illiberale, mentre nel caso di Niccolò Machiavelli si ha a che fare con un pensiero politico “progressista” secondo cui l’esercizio della forza è funzionale solo all’instaurazione di una società di uomini più liberi e più eguali.

Lascia un commento