Da oggi l’abominio è legge dello Stato

Da oggi le cosiddette Unioni civili sono legge dello Stato. E’ vero che non vi figura più l’adozione di bimbi da parte di coppie omosessuali, ma in realtà questa legge resta pur sempre aberrante non solo in senso cattolico ma in senso più generalmente umano in quanto essa recepisce appieno l’equiparazione tra matrimonio tradizionale e unione tra persone dello stesso sesso, e, soprattutto, introduce nell’etica pubblica una novità devastante e suscettibile di effetti ancora più perversi.

Quando i vizi, le voglie, i desideri più turpi e perversi degli esseri umani vengono non solo giustificati e legittimati su un piano culturale ma addirittura interpretati in termini civili emancipativi e convertiti in legge universale dell’umanità e della statualità di diversi popoli, tra cui da oggi anche quello italiano, si può ritenere già ampiamente in atto quel processo di radicale trasformazione della stessa struttura antropologica del genere umano che si trova profeticamente preannunciato in luoghi non secondari delle sacre Scritture.

Quel che suscita maggiore amarezza è che a tanto si sia giunti non solo per merito di un laicismo tanto agguerrito quanto irrazionale e malefico ma anche per la manifesta complicità se non proprio per l’appoggio diretto proveniente da certa disinvolta intellettualità cattolica che ha finito per sposare una delle cause più lontane dallo spirito evangelico ed avverse ad una idea di civiltà cattolica o di civiltà tout court.

Si pensi emblematicamente alle posizioni espresse già lo scorso anno dal cosiddetto priore laico di Bose, Enzo Bianchi, che non esitò a sostenere le ragioni delle unioni civili tra persone omosessuali e la separazione tra coniugi che non vadano più d’accordo. Meglio il divorzio che una vita d’inferno era il ragionamento di questo genio della spiritualità cristiana, là dove, per quanto riguarda d’altra parte il matrimonio gay, sarebbe molto meglio che la Chiesa tacesse astenendosi dall’interferire nei provvedimenti adottati dallo Stato, quali che essi siano, anche perché in definitiva “Gesù non ha mai parlato dei gay”.

Ora, a parte il fatto che Gesù non parlò di tante altre cose che riteneva assolutamente ovvie e ben radicate nella coscienza comune del popolo ebraico, quello che proprio sembra essere stato travisato da questo teologo cosí lodato dai media è il senso della testimonianza cristiana e, al tempo stesso, il concetto di misericordia evangelica. Per i cattolici che si sforzano di rimanere fedeli ai precetti o comandi di Cristo, oggi l’abominio, più che in altre occasioni, ha acquisito diritto di cittadinanza tra le leggi dello Stato.

Tuttavia, non bisogna perdersi d’animo, pur nel prendere atto che il pur capace e volitivo Matteo Renzi, che nel 2007 partecipava da cattolico al Family Day di Roma, almeno in questo caso non ha fatto valere la sua dichiarata fede cattolica ma una molto equivoca ragion di stato che non mancherà di produrre nel tempo frutti particolarmente avvelenati non solo per la sopravvivenza della democrazia ma anche e soprattutto per la tenuta stessa di un’istituzione sociale cosí basilare ed essenziale quale la famiglia, in vero già ora alla deriva, con annessi valori formativi ed educativi. Quanto al destino politico e umano del presidente del Consiglio in carica e di tanti suoi stolti e prepotenti consiglieri, prima o poi sarà naturalmente quel che essi avranno realmente seminato.

Lascia un commento