De Magistris come Masaniello?

imagesDurante il suo ultimo comizio elettorale per la nomina a sindaco di Napoli, Luigi De Magistris non solo ha tenuto un discorso politico beceramente populistico e propagandistico ma ha reso ben visibile a tutti un delirio di onnipotenza che probabilmente lo accompagna sin dalla sua prima adolescenza e che come oratore di piazza ha per l’appunto rovesciato giorni fa, con espressioni volgari e intimidatorie, assolutamente indegne non solo di “un primo cittadino” ma di un uomo, sul presidente del Consiglio Matteo Renzi che, indipendentemente dai suoi limiti, è ormai diventato bersaglio fisso di polemiche nazionali non solo astiose ma anche sterili e preconcette.

Fino a qualche tempo fa si poteva pensare che, pur non impersonando la figura del magistrato sobrio e rigoroso, fosse tuttavia mosso da grande passione civile nel perseguimento di determinati ideali di giustizia. Ma, poco per volta, sta delineandosi sempre meglio la vera indole di questo personaggio molto rumoroso, a dir poco, e ben poco incisivo anche attualmente nella sua qualità di sindaco nella capitale partenopea.

imagesPoco incisivo perché non è che sotto la sua amministrazione la città abbia fatto registrare progressi rispetto alle precedenti amministrazioni: con lui i mezzi pubblici spesso si bloccano per mancanza di gasolio, l’immondizia continua a dilagare per le strade, la pressione fiscale tende ad aumentare e le cartelle esattoriali sono sempre più salate anche a causa dell’incompetenza e degli errori persino grossolani di calcolo compiuti non di rado dagli enti pubblici che fanno capo al municipio napoletano, la criminalità spadroneggia quasi indisturbata per la città, solo per citare alcuni dei punti più critici della gestione amministrativa di De Magistris.

download (82)Certo, ha ancora parecchia gente dalla sua parte, ma per motivi molto più variegati ed eterogenei di quel che si potrebbe pensare, perché Napoli, anche a prescindere dalla camorra, è sempre stata una città di interessi settoriali alquanto particolaristici, campanilistici, oltre che grettamente antigovernativi, dove il riferimento in tal caso è ai governi statuali centrali della nostra nazione. Alcuni osservano che però De Magistris è dalla parte degli ultimi, dei Centri sociali, dei disoccupati, dei giovani, e non disdegna l’appoggio dei “grillini” (!), ma la realtà è che la sua attività amministrativa non abbia prodotto alcun risultato da questo punto di vista, né avrebbe potuto produrlo con la politica scioccamente isolazionistica perseguita dal capopopolo napoletano nei confronti del governo centrale e renziano.

download (83)De Magistris fa il sindaco per se stesso, non per soldi naturalmente, ma per appagare la sua manìa di grandezza, per alimentare la sua mitomanìa da superuomo, per gratificare il suo innato e infantile bisogno esistenziale di protagonismo. Egli è sostanzialmente un esaltato, che si illude di risolvere i problemi della collettività a colpi di parole, di slogan, di frasi fatte, che sembrano prescindere completamente dalla complessità dei problemi reali. Di conseguenza, non è in grado di percepire realmente i suoi limiti e, da questo punto di vista, anche l’abisso che lo separa da una personalità non perfetta ma di certo molto meglio attrezzata di lui sul piano delle competenze e della progettualità politica.

imagesPeraltro, anche il paragone da taluni proposti tra il Masaniello seicentesco e l’ipereccitato Luigi De Magistris è del tutto improponibile, perché il ribellismo masanelliano, originato dall’esasperazione delle classi meno abbienti contro le gabelle imposte dai funzionari reali in servizio sul territorio napoletano, non era rivolto contro il re di Spagna e quindi contro l’autorità centrale cui faceva capo il regno di Spagna ma contro i suoi sottoposti, ritenuti colpevoli di prevaricare anche rispetto alla reale volontà del re. Tant’è vero che Masaniello avrebbe sollevato le masse popolari napoletane il 7 luglio 1647 al grido di “Viva ‘o Rre ‘e Spagna, mora ‘o malgoverno”. Quella di Masaniello non era una volontà di rottura con il potere centrale ma con i poteri periferici: il Masaniello seicentesco era un uomo più plebeo e ignorante ma, al tempo stesso, più intuitivo e realista di questo presunto Masaniello dell’inizio del terzo millennio.

Masaniello conobbe una brutta fine, voluta non solo da alcuni poteri locali ma da alcuni esponenti di quel popolo e di quella plebe che lo avevano in un primo tempo appoggiato. Qualche giorno fa De Magistris, rivolgendosi al popolo in delirio per lui, ha detto: “Mi difenderete voi dal tentativo dei poteri forti di farmi fuori”.

imagesAttento De Magistris, non è così che i poteri forti potranno essere abbattuti! Anzi, a tendere troppo la corda, essi di solito si abbattono pesantemente su quello stesso popolo in cui ingenuamente si confida nel momento della contestazione ma che è sempre pronto ad abbattere chi lo abbia illuso quando le cose volgano al peggio. Proprio Renzi, checché se ne dica, si sta diligentemente impegnando contro i poteri forti europei che vorrebbero relegare l’Italia nell’angolo delle nazioni che non contano. Non sappiamo come andrà a finire, ma, nel frattempo, De Magistris farebbe bene a collaborare con lui piuttosto che demonizzarlo rabbiosamente trattandolo come un nemico della gente napoletana.

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