Bersani e il governo Renzi

di Stefano Guerin

imagesPier Luigi Bersani è davvero curioso! Quando era lui a dirigere il PD, tutti gli volevano bene (si fa per dire) e tutti lo osannavano (si fa sempre per dire) appunto perché lui era il capo, il segretario del partito, per giunta con una precedente esperienza di governo. Gli volevano bene e lo osannavano, malgrado il suo conclamato immobilismo politico-istituzionale, malgrado l’insignificanza del suo eloquio e il consueto andamento burocratico della vita di partito e, soprattutto, malgrado lo scollamento sempre più accentuato tra i vertici del partito stesso e le masse e cosí accentuato da non consentire al politico emiliano di conseguire una sonora vittoria elettorale, cosí come tutti i sondaggi per molto tempo avevano pronosticato.

E’ davvero curioso che Bersani oggi torni a dire peste e corna del premier Renzi, del suo governo, dei suoi ministri e delle misure politiche sinora da lui poste in atto. Renzi, pur essendo un abile politico, finora ha sbagliato tutto, anche se il suo più grande limite, ha dichiarato Bersani sul “Corriere della Sera”, è stato certamente “quello di aver disertificato il PD…creando con il suo arrivo solo tanti ‘yes man e yes woman’ “. Forse Renzi ha disertificato il PD rispetto all’individualismo pratico e al collettivismo teorico (cioè puramente teorico) da cui anche il PD di Bersani risultava ancora affetto, ma non certo rispetto alle esigenze di tanta gente, quella della cosiddetta “società civile”, da sempre in attesa di un PD più agile, più dinamico, efficiente e capace di smuovere in qualche modo la stagnante economia del Paese, di ammodernare gli apparati amministrativo-burocratici, di conferire al governo nazionale maggiore visibilità e centrale nello scenario della politica europea ed internazionale, di rilanciare il partito in termini di consenso elettorale.

Sono cose che, in qualche modo, potrebbero essere riconosciute tranquillamente al premier in carica, che molti vorrebbero stoltamente e pretestuosamente già dimissionario specialmente dopo la vicenda “Tempa rossa” (che, al contrario, per più di un aspetto, rischierà col tempo di dare maggiore vigore al governo Renzi), anche se poi legittime potrebbero essere alcune critiche alla sua “riforma” della scuola e al modo di affrontare il nodo ormai annoso del precariato giovanile o le gravi problematiche del comparto sanitario. Forse, lo si potrebbe altresí rimproverare di aver dato troppo spazio sul piano legislativo alla questione omosessuale e di non aver ancora pensato a preparare per l’Italia una “strategia d’uscita” quanto più possibile morbida dall’euro e dall’eurocrazia, visto che l’euro continua ad incidere negativamente sulla politica economico-finanziaria dello Stato italiano.

Ma continuare a sostenere che il governo Renzi sia addirittura peggiore dei governi precedenti è solo prodotto di malafede e di un modo molto scorretto di intendere la pur legittima rivalità politica dentro il PD e fuori del PD.images

Si dice sempre che Renzi non è stato eletto. Anche Bersani lo pensa polemicamente. Ma allora perché non si ha il buon senso di verificare la veridicità di quest’affermazione, pazientando ancora due soli anni, sino alle elezioni politiche del 2018? Vedremo allora che cosa succederà al partito del non eletto Renzi, dopo aver già visto, qualche tempo fa, cosa successe al partito dell’eletto Bersani.

Stefano Guerin

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