Migranti, lager e torture

di Luca La Mantia

(pubblicato in “In Terris” il 22 aprile 2015)

2_n-1“Tratteremo gli scafisti come i terroristi”. Una dichiarazione di guerra che arriva da Lady Pesc Federica Mogherini e quindi dall’Europa stessa schierata, dopo l’ultima tragedia del Canale di Sicilia, contro i trafficanti di esseri umani. Perché oltre all’Isis, ad Al Qaeda, alle feroci guerre civili c’è dell’altro a rendere l’Africa e il Medio Oriente gli angoli più bui di questo nostro malato pianeta. L’inchiesta aperta dai pm siciliani ci ha sbattuto in faccia l’aberrazione che si nasconde dietro l’immigrazione clandestina, un giro d’affari pazzesco ordito da bande criminali e senza scrupoli.

images (50)Pochi conoscono il supermarket di vite umane che si snoda tra la regione del Sinai e le pianure africane. Un fiume di persone che finisce nelle mani di efferate organizzazioni criminali. Spesso sono loro ad affidarsi al racket, per scappare da guerra e miseria. Ma in molti casi vengono sequestrati, strappati ai loro villaggi e stipati in carrette a quattro ruote spedite nel deserto riarso. Per permettere loro di tornare a casa o di approdare sulle coste europee gli aguzzini chiedono ingenti somme di denaro, sottoponendoli ad atrocità di ogni tipo. La testimonianza di alcuni sopravvissuti al naufragio di domenica notte parla di frustrate sulle mani e sulla schiena, secchiate di acqua gelata, percosse al volto e allo stomaco. Ma c’è di peggio: a volte le vittime vengono incatenate al buio, in celle sotterranee e caverne fino a quando il riscatto non sia versato.

A mano a mano che il tempo passa o il tragitto verso le coste prosegue il prezzo sale e per ottenerlo i boss del racket costringono i loro martiri a telefonare a parenti, amici, persino a conoscenti, durante le torture. I migranti strillano mentre viene versata sulla loro schiena nuda plastica sciolta, i capelli vengono bruciati con il cherosene e scosse elettriche attraversano il loro corpo bagnato per consentire la massima sofferenza e il minimo rischio di morte.images (52) Quando l’agonia cessa i trafficanti parlano con i familiari e li minacciano “se non paghi possono vendere un rene o una cornea”. Le donne e le ragazze sono spesso sottoposte a stupri di gruppo mentre i più deboli, incapaci di resistere a tanto dolore, sono abbandonati nel deserto, trattati come rifiuti. In alcuni video diffusi in rete in questi giorni si vedono profughi costretti a inginocchiarsi seminudi, obbligati a non guardare negli occhi i moderni schiavisti, che li picchiano con bastoni e spranghe.images (51)

Trattamenti che servono a tenere vivo il racket, rimpinguandolo di altro denaro. I rapitori possono arrivare a chiedere cifre folli per chi si trova in una condizione di povertà assoluta: dai 14 mila ai 60 mila dollari. Agli scafisti, invece, non bastano 500-600 dollari a persona, per imbarcarli sulle carrette dei mari possono arrivare a pretenderne sino a 5 mila. E se non sono in grado di pagare “li costringono a lavorare in modo disumano, li picchiano per alzare il prezzo e non perdere tempo a trattare” ha raccontato un testimone. Nei moderni lager i prigionieri restano fintanto che il denaro non arriva. “Quando siamo partiti – ha ricordato un giovane risparmiato dalle torture – gli altri erano ancora lí”. E solo Dio sa quale fine abbiano fatto. Ma se il costo della navigazione è così elevato, in termini fisici ed economici, perché queste persone non optano per un volo di linea, come qualunque viaggiatore? Semplice: mancano i documenti.images (53)

Finiscono cosí per imbarcarsi su gommoni, catamarani e natanti scassati col pericolo di doversi aggrappare ai cadaveri per sopravvivere a un naufragio, mentre l’acqua si fa strada nei loro polmoni. Il tutto mentre gli aguzzini al di là del Mediterraneo spartiscono la torta della disperazione con quei centri di identificazione ed espulsione gestiti dalle organizzazioni criminali di casa nostra. “Con gli immigrati si fanno molti più soldi che con la droga” è la frase made in Buzzi diventata il simbolo di “Mafia Capitale”. Ma non discolpiamoci: a uccidere e far subire indicibili sofferenze a queste persone è soprattutto la disperazione che annienta il rispetto di se stessi. E se nelle nostre case restiamo in silenzio, non gridiamo per la salvezza di queste persone, o li discriminiamo per le strade, indifferenti a quanto hanno subito, lo schiaffo, stavolta, andrebbe tirato dritto sulle nostre facce.

 Luca La Mantia

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