Questo scritto è dedicato a tutti quegli accademici che non sono mai sfiorati dal dubbio che la loro vita potrebbe essere stata attraversata, forse inutilmente, da impalpabili ma salvifiche presenze angeliche: proprio come accade nel mondo economico dove agisce una mano invisibile, né benefica né malefica, che, spesso all’insaputa dei soggetti che vi operano, viene creando una trama sapiente di verità e insindacabile giustizia, gravide di feconde consolazioni per gli spiriti che avranno cercato di leggerne e intenderne il senso e di amare frustrazioni per gli spiriti che non ne avranno percepito neppure la possibile esistenza.
L’economia è politica, è già politica, è politica in se stessa, in quanto non si dà modo di produzione o sistema economico che non corrisponda ad una precisa scelta politica e non si configuri come prodotto di una adesione programmatica a determinare linee di politica economica1. Non c’è una politica, da una parte, e uno sviluppo economico, dall’altra, e quasi indipendente dalla prima, e di cui la politica debba cogliere punti di forza e punti di debolezza per decidere in che modo sia possibile valorizzare e potenziare i primi ed eliminare o ridurre i secondi, in quanto ogni sistema economico ha, strutturalmente, i suoi vantaggi e i suoi svantaggi, vantaggi cioè che comportano necessariamente degli svantaggi, e svantaggi la cui eliminazione comporterebbe anche quella dei vantaggi. Continua a leggere


L’inarrestabile incivilimento del mondo comporta un graduale allontanamento dalla naturalità della vita, da un modo naturale di vivere. E questo è destinato a complicare enormemente l’esistenza umana, in quanto la crescente separazione dalle leggi naturali della vita non può che comportare verosimilmente, negli esseri umani, una tendenza altrettanto crescente all’«indifferenza», alla «morte delle passioni e delle emozioni», all’«impossibilità di sentire e di immaginare», che «sono solo alcuni degli effetti visibili nel cambiamento di paradigma»
Oggi pomeriggio è stata diramata una nota giornalistica dell’Agensir, 19 giugno 2024, da cui si apprende che il vescovo di Cosenza abbia pronunciato in Cattedrale parole molto critiche nei confronti del popolo di Dio. Infatti, dal comunicato risulta che monsignor Giovanni Checchinato, che i cosentini hanno soprannominato “il vescovo dal sorriso sgargiante”, soprattutto a favore di fotografi e telecamere, abbia testualmente dichiarato: «Oggi la società pretende di avere le sue radici nel cristianesimo e invece privilegia i ricchi, battaglia con i crocifissi in mano ma continua a far morire gente nel Mediterraneo. Sembra che una sorta di torpore stia invadendo le menti e i cuori dei cristiani dell’Occidente cristiano e che la potenza del Vangelo si stia ridimensionando sempre più».