di Angela Iazzolino
E’ vero che, per usare le parole di Matteo Renzi, «noi» dobbiamo avere «un’idea del futuro diversa rispetto agli estremisti e ai populisti», che dobbiamo stare «con l’Europa, non con Farage o Le Pen, … con la scienza, non chi lotta contro i vaccini», che dobbiamo essere «per il lavoro, non per l’assistenzialismo del reddito di cittadinanza, per abbassare le tasse a chi ha bisogno, non per la flat tax» (29 marzo 2018). Però commetteremmo un gravissimo errore se ci schierassimo pavidamente o per pura e semplice convenienza con certi “importanti” leaders occidentali su qualunque questione di politica economica e di politica internazionale, e in particolare sui modi di lavorare al mantenimento o piuttosto al ristabilimento di una vera e giusta pace tra tutti i popoli del mondo.
Le alleanze internazionali sono un obbligo politico indiscutibile ma non è affatto detto che esse debbano essere concepite in modo unilaterale e immodificabile. Lo esige la civiltà umana. Perciò il discorso tenuto oggi da Macron al Parlamento europeo di Strasburgo, e tutto teso a rianimare l’asse franco-tedesco in un momento storico in cui nella Germania di Angela Merkel sono profondamente mutati i rapporti di forza tra i partiti e quindi gli equilibri politici, deve preoccupare proprio per la sostanziale unilateralità della visione politica europea proposta dal Presidente francese. Macron infatti paventa la concreta possibilità che, a causa dei sempre più numerosi ed esasperati nazionalismi europei, l’unità europea si avii verso la sua disintegrazione, senza capire minimamente che, se questo accade, probabilmente non accade per via degli “egoismi nazionali” ma semplicemente perché la politica europea, quasi esclusivamente puntata sugli interessi concreti di Germania e Francia, appare sempre più ingiusta e discriminatoria agli occhi della maggior parte dei paesi membri della stessa UE.
Macron in particolare non capisce o non vuol capire che invocare una maggiore integrazione europea a partire dalla riforma bancaria europea e dal connesso specifico invito a rispettare «gli impegni europei per l’unione bancaria assunti anni fa», per cui «occorre andare fino in fondo su questo […], che è la parte di responsabilità che spetta agli Stati membri», significa continuare ad ignorare le specificità nazionali dei paesi membri e condannarli a subire in eterno le presunte prerogative egemoniche della Francia, della Germania e di quei pochi Stati del nord europeo con cui esse tendono a condividere lo stesso grado di ricchezza economica. Ma questo ragionamento non ha nulla a che vedere con chi, come Macron, tende a identificare la difesa della democrazia con una difesa astratta, aprioristica, unilaterale e non egualitaria della sovranità europea. Macron, che in Francia viene significativamente contestato dagli studenti e dai lavoratori, dovrebbe andare o ritornare a scuola di democrazia, perché pare proprio che egli abbia un’idea molto vaga e confusa di democrazia, soprattutto nel momento in cui pretende di imporre il suo punto di vista ai governi di oltre mezza Europa.
Macron è un furbacchione, neppure troppo intelligente, che cerca solo di usare e sfruttare l’Europa per i suoi scopi personali e nazionali, come appare del tutto evidente allorché non esita ad affermare che «l’Unione monetaria non può essere solo intergovernativa, occorrono anche strutture di tipo comunitario che funzionino, sotto controllo democratico anche parlamentare a livello di eurozona, con una forma di esecutivo competente; se non percorriamo questa strada non potremo garantire una grande stabilità». Questo, in altri termini, corrisponde all’idea «di una responsabilità politica precisa», cioè quella che prevede l’esistenza di un superministro delle Finanze europee che sia anche vicepresidente della Commissione, «che sovrintenda a una forma di bilancio europeo e sul quale i parlamentari della zona euro possano pronunciarsi». Non occorre spiegare ulteriormente a che cosa punti esattamente questo illustre rampollo della finanza internazionale che di tutto può occuparsi tranne che di democrazia, di libertà e dignità dei popoli.
E’ sperabile che il nuovo governo italiano tenga d’occhio personaggi ambigui, autoritari e politicamente miopi come Macron, delle cui macroscopiche chiusure mentali su temi fondamentali, come immigrazione o difesa europea anche in rapporto all’ingombrante alleato americano, il nostro popolo ha già fatto significativa esperienza.
Angela Iazzolino