Iacchité senza vergogna

Di nuovo Carchidi all’attacco contro il vescovo “emerito” Nunnari, che costituisce una sua e vera propria ossessione e che continua a qualificare con espressioni volgari e pretenziose. Già, perché scrive Carchidi, “le Iene lo hanno sputtanato su scala mondiale” anche se continua a godere della complicità di “quel buffone di vescovo in carica”, rimanendo entrambi convinti che la gente non voglia vedere e “non sappia giudicare” (A. De Luca,  Nunnari torna a celebrare messa a Bisignano senza vergogna, in “Iacchitè” del 2 febbraio 2018). In realtà, un gruppo televisivo così squalificato e provocatorio come le “Iene” può tentare di “sputtanare” tanta gente, a volte colpevole a volte innocente (ma è un dettaglio poco significativo per chi è pagato proprio per creare in ogni caso lo scandalo), solo perché, secondo una tipica mentalità delinquenziale, non esitano ad esercitare violenza verso il prossimo pur di ottenere i propri inconfessabili scopi. Purtroppo anche la magistratura, in conformità ad un malinteso e frainteso principio di libertà di pensiero e di stampa, chiude completamente gli occhi su tanti episodi di inciviltà e di evidente prevaricazione dimenticando o meglio fingendo di dimenticare che tale sacrosanto principio ha il suo invalicabile limite costituzionale nel principio di libertà personale, per cui a nessuno, giornalista o non giornalista, è consentito di farmi pressione perché io risponda a domande a cui non intendo rispondere e che al contrario potrebbero meritare di essere censurate anche o proprio in sede giudiziaria.

Peraltro, è semplicemente stupefacente che certi mass media, paladini di battaglie “moderniste” e fautori di una emancipazione dei costumi su larga scala in chiave antimoralistica e decisamente permissivistica, non esitino poi a trasformarsi in vestali del moralismo e del reazionarismo più vieti e abietti allorché l’obiettivo sia quello di colpire la Chiesa a tutti i costi per radicalizzare la laicizzazione ateistica della vita collettiva. Molti cosiddetti giornalisti d’assalto in realtà sono solo individui senza scrupoli, avventurieri senza vergogna, profittatori di professione sebbene talvolta sorretti da una qualche apprezzabile formazione intellettuale, individui che si tengono generalmente sempre a galla soprattutto a causa di quella profonda ed estesa penuria di senso critico che pervade cospicuamente la cosiddetta opinione pubblica.

Ma, tornando all’odio ossessivo di Carchidi per gli uomini di Chiesa cosentini e per la stessa Chiesa tout court, questa volta il direttore di “Iacchitè” si fa aiutare da un suo amico giornalista, certo Alberto De Luca, che lavora per conto del giornale on line CMNews, con sede in quel di Reggio Calabria, giusto per “internazionalizzare” un po’ di più la polemica, finora rimasta tristemente confinata nelle scomposte pagine di “Iacchité”, contro la Diocesi cosentina! Ora, questo De Luca si distingue da Carchidi solo per il linguaggio apparentemente più ispirato e più aulico. Egli infatti muove dalla sofferta constatazione che “l’umana debolezza e gli stessi peccati degli uomini hanno finito per indebolire anche la fede più salda azzerando la capacità di vedere la luce. Il dramma è che non si capisce nulla del tempo in cui si vive. Persino la chiesa è sempre più schiava dei vizi degli uomini e meno impregnata della libertà che nasce dallo Spirito Santo. Là dove regnano forme ciniche, corrotte e nichiliste dell’amore di Dio non può esistere la Chiesa. Nel momento in cui tutto appare confuso, come sta avvenendo nella Diocesi cosentina e per i fatti pubblicati nelle cronache degli ultimi mesi, con riferimento anche alla condotta non troppo virtuosa di alcuni prelati e monsignori, il tempo dello Spirito Santo conduce al nulla i potenti e trova le vie impensate per mostrare agli uomini la divinità della Chiesa e la sua opera di santità… Pur costretti a una doppia vita non si sfugge al volto di Cristo neanche quando si tratta di servitori della chiesa e ministri di Dio”.

Colpisce in particolare la frase relativa allo Spirito Santo che trova “le vie impensate per mostrare agli uomini la divinità della Chiesa e la sua opera di santità”. E’ possibile che una di queste vie sia anche quella posta in essere contro la “corrotta e irredimibile” Chiesa cosentina dai Carchidi e dai De Luca, entrambi notoriamente assidui e impenitenti frequentatori di soggetti che vantano una scheda giudiziaria di tutto rispetto come la seguente? Condanna definitiva di cinque mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, ingiurie; provvedimento di DASPO della durata di un anno con cui viene vietato a un giornalista di entrare in uno stadio perché ritenuto socialmente pericoloso; denunce a piede libero per frasi reiteratamente e gravemente diffamatorie e lesive dell’onore e del decoro dei magistrati e delle forze di polizia di Cosenza; denuncia a piede libero da parte della Guardia di Finanza di Cosenza per aver dichiarato il falso sul proprio reddito al fine di occultare il reddito reale. Non è tutto ma può bastare.

Questo personaggio, pluricondannato e libertario quanto si vuole ma soprattutto aduso a molteplici esperienze di violenza civile e urbana, è un amico intimo dei Carchidi e dei De Luca, anzi, specialmente per il primo, è un vero e proprio alter ego. Può darsi che lo Spirito Santo, che è molto più spregiudicato di quel che si pensa, si sia servito di questi due fanatici giornalisti calabresi, ma quella “gente”, quella gente non in senso generico bensì quella gente per bene (non perbenista ma per bene), quella gente onesta e timorata di Dio, quella gente che “sa giudicare”, per usare il verbo tanto caro a Carchidi,  o meglio “sa giudicare rettamente”, quale credibilità personale e professionale potrà alla fine riconoscere a quanti sono abituati a familiarizzare più con la violenza che con uno spirito di giustizia e di pace?

Però, si dice, sono giornalisti coraggiosi. Non saprei. In fin dei conti, costoro la loro battaglia contro la corruzione della Chiesa non la fanno in Paesi dispotici o autoritari in cui la Chiesa gerarchica sia nascostamente o apertamente collusa con il potere politico e militare e in cui chi contesta rischia la vita, ma in un Paese libero e democratico in cui sostanzialmente tutti e i cattolici integri in primis conoscono bene le magagne e i vizi della Chiesa ma anche tutte le operazioni mediatiche e politiche manifestamente strumentali e meschine volte a perseguire, al di là di situazioni obiettivamente sgradevoli e censurabili, scopi non dichiarati ma inequivocabilmente ostili alla Chiesa di Cristo, la stessa che continua ad insegnare al mondo come l’onesto, santo, retto e doveroso giudicare sia incompatibile con un giudicare ipocrita e malvagio.   

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