E’ inutile negare la verità dei fatti e ancora più inutile e disonesto far finta di non sapere, anche perché, nel caso in cui uno in buona fede non sappia, prima di parlare deve informarsi. Matteo Renzi ha perfettamente ragione: è necessario bloccare gli stipendi alle forze di polizia, perché la stragrande maggioranza di coloro che vi prestano servizio, per quel che fanno o meglio non fanno, prendono già troppo, cosí come, in tempo di crisi e di processi di accorpamento in tutti gli ambiti della vita istituzionale e produttiva nazionale, viene del tutto naturale pensare che cinque forze armate in Italia (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria e Corpo Forestale), tante quante al momento garantiscono o dovrebbero garantire l’ordine pubblico in Italia, siano decisamente troppo e che pertanto, come si fa per le scuole, per gli ospedali, per i tribunali, sia giunto ormai il tempo di unificare in uno o due gruppi le forze armate nazionali e di sfoltire drasticamente organici e personale. Continua a leggere
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I nemici di Renzi
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di Federica Gaudioso
Alla fine il veterocomunista D’Alema non ce l’ha fatta più: è esploso come esplodono i vecchi tromboni che si sentono messi definitivamente da parte e alla Festa dell’Unità di Bologna ha rivolto critiche avvelenate e rancorose a quel Renzi che l’aveva rottamato ma da cui sperava tuttavia di essere ripescato in occasione della nomina ad Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione Europea. A dire il vero, il rischio che Renzi riportasse D’Alema in Europa era reale, perché in occasione dell’uscita dell’ultimo libro dell’ex leader PD tra i due sembrava esserci stata una sostanziale riappacificazione. Ma per fortuna Renzi non ha ceduto alla forza dei sentimenti e ha fatto nominare in quel ruolo chi sa che gli resterà fedele e non intralcerà i suoi piani di politica estera. D’Alema avrebbe fatto una politica estera per conto suo, non perché più autonomo della Mogherini ma solo perché più presuntuoso e arrogante, e Renzi non avrebbe certo potuto concedersi questo lusso. Continua a leggere
Mogherini, vittoria renziana ed aspettative ebraiche
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di Walter Tortello
Vi ricordate: sulla proposta di candidare Federica Mogherini al Ministero europeo degli Esteri Matteo Renzi aveva fatto la figura del grullo, perché, cosí dicevano e scrivevano autorevoli fonti politiche e giornalistiche italiane e straniere circa uno o due mesi fa, la sua proposta era stata snobbata da un ampio fronte di Stati europei, soprattutto dell’est, con l’aggiuntiva e pesante posizione contraria della cancelliera Merkel che imputava alla Mogherini una certa inesperienza politica e diplomatica in campo internazionale. Cocciuto più che mai, Renzi è andato avanti come se critiche e polemiche, giuntegli da destra e da sinistra, non lo riguardassero, e oggi l’universo mondo viene a sapere che, chissà come avrà fatto, Renzi ha ottenuto esattamente quello che voleva: Mogherini ministro degli esteri d’Europa!
Naturalmente adesso, un po’ scornati da tanta baldanzosa abilità, soprattutto a destra dicono che sarebbe stato molto meglio ottenere una nomina in posti più importanti per l’Italia, come il ministero del commercio o dell’immigrazione, ma la verità è che Renzi ha vinto alla grande una partita importante e che solo la concreta e futura opera di Mogherini in qualità di delegato europeo per la politica estera ci farà capire se siano o non siano importanti il ruolo e il ministero che le sono stati affidati. Continua a leggere
Brancaccio contro Renzi, però…
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di Stefano Guerin
L’economista Emiliano Brancaccio, in alcuni articoli scritti e pubblicati tra il gennaio e l’agosto del 2014, si è divertito a prendere in giro il premier Renzi per aver questi definito “gufi” e quindi in sostanza “iettatori” in malafede tutti coloro, compreso Brancaccio, che, da quando è diventato presidente del Consiglio, non hanno fatto altro che criticare tutte le sue iniziative governative, tutti i decreti e i provvedimenti economico-finanziari adottati per far uscire l’Italia dalla crisi, per alleggerirne il debito pubblico, per ridurne il gap rispetto ai Paesi europei più sviluppati, per riformare il mondo del lavoro e rilanciare l’occupazione giovanile, senza trascurare i ceti sociali più deboli della popolazione. Poiché la manovra obiettivamente non è riuscita se non in parte, Brancaccio lo prende in giro perché, dice, “i gufi avevano ragione”, alludendo principalmente a se stesso. Infatti, argomenta, contraddittoria sarebbe quella “flessibilità nel rigore” chiesta da Renzi in Europa perché, a parte il tentativo di “rinviare le scadenze”, non intende cambiare né i parametri finanziari fissati dai burocrati di Bruxelles, né il Fiscal Compact, né tutti gli altri “patti” su cui si regge l’Unione Europea, per cui, «ammesso che Renzi riesca a spuntarla» con le Commissioni UE ed Ecofin, la sua alla fine sarebbe «una conquista risibile rispetto alla gravità della situazione». Continua a leggere
Il perfido elogio di Lerner a papa Francesco
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di Vittorio Glottis
Papa Francesco è un papa che, senza forse avvedersene, si presta ad essere molto facilmente strumentalizzato. Sembra che ognuno si senta autorizzato dalla sua bonomìa e dal suo sguardo ecumenico a tirarlo dalla sua parte, eccezion fatta per quel non trascurabile versante “tradizionalista” del mondo cattolico che lo giudica aprioristicamente troppo “progressista” e quindi troppo aperto alle voci e alle istanze della contemporaneità. Continua a leggere
Renzi tra poteri forti e disfattismo populista
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Era prevedibile che, dopo qualche mese dal grande successo elettorale riportato alle ultime “europee”, per il governo Renzi i nodi venissero al pettine: non era infatti pensabile che il progetto renziano di rifondare l’Europa in chiave popolare, nazionale e democratica, potesse attuarsi senza resistenze da parte di quei centri burocratici e finanziari europei di potere che vorrebbero continuare a tenerla in piedi a colpi di normative, di regolamenti, di direttive, di misure disciplinari, di patti fiscali e commerciali, che, ammesso e non concesso che abbiano mai rispecchiato il mondo dell’economia reale tenendo conto delle specificità e necessità economiche di ogni Stato membro dell’Unione Europea, oggi appaiono incontrovertibilmente superati, al di là di ogni ragionevole dubbio, da una dinamica storico-economica in atto ancora una volta
sorprendente e imprevista dai cervelloni che vorrebbero determinare l’esistenza dei popoli con le loro teorie, le loro previsioni, le loro congetture, mai in vero al riparo dalle dure, e appunto imprevedibili, “repliche della storia”. Continua a leggere
Ai cattolici cosentini
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Cari amici cattolici di Cosenza, ho deciso di inviarvi questo messaggio a seguito di un colloquio privato avuto giorni fa con uno di voi. Un colloquio individuale è solo un colloquio individuale e forse colui o colei che ha voluto gentilmente e lealmente interloquire con me non può né vuole pretendere di rappresentare fedelmente il pensiero politico dell’intera comunità religiosa cosentina. Tuttavia, chi ha interloquito con me a proposito di questo blog e della iniziativa politica che sta cercando di veicolare, ha manifestato dubbi e perplessità legittimi e non prevenuti che mi è sembrato opportuno pubblicare qui con le relative risposte. Continua a leggere
I gay e il caso Taormina. Bisogna fermare i giudici faziosi!
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di Martino Franciotti
E’ difficile trovare personaggi pubblici italiani più antipatici e odiosi dell’avvocato Carlo Taormina che venne alla ribalta per le sue faziose prese di posizione di giurista e di politico soprattutto nel periodo che lo vide parlamentare e membro influente di Forza Italia, il partito di Berlusconi. Certo, nel tempo Taormina non ha certo perso la sua verve polemica, il gusto della provocazione, l’aria del guascone sempre in cerca di lite, l’abitudine di sferrare fendenti a destra e a manca sia che si tratti di realtà istituzionali costituite o consolidate sia che si tratti di questioni di costume come per esempio quella oggi sin troppo dibattuta e relativa ai cosiddetti diritti degli omosessuali. Il suo anticonformismo risulta spesso becero o acritico, troppo spesso alimentato da una sorta di esasperato individualismo e da un’istintività argomentativa che non trova la sua stabile sede in una logica ordinata e rigorosa quanto piuttosto in una razionalità il più delle volte pulsionale ed estemporanea. Continua a leggere
Povero Grillo!
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Ha tentato in tutti i modi di far perdere tempo a Renzi, di ostacolarne il piano riformatore, buono o sballato che fosse, fingendo nei suoi confronti una disponibilità al dialogo e alla collaborazione di cui ormai non resta traccia. Grillo pensava di poter prendere per i fondelli l’ebetino toscano ma questi ha assecondato il suo gioco solo per costringerlo a gettare la maschera e a fare di nuovo la figura del bischero. Grillo, per il clamoroso insuccesso cui è andato incontro il suo tentativo politico-parlamentare, ha accumulato negli ultimi mesi una tale frustrazione da sentirsi costretto a buttarla ancora una volta in caciara, accusando PD e PDL, con Napolitano regista, di “gangsterismo” naturalmente antidemocratico che avrebbe praticamente misconosciuto e azzerato il ruolo politico e parlamentare di un grande partito di massa come il Movimento 5 Stelle.
Il massacro di Gaza e la retorica umanitaria
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Tutti sanno che a Gaza è in atto un massacro, una carneficina, un genocidio di proporzioni ben più ampie di tanti altri atti di sterminio compiuti ai danni del popolo palestinese dallo Stato di Israele dalla sua nascita sino ad oggi. Tutti lo sanno: governi, diplomazie, organizzazioni umanitarie internazionali e nazionali, organizzazioni religiose come quella della Chiesa cattolica, organi di stampa, associazioni culturali, masse popolari. Tutti sanno perfettamente che ormai il cosiddetto diritto di Israele alla difesa armata contro i suoi nemici è solo una lurida scusa, un ignominioso eufemismo per far progredire rapidamente il suo antico anche se inconfessato piano razzista e coloniale di annientamento totale del popolo palestinese. Continua a leggere