Pensiero della settimana

Dio dette a Mosè il potere di guarire le tribù di Israele e, in senso traslato, le nazioni, che erano state morse da serpenti velenosi per i peccati da esse commessi contro Dio, se avessero guardato in alto verso il serpente di bronzo, simbolo del loro peccato e della loro punizione e, al tempo stesso, della loro guarigione prodotta dal loro pentimento, simbolo ma non fonte o causa della loro guarigione. Allo stesso modo, chiunque avesse guardato verso l’immagine del Cristo appeso ad una croce, riconoscendo il valore salvifico del suo sacrificio, sarebbe stato salvato da morte eterna. In entrambi i casi, il potere di salvare dalla morte è quello di Dio. Solo il credere nell’amore infinito di Dio e il ravvedimento interiore per le colpe acquisite nel corso della vita terrena può procurare agli esseri umani la risurrezione da morte e la vita eterna. Pensare che Dio possa giungere ad offrire in espiazione del peccato del mondo il proprio Figlio, ovvero persino una parte così intima e costitutiva della sua stessa identita’ ontologica, pur di salvare la sua creazione e, in particolare, le sue creature, è qualcosa di sconvolgente e inaudito, se si pensa che un essere umano sarebbe capace di immolarsi al massimo per una persona o una comunità particolarmente cara o per una causa umana, sociale, politica o religiosa di elevato valore morale e civile, sia in tempo di pace che in tempo di guerra.

Già se è un essere umano ad immolarsi per amore di qualcuno o di qualcosa, i suoi simili non potrebbero che restare profondamente colpiti e commossi. Quanto più turbato e spiritualmente commosso e coinvolto deve risultare lo stato d’animo della maggior parte di noi tutti di fronte al sacrificio di sé offerto da un dio, dall’unico e vero Dio, per la salvezza dell’intera umanità. Questo nostro Dio non ha inviato il suo Cristo, l’unico che conosca realmente la casa e i profondi misteri del Padre, per giudicare severamente, per punire, per condannare la condotta peccaminosa delle creature, ma per comprenderle, per perdonarle, per insegnare loro a vivere secondo i santi comandamenti divini, per salvarle dalla morte eterna, pur lasciandole libere di scegliere il proprio percorso esistenziale e di costruire un proprio destino di vita o di morte eterne. Sarà Dio alla fine a decretare per ognuno di noi una beatitudine o una dannazione senza fine, ma saranno i nostri pensieri, le nostre azioni, i nostri sforzi a motivarne le misericordiosissime ma giuste decisioni finali. Guardare verso quel crocifisso ancora non equivale a credere realmente in Cristo e dunque a salvarsi per mezzo di Cristo: si può guardare verso esso, si può alzare lo sguardo verso Gesù crocifisso, anche semplicemente per ragioni emotive, pietistiche, sentimentali, etiche o estetiche, ma sono tutti motivi insufficienti a trasformare lo sguardo fisico e spirituale in un sincero e reale atto di fede, perché la fede comporta un’adesione sostanziale al suo messaggio di verità, di amore e giustizia, e quindi un’accoglienza esistenziale radicale, pur tra inevitabili errori e ricorrenti cadute, della sofferenza riparatrice e dell’umile e fraterno servizio umano e comunitario.  

Occorre, pertanto, che quello sguardo non si limiti ad essere uno sguardo sconcertato ma distaccato, emotivamente coinvolto ma spiritualmente estraneo o assente, bensì sia capace di tradursi in un atto di volontà sempre rinnovata di purificazione interiore e di non assolutizzazione dei nostri stati d’animo come dei nostri atti quotidiani, quali che essi siano. In tal modo, ognuno di noi potrà vedere l’abissale distanza che ci separa da Dio al di là di ogni sforzo soggettivo di ridurla, ma potrà anche sentirsi sollecitato a confidare senza soluzione di continuità e con cuore affranto e contrito nell’azione dello Spirito Santo capace di favorire, persino in casi umani apparentemente disperati, quella reiterata rinascita spirituale dall’alto senza la quale non sarà possibile né guarire dalle dolorose e mortificanti debolezze della vita terrena, né accedere al regno di Dio.

Francesco di Maria

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