Se non sono criminali un capo di stato e i suoi più diretti collaboratori che non esitano ad affamare letteralmente la popolazione di uno Stato ostile, peraltro da sempre virtualmente in guerra con lo Stato da essi rappresentato, e ad ostacolarne l’assistenza umanitaria, non astenendosi infine da attacchi reiterati e intenzionali contro i civili, allora bisogna riscrivere il dizionario della lingua italiana e di tutte le lingue del mondo. Con tali accuse, la Corte penale internazionale ha giustamente ritenuto di considerare Benjamin Netanyahu e il capo dell’esercito israeliano “criminali di guerra” spiccando contro di essi un ordine di cattura in tutti gli Stati in cui essi dovessero metter piede. Per me, credente cattolico e seguace del vangelo di Cristo, non sussistevano dubbi, anche prima di questa sentenza, circa le gravissime responsabilità etico-civili, politiche, religiose e penali, dello Stato d’Israele che, per quanto oggettivamente assediato dal terrorismo palestinese e islamico, non è evidentemente legittimato dalla pur tragica esperienza storica dell’Olocausto, a ricorrere all’arma dello sterminio e della vendetta sacrificale a danno dei suoi nemici. Mi spiace per Giorgia Meloni che ha fin qui dimostrato, a dispetto dei puerili e isterici attacchi ricevuti dall’inetto fronte democratico-progressista e da istituzioni statuali con questo collusi, di essere uno dei capi di governo più capaci, risoluti e lungimiranti della storia repubblicana italiana dal dopoguerra ad oggi, ma la sua pur comprensibile prudenza diplomatica nei confronti dei vertici politici israeliani è assolutamente ingiustificata e anche politicamente dannosa, checché se ne possa invece pensare al riguardo, soprattutto alla luce dell’odierna condanna penale dell’Aia. Netanyahu è un criminale come Putin: l’unica attenuante del primo rispetto al secondo, è che la Russia semina terrore e morte in Ucraina da circa due anni dopo aver unilateralmente e ingiustificatamente invaso l’Ucraina, mentre lo Stato israeliano semina da circa un anno distruzione e morte in Palestina, violando tutte le regole del diritto internazionale oltre che basilari princìpi di umanità, dopo aver subito l’efferato e inescusabile attacco dei terroristi palestinesi, pur spinti a compiere un’orribile strage di persone innocenti da ragioni storiche non certo incomprensibili di odio profondo verso un popolo che dal ’48 ad oggi, attraverso i suoi governi legittimi, non fa altro che esercitare una volontà spietatamente imperialistica a danno della popolazione palestinese. Ma tale attenuante, se la si voglia considerare tale, non giustifica affatto il piano di “soluzione finale del problema palestinese” che Netanyahu, non meno di Hitler, oggi vorrebbe attuare in pieno XXI secolo.
E, per questo motivo, non c’è dubbio che, qualora il premier israeliano mettesse piede in Italia, dovrebbe, con buona pace di Salvini e Taiani, essere tratto in arresto. Un cattolico come uomo ha il dovere, pur senza pretendere di anticipare il giudizio divino, di ammonire gli Erodi sanguinari di tutte le epoche a non voler provocare la collera vendicativa non solo e non tanto di uomini e donne privati della libertà e di ogni dignità personale, quanto soprattutto la collera vendicativa e giusta di Dio che non tollera che altri olocausti, dopo quello ebraico, vengano compiuti in terra contro altri popoli e, ancora una volta, contro la sua Divina Persona.
Francesco di Maria