Grasso per i molti? Com’è possibile, se Liberi e Uguali è un partito di pochi individui nato nell’interesse e per l’interesse di pochi individui, come D’Alema, Bersani, Speranza, Civati, Boldrini ecc.?
L’ultimo populista è un uomo delle istituzioni, non nel senso che conosca necessariamente il senso etico e politico più profondo di questo concetto e che sappia portare indefettibilmente rispetto alle istituzioni dello Stato, ma solo nel senso di aver assolto la funzione di presidente del Senato senza particolare brillantezza dopo essere stato votato dai suoi stessi compagni di partito per semplici motivi di opportunità. Perché populista? Ma perché c’è forse un’idea più populista del chiedere l’abolizione delle tasse universitarie? C’è un’idea più populista di questa a favore di un partito veterocomunista, massimalista e demagogico, come Liberi e Uguali, che, a parte per l’appunto la vasta platea di studenti universitari spesso scapestrati, fannulloni e strafottenti, sempre pronti a schierarsi per chiunque dia manforte alla loro mentalità cialtronesca e tanto disimpegnata quanto politicizzata, non ha obiettivamente molti altri spazi sociali in cui sia per esso possibile pescare un numero adeguato di suffragi elettorali?
Un Grasso “uomo delle istituzioni” che parla senza pensare, che scaraventa sul tavolo del pubblico dibattito argomenti che fanno solo rumore, senza minimamente curarsi delle loro fin troppo evidenti implicazioni antisociali, antieconomiche e antistituzionali, e che si atteggia a nuovo capopopolo di una sinistra italiana ormai mero e patetico ricettario di uomini e donne appartenenti al passato e mai appartenuti al presente inattuale della storia, ovvero ad un presente vivo e vitale che muove la storia umana, rendendola in qualche misura utile e significativa. Grasso, un uomo privo di cultura e non solo di cultura politica, dall’eloquio incerto e dozzinale, e dotato di una capacità strategica e progettuale, già pessima per ciò che si riferisce ai suoi interessi personali e ancor più scadente e fallimentare per quanto riguarda la sua visione politica. I nemici ex PD di Renzi non potevano trovare di meglio, essendo la scelta di Grasso quale leader del loro indecoroso fortino ben degna delle loro mediocri intelligenze e della loro rozza sensibilità umana e politica.
Così argomenta un campione d’intelligenza come Pietro Grasso!
Non so quanti siano oggi i poveri sprovveduti disposti a votare questi signori che nel nome di una nuova e radicale sinistra perseguono solo vecchi interessi personali, ma è molto difficile pensare che, anche a prescindere dal programma che essi presenteranno, la figura di Pietro Grasso sia così attrattiva da determinare un successo elettorale di quello che altro non è se non un manipolo di disperati.
Peraltro, appaiono in questo caso condivisibili la descrizione e il giudizio di Giuliano Ferrara: «Grasso: nessuno sa chi sia. E’ un’ombra istituzionale, un magistrato che riproduce un vizietto togato della vecchia sinistra, una faccia senza temperamento, uno che non ha mai avuto niente da dire, e ha letto maluccio discorsi di altri funzionari, e che ha sempre avuto il problema di dove sedere, uno che ha dato al Cav. l’Oscar per il contrasto alla criminalità organizzata (meritato, ma non da lui, non alla radio, non per bieco opportunismo). Grasso è il nulla ideologico, culturale, politico, un tecnico dell’autopromozione, un sottoculturale bon à tout faire… Nella divisione del lavoro sta dalla parte dei burocrati, non ha mai frequentato proletari, contadini, rivoluzionari professionali, per lui la sinistra e anche il centrosinistra sono ritrovati scaldadivani. Non ha mai battuto la piazza in cerca di voti, se li è fatti portare su un vassoio di peltro. Ha staccato il biglietto della lotteria bersaniana, all’epoca dei governi grillini che non sono mai nati, è la mucca nel corridoio che staziona per cinque anni in un posto fisso, poi si decide d’improvviso a diventare il capo dei rivoluzionari per tornare al posto fisso, sarà il problema principale della nuova formazione, dico la sua faccia anziana, sbiadita, che parla a pochi… Grasso è un’inesperienza senza programma. Perfetto per un articolo 1, ci sta da Dio» (Una mucca nel corridoio di nome Grasso, Il nulla ideologico, culturale, politico. Auguri sinceri al presidente del Senato, in “Il Foglio” dell’1 dicembre 2017).
Certo, non tutto il mondo giornalistico italiano la pensa come Ferrara. Per esempio, anche chi, come Marco Travaglio, solo poco tempo fa, in un’intervista del 15 dicembre 2015 rilasciata al quotidiano “Il Tempo”, definiva il presidente del Senato Grasso «più che un reggente, un autoreggente. Un uomo che nella sua carriera non ha mai combinato nulla di rimarchevole», adesso lascia che proprio sul suo giornale, “Il Fatto Quotidiano” (6 dicembre 2017), un suo brillante collega e travagliano doc come Andrea Scanzi giunga a scrivere: Grasso «è sicuramente una delle figure più spendibili della sinistra…E’ una persona dalla storia immacolata e che, credo, noi tutti rispettiamo e stimiamo». Ci vuole coraggio per ritenere Grasso una figura della sinistra italiana e, per di più, una delle figure “più spendibili” di essa. Ci vuole coraggio, soprattutto, per attribuire ad una persona praticamente anonima come Grasso una “storia immacolata” e, infine, per postulare che un soggetto simile possa essere oggetto di rispetto e stima unanimi. Ma non stupisce che, pur di dare fastidio a Renzi e al suo progetto di continuare a governare l’Italia e gli italiani, giornalisti particolarmente sensibili e vicini ai movimenti populistici del nostro Paese, come Travaglio e Scanzi per l’appunto, siano persino disposti a mentire e a fare di individui ordinari o addirittura insignificanti modelli eccelsi di virtù repubblicana ed istituzionale.