di Ernesto Benincasa
Qualche anno fa fu stilato in una ridente cittadina emiliana il decalogo del buon amministratore. Le regole del buon sindaco erano le seguenti: essere una persona seria, trasparente, dignitosa e onesta; stare al tavolo del proprio ufficio municipale per il controllo e il corretto disbrigo degli atti amministrativi e contabili ma andare anche in giro per la città per verificarne personalmente carenze, problematiche, urgenze; essere capace di ascoltare i cittadini e accettarne le critiche specie se obiettivamente propositive e costruttive; essere capace di pensare non solo alle esigenze immediate della città ma anche al suo futuro; essere non solo formalmente irreprensibile ma anche moralmente appassionato circa il modo di accostarsi alle problematiche urbane e civili; essere capace di tutelare il territorio non in modo parziale e selettivo ma nella sua interezza e in ogni momento della giornata; essere sensibile a problematiche strutturali ed essenziali del territorio e ad un rapporto assiduo con i cittadini; essere capace di mettere a disposizione della popolazione giovanile spazi e strumenti ricreativi, di svago, di libertà creativa, di incontro interpersonale, ma senza dimenticare di predisporre un sistema di regole funzionale alla crescita del senso civico degli stessi giovani; essere in grado di elaborare e diffondere tra la gente una conoscenza politica e amministrativa adeguata; e, infine, essere apartitico.
A dire il vero, quest’ultima regola suscita non poche perplessità, nel senso che, anche nel caso in cui una posizione apartitica sia possibile come non appartenenza ad alcun gruppo politico costituito e possa farsi strada nell’elettorato, sarebbe pur sempre necessario qualificarsi con un quadro di princípi e di ideali cui ispirarsi nell’attività etico-amministrativa. Se, alla luce di questo decalogo, penso al sindaco della mia città, l’architetto Mario Occhiuto, che apartitico certamente non è essendo un membro di Forza Italia, mi chiedo se la sua figura di amministratore possa essere valutata positivamente o negativamente. Occhiuto indubbiamente, dal punto di vista urbanistico, è riuscito a fare negli ultimi anni di Cosenza una città molto vivibile, ordinata e pulita: strade e marciapiedi rifatti secondo norme ed indicazioni europee, creazione di spazi aperti e isole pedonali molto ampie, concessione di licenze per apertura di negozi, bar, pizzerie e quant’altro possa vivacizzare la vita associata e specialmente quella giovanile. Al tempo stesso, ha autorizzato, con la benedizione di fratel Cosimo di Placanica (!) la costruzione, a dire il vero non molto gradita a molti cittadini, del ponte di Calatrava (che ha un’ “antenna” di 104 metri di altezza, la più alta d’Europa) in una zona relativamente periferica di Cosenza anche al fine di congiungere una delle parti più emarginate della città con il centro urbano, e in cantiere egli ha l’inaugurazione del planetario e ancora, fondi permettendo, l’abbattimento dell’edificio che ospita l’ATERP ovvero l’Azienda Territoriale per l’Edilizia residenziale pubblica della provincia di Cosenza al cui posto dovrebbe sorgere il museo dedicato ad Alarico, per non parlare poi della metropolitana leggera tra Cosenza e Rende che lo vede particolarmente impegnato.
Un’attività certamente intensa, febbrile, frenetica, meritevole di essere comunque apprezzata, interamente puntata tuttavia su opere di richiamo, su opere infrastrutturali, forse in parte utili ma anche molto costose e soprattutto ambiziosamente finalizzate a riscuotere consenso e plauso soprattutto a livello mediatico e a creare visibilità politica in vista di traguardi politici sempre più alti.
Tutto questo, tuttavia, non ha impedito recentemente che un cospicuo gruppo di cittadini protestasse molto vivacemente contro il sindaco Occhiuto con lancio delle chiavi delle proprie abitazioni e dei propri negozi. Di che si tratta? Si tratta del fatto che in un quartiere molto
centrale di Cosenza alcuni esercenti di bar, pub e birrerie, sono stati autorizzati a svolgere la loro attività commerciale fino a tardissima notte con vendita di alcolici a giovani e giovanissimi che si lasciano andare a schiamazzi e atti incivili (come urinare per strada e persino sulle scale della chiesa di Santa Teresa e disseminare la piazzetta antistante di bottiglie e residui vari), impropriamente qualificati come movida, che non possono non violare pesantemente la quiete dei residenti. Peraltro, davanti ai locali è stata installata una lunga e pericolosa pedana che favorisce enormemente l’affluenza di avventori particolarmente maleducati.
Più e più volte i cittadini si sono lamentati e hanno protestato formalmente, sempre inascoltati, presso l’ufficio del sindaco Occhiuto. Nell’ultimo incontro che hanno avuto col sindaco, a quanto pare più strafottente che sordo, hanno perso la pazienza e hanno gettato simbolicamente contro di lui le chiavi delle proprie abitazioni. A questi cittadini si sono aggiunti anche i negozianti di via Misasi (ex via Roma), di cui un tratto è stato sottoposto cervelloticamente a pedonalizzazione con la pretestuosa motivazione di renderlo più respirabile e agibile per i ragazzi delle scuole elementare e media ivi ubicate, di via Montesanto e via della Repubblica dove sono stati cambiati da un giorno all’altro i sensi di marcia, rendendo così molto più difficile la circolazione delle vetture.
Non sono pochi ad osservare che queste trovate amministrative sono dovute a interessi molto meno nobili e ben più concreti, visto che l’enorme spazio sotterraneo di piazza Bilotti adibito a parcheggio pubblico resta quasi costantemente vuoto e con esso restano vuoti i cassetti comunali destinati ai relativi introiti. In sostanza, le manovre del sindaco, che non solo hanno complicato la viabilità cittadina ma hanno altresì alterato in buona parte del centro urbano quello stesso decoro estetico-architettonico che avrebbe dovuto rappresentare il fiore all’occhiello dell’amministrazione del sindaco Occhiuto, non avrebbero niente a che fare con le sue presunte preoccupazioni ecologiche ed ambientalistiche, così come la selvaggia movida notturna che ha autorizzato non ha nulla a che vedere con un’esigenza di “vivacizzazione” della vita civile e notturna della città. Quali siano i reali interessi che spingono Occhiuto a proporre oggi scelte e soluzioni apparentemente dissennate il tempo si incaricherà di chiarire, ma è certo che, senza entrare nel merito di questioni che lo coinvolgono da un punto di vista giudiziario, un sindaco che non si preoccupa di tutelare la quiete pubblica, specialmente in ore notturne, di rendere più scorrevole il traffico e di allestire con un po’ di verde, piante, fiori, porzioni di prato, una grande piazza come piazza Bilotti, non può essere ritenuto degno interprete ed alfiere di una buona amministrazione.
Ernesto Benincasa