Bill Emmott e lo scenario politico italiano postelettorale

Sulla scena politologica di questi ultimi giorni campeggiano le dichiarazioni rilasciate da Bill Emmott, l’ex direttore della  prestigiosa rivista “Economist”, a proposito dello scenario politico che potrebbe determinarsi in Italia a seguito delle ormai prossime o imminenti elezioni politiche. Anche Emmott, al pari di molti di noi, anche se con motivazioni largamente diverse da quelle di alcuni di noi, teme un successo di forze populistiche come il Movimento 5Stelle di Grillo e Di Maio e la Lega di Salvini,  e ritiene che l’unico leader capace di scongiurare la costituzione di un governo guidato da questi gruppi politici sia Silvio Berlusconi, non perché egli senta di dover modificare il giudizio negativo già nel 2001 espresso su quest’ultimo, quando appunto l’ex presidente del Consiglio veniva definito “inadeguato a guidare l’Italia”, ma semplicemente perché egli, pur essendo meno popolare di Renzi, avrebbe avuto la capacità di non crearsi  un numero così cospicuo di nemici interni ed esterni come quello procuratosi per sua stessa imperizia dal leader fiorentino, e quindi oggi potrebbe essere proprio lui “determinante per formare una coalizione centrista in grado di impedire a M5S e/o Lega di essere forza trainante nella formazione del nuovo governo”.

Forse il famoso giornalista inglese non ritiene molto attendibile l’ipotesi che proprio il fatto che Renzi abbia “irritato”, e soprattutto emarginato o ridotto all’insignificanza molta più gente (tra cui, in primis, veri e propri parassiti politici come Bersani, Speranza e compagni senza escludere l’opportunista Piero Grassi) di quanto non abbia fatto il cavaliere di Arcore e che “abbia messo troppo capitale politico nel referendum costituzionale”, in occasione del quale tuttavia Renzi raccolse da solo ben il 41% di consenso popolare, possa oggi, e sia pure forse sorprendentemente sotto l’aspetto mediatico, costituire il vero punto di forza del giovane segretario del PD, per cui non sarebbe per niente stupefacente se domani, all’indomani della election day, il Partito Democratico dovesse risultare il partito più votato dagli italiani e quindi capace di condizionare notevolmente la successiva legislatura.

Negli anni 70-80 del 900, molti si turavano il naso prima di andare a votare per la Democrazia Cristiana, ma la votavano! Eppure allora c’erano in campo partiti di opposizione molto più seri di quelli odierni: c’era il Partito Comunista di Enrico Berlinguer e Alessandro Natta! 

 

Anche se Emmott precisa che Berlusconi “non può diventare premier” e che tuttavia potrebbe essere “un manovratore dietro le quinte, è in quel ruolo che dobbiamo valutarlo e in quel ruolo non credo possa essere così negativo”, essendo di certo “le sue posizioni più moderate di quelle di Salvini e Di Maio”, egli forse non sa che, a cavallo degli anni 70 e 80 del secolo scorso, dalle indagini giornalistiche e dai sondaggi statistici, prima delle diverse elezioni politiche che in quel periodo si sarebbero susseguite, emergeva sempre un dato: la totale sfiducia nel partito interclassista della Democrazia Cristiana. Ma poi anche il responso delle urne era sempre lo stesso, ovvero la sistematica vittoria della Democrazia Cristiana, a testimonianza del fatto che, almeno a quel tempo, molta gente, pure delusa e portata a sfiduciare il partito degli Andreotti e dei Fanfani, era capace di stabilire quale fosse tutto sommato, per i propri ideali etico-politici e per i propri interessi materiali, il male minore. Già, perché in politica, se o quando non è possibile votare per il bene o per un bene maggiore, può essere doveroso anche votare per il male minore.

Questo è valso per il passato e non sappiamo se potrà valere anche per l’oggi, ma può accadere se si considerano le prospettive di governo offerte dalle formazioni politiche oggi in campo.

Il centro-destra berlusconiano, ivi compresi leghisti e destrorsi vari, ha governato a lungo e non pare sia mai riuscito ad allontanare dall’Italia gli spettri del disfacimento economico e sociale, così come anche una sinistra ciarlatana e velleitaria ha governato per lungo tempo producendo molti disastri. Quanto ai pentastellati,  è lo stesso Emmott a screditarli, perché privi “di esperienza e credibilità” oltre che assolutamente “caotici e arruffoni”, pur dichiarando che, se fosse costretto, preferirebbe Di Maio a Berlusconi. Ma quello che lascia di stucco è la motivazione di questa ipotetica opzione personale. Infatti, dice Emmott,  “il capo M5S è giovane e inesperto, ma molti giovani e inesperti, come Justine Trudeau o lo stesso Renzi, si sono poi rivelati dei leader. Lo conosco poco, non posso già dire che sia inadatto per governare”. Francamente è sconcertante questa concessione a favore di Di Maio: che questi possa essere paragonato, sia pure ipoteticamente, per capacità, serietà ed impegno a soggetti come Justine Trudeau o al nostro Renzi, appare una vera e propria eresia! Quanto alla sua vera o falsa profezia relativamente al postelezioni, sarà il tempo a decretare la verità delle cose, e noi saremo serenamente pronti a prenderne atto.

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