Ogni possibilità di progresso reale del mondo globale in cui viviamo presuppone sempre più chiaramente una nuova idea di classe dirigente, un’idea per cui le classi dirigenti di domani vengano formandosi non solo, come è avvenuto negli ultimi decenni, in termini di competenze tecniche e specialistiche, di Know How ovvero di “saper fare”, ma principalmente in termini di saper stabilire il “perché” e “il senso” di ogni azione e decisione intraprese e di ogni risultato perseguito o programmato (know why). Questo era il concetto preliminare di una importante indagine svolta e pubblicata qualche anno (2012) fa da AISES, la ben nota Accademia Internazionale per lo Sviluppo Sociale ed Economico, che poneva saggiamente la possibilità di poter disporre di un nuovo e più efficace modello di sviluppo economico e sociale in relazione con la capacità del genere umano di sapersi rinnovare culturalmente in profondità e con la sua capacità di orientare in modo sensato e responsabile le proprie scelte per il presente e per il futuro. Continua a leggere
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La verità fa male, Travaglio perde la testa (e le copie vendute)
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di Fabrizio Rondolino
(pubblicato in L’Unità del 13 dicembre 2015)
È bastato che Matteo Renzi proponesse alla Leopolda un gioco sui titoli di giornale più surreali degli ultimi mesi per scatenare un’ira scomposta
La verità fa male, qualche volta fa malissimo e può spingere anche galantuomini abitualmente misurati come Marco Travaglio a perdere il controllo. È bastato che Matteo Renzi proponesse alla Leopolda un gioco sui titoli di giornale più surreali degli ultimi mesi per scatenare un’ira scomposta. Tutti sanno che il Fatto è il bollettino dei Pm (soprattutto di quelli che non riescono mai a portare a sentenza un processo) e il megafono di Casaleggio, di cui condivide il metodo squadrista: ma se qualcuno lo fa notare, che peste lo colga. Continua a leggere
L’islam e la cecità occidentale
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E’ evidente che non si possano ammazzare tutti coloro che, a vario titolo, si professano di fede islamica. E’ evidente che la sicurezza degli Stati occidentali e non solo occidentali, costituiti da una popolazione di cui va accentuandosi sempre più la componente musulmana, non possa essere realisticamente e utilmente perseguita attraverso misure repressive che finiscano per ledere la dignità personale dei credenti in Allah e nel suo profeta. Ma è altrettanto evidente che uno dei motivi per i quali l’Occidente non riesce a fronteggiare adeguatamente il terrorismo contemporaneo è proprio l’insipiente ed inetta sottovalutazione della natura violenta dell’islam e dell’islam non in quanto religione strumentalizzata da alcuni fanatici terroristi che ad essa si richiamerebbero solo a fini di potere e di dominio ma in quanto religione originatasi proprio da un retroterra psicologico e culturale di risentimento, di odio e di violenza persino sanguinaria. Continua a leggere
Perché le accuse di Putin alla Turchia di comprare petrolio dall’Isis sono fondate
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Erdogan ha sfidato la Russia a fornire le prove. Un’indagine del Financial Times punta il dito contro Ankara, che da anni favorisce i jihadisti in Siria
di Leone Grotti
(pubblicato in “Tempi” dell’1 dicembre 2015)
A margine della Conferenza sul clima di Parigi, il presidente russo Vladimir Putin doveva incontrare il suo omonimo turco, Recep Tayyip Erdogan, per favorire la riconciliazione tra i due paesi dopo l’abbattimento di un jet russo da parte di Ankara. Putin invece, dopo aver rifiutato l’incontro, ha rincarato la dose: «Sospettiamo che il Su-24 sia stato abbattuto per assicurare forniture illegali di petrolio dall’Isis alla Turchia. Il petrolio proveniente dalle zone controllate dall’Isis viene consegnato in Turchia su scala industriale».
«VEDIAMO LE PROVE». Erdogan ha subito ribattuto alzando ulteriormente i toni: «È immorale accusare la Turchia di comprare il petrolio dall’Isis. Se ci sono i documenti, devono mostrarli, vediamoli. Se questo viene dimostrato, io non rimarrò nel mio incarico. E lo dico a Putin: lui manterrà il suo incarico?». È difficile che Mosca abbia delle prove documentali, ma anche se le avesse cambierebbe poco. E in fondo, non servono proprio. Continua a leggere
Ankara, processo al giornalista che svelò i camion di armi turche diretti ai jihadisti in Siria
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di Leone Grotti
(pubblicato in “Tempi” del 27 novembre 2015)
Il direttore di Cumhuriyet, denunciato dal presidente Erdogan in persona, rischia l’ergastolo per «terrorismo e spionaggio». La procura ha chiesto il suo arresto
Can Dündar, direttore di Cumhuriyet, il giornale che a maggio ha pubblicato con uno scoop internazionale le foto e il video esclusivo delle armi inviate dalla Turchia alle milizie islamiste in guerra contro Assad in Siria, ha cominciato oggi il suo processo ad Ankara. Accusato di spionaggio e terrorismo, rischia una pena che va dai 10 anni all’ergastolo.
Can Dündar
«PAGHERÀ A CARO PREZZO». Il procuratore Irfan Fidan ha chiesto che Dündar, insieme a un collega, venga arrestato durante il processo e ora la corte dovrà decidere. Il processo è particolare anche perché non è lo Stato ad aver denunciato il giornalista, ma il presidente Recep Tayyip Erdogan in persona, chiedendo per lui l’ergastolo più 42 anni di carcere. A giugno il presidente turco disse: «Chi ha pubblicato il video pagherà a caro prezzo questa decisione». Continua a leggere
Breve nota sul terrore contemporaneo
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di Francesco Lena
Gentile Redazione spero voglia pubblicare nel suo blog questa brevissima nota con la quale umilmente vorrei essere partecipe del dibattito etico-politico che si svolge con puntualità e chiarezza sul blog “Vangelo e Democrazia”.
Su quel che sta accadendo in Europa, sui gravi pericoli che su essa ormai stabilmente incombono, non ci si sforzerà mai abbastanza di dire la verità chiedendosi perché stiano succedendo queste disumane stragi, con attacchi terroristici disumani da condannare assolutamente e risolutamente senza rimanere succubi del “politicamente corretto”.
Il problema, infatti, richiede un grado talmente elevato di obiettività e lucidità razionale e morale da apparire ancora piuttosto distante da una sua stabile e definitiva risoluzione. Continua a leggere
L’islam, il terrore e l’università “Orientale” di Napoli
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di Manfredo Morganti
Per la professoressa Elda Merlicchio, rettore dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, che è il principale ateneo italiano specializzato negli studi delle culture extraeuropee e tra queste, naturalmente, anche quelle del Medio Oriente e della sponda sud del Mar Mediterraneo, l’islam non c’entra con i recenti atti terroristici di Parigi. Lo si apprende anche dal giornale “Il Mattino” di ieri. La professoressa, specializzata in linguistica germanica e non in materie che abbiano come oggetto specifico lo studio dell’islam o della storia mediorientale, sostiene che «non si possono confondere atti terroristici con una religione che sicuramente non predica il terrore». Continua a leggere
“Ipocrita e cieco” è solo Netanyahu
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«Chiunque condanni gli attacchi in Francia, deve condannare quelli in Israele: è lo stesso terrore. Chi non lo fa è ipocrita e cieco». Sono parole forti quelle pronunciate dal premier israeliano, Benjamin Netanyahu, poche ore dopo gli attacchi che ieri hanno insanguinato Tel Aviv e la Cisgiordania, ultimi di una lunga serie di violenze. «Dietro questi atti di terrorismo — ha specificato — c’è l’estremismo che cerca di distruggerci, lo stesso che colpisce a Parigi e minaccia tutta l’Europa» (da “L’Osservatore Romano” del 20 novembre 2015). Ci si limita a contestare con sdegno queste parole sfrontate del premier israeliano Netanyahu, perchè il terrorismo islamico che si abbatte sulla Francia ha un’origine e finalità molto diverse da quelle che contraddistinguono la disperata resistenza palestinese contro la feroce oppressione israeliana. Il terrorismo è sempre abominevole ma a volte, come nel caso francese, è del tutto gratuito e intollerabile, anche se reso possibile da tanta imperizia francese ed europea, mentre altre volte, come nel caso del conflitto (si fa per dire) israelo-palestinese, risulta chiaramente provocato dall’insaziabile avidità di dominio del contendente più potente e più ricco. Nessuna possibilità comparativa, dunque, tra quel che accade in Francia e quel che accade in Palestina e sul territorio israeliano: se c’è uno veramente affetto da ipocrisia e inguaribile cecità, questo è solo il sig. Netanyahu, sempre pronto non solo a disconoscere l’evidenza dei fatti ma a fare un uso ipocrita e volgarmente strumentale delle tragedie altrui. Sino a che sarà guidato da uomini come Netanyahu, Israele non potrà e non dovrà essere accolto a pieno titolo tra le “nazioni civili”, e sia pure tra le “nazioni civili” di un mondo sempre più incivile.
Cristiani con la schiena dritta anche se provati
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Ovviamente non bisogna irridere nessuno e nessuna fede religiosa, ma il fatto che, sul piano culturale e giornalistico, qualcuno possa irridere una determinata fede religiosa, senza l’intenzione di irridere questa o quella persona concreta che la coltivi, non legittima comunque atti di violenza fisica. Questo deve essere ben chiaro, perché altrimenti non sarebbe possibile alcun tipo di convivenza civile. La libertà di pensiero e di espressione, in una società civile, deve poter essere garantita anche se o quando essa si manifesti in valutazioni critiche o in giudizi polemici particolarmente graffianti. Continua a leggere
La terribile strage di Parigi e un monito per tutti noi: Europa cura te stessa
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di Aldo Vitale
(pubblicato in “Tempi.it” del 14 novembre 2015)
L’occidente ha già perso troppo tempo e troppo spazio per concedersi il lusso di continuare a cincischiare. Cosa ci avevano detto Girard, Fallaci, Glucksmann
New York 2001, Madrid 2004, Mosca 2004, Londra e Sharm El Sheik 2005, Parigi 2015: gli ultimi attacchi sul fronte continentale europeo fanno presagire il fatto che presto la veemenza del terrore si scaglierà con tutta la sua forza anche contro altre capitali europee come Copenhagen, Varsavia o la capitale della cristianità, Roma.
Coloro che ancora si affannano in una stancante quanto inutile e prolissa apologia dei fiori al posto dei cannoni, altro non fanno se non regalare consenso, forza e tempo all’avversario.
Lo stratega francese per eccellenza, Napoleone, amava ripetere che lo spazio può essere recuperato, ma il tempo no; e l’occidente ha già perso troppo tempo e troppo spazio per concedersi il lusso di continuare a cincischiare fra le sterili e controproducenti pieghe del pacifismo ad oltranza e del buonismo senza frontiere: il nemico è alle porte e qualcuna è già stata sfondata!
Non si tratta più di evitare il conflitto, lo scontro, la guerra, bisogna semmai porvi fine e, l’islam per essere ciò che è (letteralmente la traduzione di islam è notoriamente “sottomissione”) deve sottomettere i suoi avversari, i pagani, gli infedeli; sottomissione però non ad una prestabilita, riconoscibile autorità statale o politica, ma alla sola autorità, al solo potere, all’unico soggetto in grado di poter governare: Allah. Continua a leggere