Putin non è un nemico dell’Occidente

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Il contrasto tra Ucraina e Russia si può riassumere come il contrasto, interno alla prima, tra le regioni orientali russofone e russofile e quelle occidentali da sempre sedi dell’antico nazionalismo ucraino, le quali, a differenza delle prime, sarebbero favorevoli a profonde riforme economiche e all’integrazione europea. Naturalmente, questo contrasto, diversamente da quel che è portato a pensare Obama, non è facilmente semplificabile è non è riducibile ad un’ipotetica e pur asserita volontà della Russia di Putin di interferire, secondo un riesumato o mai dismesso costume sovietico, sull’autodeterminazione dei popoli: in questo caso su quella del popolo ucraino.
Perché? Perché, innanzitutto, sussistono oggettive ragioni geopolitiche, da cui dipende la stessa sicurezza territoriale della Confederazione russa, che solo uno spirito fazioso si può rifiutare di vedere e di soppesare; perché poi il mar Nero è un bacino troppo importante dal punto di vista strategico perché la Russia possa acconsentire alla possibilità che lo Stato ucraino abbia libero sbocco in esso e quindi in Crimea insieme a quelli che potrebbero essere domani i suoi nuovi partners come Unione Europea e Usa; perché l’Ucraina dipende energeticamente da Mosca e ovviamente non si può pretendere che essa continui ad erogare gas ad un Paese che, sia pure nella sua indipendenza, non intende più collaborare con la Russia né sul piano politico né su quello economico; perché l’opinione pubblica russa non perdonerebbe a Putin di aver abbandonato i propri connazionali della parte orientale dell’Ucraina lasciandoli alla mercé dei nazionalisti ucraini e di poteri stranieri cui quest’ultimi vorrebbero assoggettarsi.
Perciò, l’enfatizzazione di una presunta aggressività russa, ai danni oggi dell’Ucraina e domani della stessa Europa, appare francamente eccessiva e molto strumentale ai fini, semmai, di un allargamento della UE e implicitamente di un’estensione della zona d’influenza americana. Mettere Putin sullo stesso piano di Stalin e di tutti i dittatori imperialisti sovietici del passato significa solo fare demagogia nel tentativo di perseguire interessi particolari di certo non moralmente e politicamente superiori a quelli russi.
Putin non ha nessuna intenzione di annettere l’Ucraina non russofila o di fare guerra all’Unione Europea, anche perché non è la superpotenza di un tempo e può aspirare al massimo ad essere una potenza regionale, e Putin non è Hitler, come va sostenendo certa perfida propaganda occidentale, né si può paragonare la situazione attuale a quella che si verificò nel 1939 con l’occupazione nazista di Danzica.
Non è Hitler e non è nemmeno Stalin o Breznev perché non promuove affatto un’ideologia razziale di dominio né una specie di rivoluzione universale da estendere, come accadde spesso nel corso della storia comunista sovietica, a tutti i popoli e agli stessi popoli occidentali ed europei in cui vi fossero ancora forme evidenti di sfruttamento e asservimento e in cui quindi ancora esistessero, nonostante la relativa egemonia del potere capitalista, le condizioni per determinati processi di liberazione economica e sociale.
La verità è che Putin non può consentire che l’Ucraina, da punto di forza della Russia e dell’Unione Euroasiatica voluta da Putin, diventi un avamposto della Nato a soli 500 chilometri da Mosca. Al summit della Nato del 2002, non casualmente, il documento conclusivo recitava tra l’altro cosí: «Georgia e Ucraina entreranno a far parte della Nato». Tuttavia, il progetto di Putin è solo quello di mantenere destabilizzata l’Ucraina orientale, annettendosi o meglio riannettendosi quella Crimea che Kruscev aveva dato in dono agli ucraini e andando in soccorso ai secessionisti russi per costringere Bruxelles e Kiev a venire a più miti consigli con la Confederazione russa.
In realtà, l’aggressività russa, culminata nella richiesta putiniana di uno statuto speciale oscillante tra autonomia e indipendenza per la Crimea e il Donbass, altro non è se non un piccolo premio di consolazione per la bruciante sconfitta subìta dalla Russia a causa della imprevista e irreversibile uscita dell’Ucraina dalla sfera d’influenza russa. E, ovviamente, non è affatto irragionevole e illegittima la preoccupazione russa che l’Ucraina non entri mai a far parte della Nato.
L’Europa, a ben considerare le cose, ha tutto l’interesse a trovare un ragionevole compromesso con Putin e a non allinearsi sulle consuete posizioni espansionistiche americane, anche in considerazione del fatto che la Russia religiosamente ortodossa di Putin sarebbe eventualmente una sua preziosa alleata in un’opera continentale volta a contenere un pericolo islamico proveniente da est.

Tanja Betka

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