Diciamo no all’esercito unico europeo

di Romolo Stefanelli

Dai e ridagli, era inevitabile che prima o poi qualche capoccione dell’Unione Europea rilanciasse l’idea, prevista dall’art. 42 della “Costituzione dell’Unione Europea” del Trattato di Lisbona, della creazione di un esercito unico europeo o Eurogendfor (Gendarmeria europea) attraverso la quale potrebbe cominciare a concretizzarsi la possibilità che l’UE si doti di una politica di difesa e di sicurezza comuni che le consentirebbe di accrescere notevolmente la sua autonoma e attiva presenza negli scenari della geopolitica internazionale, anche se bisogna osservare che quest’idea è già embrionalmente in atto dal momento che ad oggi sono ben 15 le missioni militari che coinvolgono l’Europa in diverse parti del mondo. L’ostacolo all’attuazione giuridica download (2)di questo progetto di unificazione militare, che viene visto soprattutto da “europeisti” che hanno ed avranno le leve del potere decisionale europeo in mano come passo indispensabile verso l’attuazione di un vero Stato politico europeo, viene dal fatto che lo stesso Trattato di Lisbona prevede che un provvedimento del genere sia votato all’unanimità dal parlamento europeo, ma, poiché nel parlamento europeo sono passate in tutti questi anni diverse decisioni discutibili o almeno non favorevoli nella stessa misura agli interessi nazionali di tutti gli Stati membri, non sarebbe strano se, in un arco di tempo ragionevolmente breve, anche questa scellerata misura dovesse passare.

Scellerata, certo: perché una misura del genere, contribuendo in modo decisivo alla creazione di un grande Stato sovranazionale, finirebbe per privare i singoli Stati europei di quell’ormai ristretto margine di autonomia decisionale che è rimasto loro a causa di quella politica monetaria e fiscale unificata dell’UE che, come sempre più numerosi osservatori riconoscono, è all’origine della grave depressione economica che ha colpito soprattutto gli Stati meridionali dell’eurozona e da cui ancora si fa fatica ad emergere.liberarsi-dalla-dittatura-europea-libro-68931

E’ stato Juncker, proprio ieri, a rilanciare questa folle idea graditissima ad Angela Merkel — capo di governo, va ricordato, di una Germania cui, dopo la tragica esperienza nazista, fu negata dalla comunità internazionale la possibilità di dotarsi di un megaesercito come quello di cui dispongono potenze mondiali quali gli USA, la Russia o la Cina — e a rilanciarla con una motivazione a prima vista comprensibile ma in realtà molto ambigua e pericolosa. Juncker, infatti, dice che occorre generare nuova fiducia e più entusiasmo intorno ad una UE in crisi di autorevolezza e in calo di consensi, e quello della Gendarmeria europea sarebbe, secondo lui, il modo più efficace per raggiungere questo scopo. L’Europa potrebbe finalmente trovarsi nella condizione di elaborare una politica estera e di sicurezza comune e di contare molto di più nel mondo: per esempio, se questo progetto fosse stato già realizzato, a quest’ora l’Europa potrebbe trattare con la Russia, a proposito dell’Ucraina, in modo molto più unitario di quanto invece non sia oggi possibile e, Juncker non lo dice ma probabilmente lo pensa, un Renzi non avrebbe mai avuto la possibilità di creare un canale privilegiato e di portare avanti determinate trattative di interesse nazionale con Putin.

Inoltre, dicono altri sostenitori dell’Eurogendfor, un esercito unico UE farebbe risparmiare ai contribuenti europei qualche centinaio di miliardi di euro all’anno perché esso andrebbe a soppiantare ventotto piccoli eserciti nazionali su cui, a dire il vero, si sarebbero dovute applicare le stesse misure di austerity che sono state applicate ad altri settori. A parte la risibilità di quest’ultima motivazione, giacché l’esperienza storica insegna in modo incontrovertibile che più uno Stato è grande maggiori sono le spese che vengono sostenute per le sue strutture militari (vedi, per esempio, la Gran Bretagna che infatti contrasta questo progetto, gli Usa, la Russia, la Cina), è sempre più opportuno prendere posizione contro i vari progetti concentrici di rafforzamento dei poteri europei a danno dei singoli Stati nazionali che, privati persino di una loro forza militare autonoma, sarebbero a quel punto completamente alla mercé di un fantomatico Stato sovranazionale europeo (molto amico di “poteri forti” e spesso occulti come multinazionali, istituti bancari e lobbies di diversa natura e grandezza ma di origine ed orientamento etico-politici molto dubbi e molto meno amico dei popoli alle prese con necessità primarie di esistenza), che sarebbe sempre pronto a reprimere con la forza qualunque ribellione e sollevamento popolare in qualunque area dell’Europa. Peraltro, ci si chiede ironicamente, la NATO non basta all’Europa per le sue esigenze di difesa continentale?images (15)

Il fatto è, contrariamente a quanto molti si ostinano ancora a pensare, che questa costruzione europea non è semplicemente imperfetta rispetto alle idee dei suoi padri fondatori per il semplice fatto che proprio le sue origini, i suoi fondamenti statutari non sono cosí nobili come si vorrebbe dare ad intendere ma già macchiati da idee e propositi assolutamente ripugnanti. Sentite come si esprimeva nel 1953 uno dei grandi padri fondatori, se non il padre fondatore più illustre, dell’Unione Europea, ovvero Jean Monnet: «Bisogna condurre i popoli d’Europa verso la creazione di un “super-Stato”, in un modo in cui essi non capiscano il senso di quello che sta accadendo. Ciò può essere ottenuto attraverso dei passi graduali, ognuno dei quali sia camuffato con il raggiungimento di obiettivi economici, ma che conducano infine in modo irreversibile a una federazione». Penso sia inutile qualsiasi commento a un modo di pensare che oggi, davanti ad una telecamera, nessun teorico o burocrate dell’europeismo più spinto (come lo stesso Juncker), verrebbe manifestando in modo cosí spudorato pur essendo quello del “nobile” Monnet il suo stesso modo di pensare. images (16)

Ha scritto giustamente un attento analista politico come Marco Faraci: «Esercito europeo? Politica estera comune? No, grazie…L’equilibrio tra Stati nazionali e UE muterebbe irrimediabilmente – anche dal punto di vista dei rapporti economici e delle dinamiche normative – qualora fosse trasferita al governo centrale la prerogativa dell’uso ultimativo della forza. Se vogliamo mantenere un contrappeso al potere centralista di Bruxelles, non bisogna disarmare i singoli Stati, perché la preservazione degli eserciti nazionali rappresenta l’unica garanzia d’un effettivo diritto d’“opting out” dall’Unione Europea». Come si può dissentire?

Romolo Stefanelli

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