Se questa è Europa

(pubblicato in “L’Osservatore Romano” del 17 settembre 2015)

Truppe ungheresi respingono i profughi con lacrimogeni e idranti. La Bulgaria invia agenti al confine turco. 

images (40)Le scene di ieri alla frontiera tra Ungheria e Serbia, dove migliaia di profughi e migranti sono stati respinti da truppe in assetto di guerra e fatti bersaglio di gas lacrimogeni e cannoni ad acqua, mettono in rilievo la necessità di soluzioni nuove alla crisi dell’immigrazione, che siano fondate sui valori della solidarietà e dell’accoglienza. 

SE L’EUROPA DEV’ESSERE QUELLA DEI

MURI E DEI FILI SPINATI, E’ MOLTO MEGLIOimages (41)

RITORNARE, ANCHE AL DI LA’ DI POSSIBILI E

RAGIONEVOLI ISTANZE ECONOMICHE,  

ALL’ESISTENZA DI SINGOLI STATI EUROPEI

E ALLA POSSIBILITA’ STORICA E MORALE,

PER OGNUNO DI ESSI, DI SOTTRARSI AD UNA VOLONTA’

DI BARBARIE COLLETTIVA

Perché, come ha ricordato questa mattina in conferenza stampa il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, «nella carta d’identità dell’Europa c’è scritto che siamo nati per abbattere muri e non per costruirli; se alcuni Paesi sono nell’Ue, questo è dovuto al fatto che un muro è andato giù e che l’Europa è un orizzonte, non una frontiera, non un confine, un limite».

L’emergenza, sul terreno, si fa sempre più complessa. La Bulgaria sta facendo affluire forze di polizia alla frontiera con la Turchia. L’Ungheria ha confermato la chiusura del confine con la Serbia e annunciato misure analoghe per quella con la Croazia. Budapest respinge ogni critica alle sue scelte: di condanne «bizzarre e sorprendenti» per quella che ha definito «una normale risposta a un’aggressione» ha parlato il ministro degli Esteri, Péter Szijjártó, oggi a Bruxelles per incontrare il commissario europeo alle Migrazioni, Dimitri Avramopoulos. Da parte sua, Avramopoulos ha ribadito che «la violenza non è la soluzione» e che la costruzione di muri — come noto l’Ungheria ha steso una barriera di filo spinato lungo tutto il confine — «serve solo a deviare i flussi e a provocare un’escalation delle tensioni». Proprio in queste ore, migliaia di profughi e migranti bloccati in Serbia a causa della dura reazione subita nel tentativo di varcare la frontiera con l’Ungheria si stanno dirigendo verso la Croazia. Le autorità di Zagabria hanno comunicato di non voler porre ostacoli al passaggio dei migranti nel proprio territorio.

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