L’islam, il terrore e l’università “Orientale” di Napoli

download (57)di Manfredo Morganti

Per la professoressa Elda Merlicchio, rettore dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, che è il principale ateneo italiano specializzato negli studi delle culture extraeuropee e tra queste, naturalmente, anche quelle del Medio Oriente e della sponda sud del Mar Mediterraneo, l’islam non c’entra con i recenti atti terroristici di Parigi. Lo si apprende anche dal giornale “Il Mattino” di ieri. La professoressa, specializzata in linguistica germanica e non in materie che abbiano come oggetto specifico lo studio dell’islam o della storia mediorientale, sostiene che «non si possono confondere atti terroristici con una religione che sicuramente non predica il terrore».

Colpisce soprattutto quell’avverbio, “sicuramente”, visto che questo rettore non sembra disporre di quelle competenze specialistiche che potrebbero quanto meno autorizzarla, se non a fornire risposte di sicuro e incontrovertibile valore storico-scientifico (perché anche gli esperti di un dato settore non sono dotati tutti indistintamente dello stesso grado di preparazione), a rilasciare dichiarazioni così impegnative ed univoche su temi particolarmente spinosi non solo sotto il profilo storico-politico ma anche sotto quello specificamente dottrinario ed ermeneutico.

Ma, poiché la persona in parola, ha preso democraticamente possesso del rettorato dell’Università napoletana da pochissimo tempo, si può forse capire che ella abbia sentito la responsabilità di difendere l’Islam che è parte costitutiva ed integrante di una cultura orientalistica e, più concretamente, degli assetti disciplinari e cattedratici della sua Università, nel tentativo di allontanare preventivamente possibili ombre sulla serietà degli studi e dei modi stessi di trasmettere il sapere in essa vigenti. Si può capire che questo rettore si sia comportato come si comporta un qualunque preside di scuola media quando temendo, per qualche particolare motivo, che possa ridursi sensibilmente il numero degli alunni iscritti nel suo istituto, e di conseguenza anche il numero di posti, fa di tutto per offrire al pubblico un’immagine rassicurante di quest’ultimo che altro non è se non una scontatissima difesa d’ufficio.

Solo che, nel caso specifico, la professoressa Merlicchio, nel pretendere di fare la sua difesa d’ufficio addirittura nel nome della diffusione istituzionale «della cultura e della conoscenza», ha finito, suo malgrado, per rendere un pessimo servizio alla causa di entrambe, innanzitutto perché correttezza professionale e metodologica avrebbe voluto che ella delegasse magari un suo collega universitario più titolato a trattare specificamente di cose orientali ed islamiche, in secondo luogo perché la sua presa di posizione appare priva dell’elementare consapevolezza logico-epistemologica secondo cui i processi veritativi della conoscenza e della ricerca culturale non sono mai compiuti e definitivi ma sempre suscettibili di continuo approfondimento e revisione critica, in terzo luogo perché nel caso specifico del problema del rapporto tra islam e violenza o terrore è imperdonabile che si sia ignari o si finga di essere ignari che esiste un mondo vastissimo non solo di persone comuni ma anche di esimi studiosi secondo il quale la violenza e il terrore sono geneticamente connaturati al credo coranico ed islamico.

Contrariamente a quel che pensa il rettore Morlicchio, che pretende, con evidente sicumera, di qualificare la religione islamica come «una religione di pace», da una conoscenza distorta e faziosa non può nascere «alcuna tolleranza e convivenza pacifica», né tanto meno la possibilità «di comprendere realtà diverse» e di isolare l’errore dalla verità.

Pertanto, è molto grave e preoccupante scoprire ogni tanto che qualche nostra università si nutre di semplici luoghi comuni o di slogans di comodo atti a garantire non tanto la correttezza del sapere e il rigore degli studi ma la pagnotta quotidiana e la visibilità mediatico-istituzionale di chi, probabilmente senza eccessivo merito, vi ricopre ruoli e funzioni di altissima responsabilità.

Manfredo Morganti

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