L’europeismo non viene da Dio

Ue nuova_0I popoli europei non potevano essere unificati perché realtà storiche, linguistiche, culturali cosí diverse quali essi erano e sono non potevano non consigliare di astenersi dal procedere alla costituzione di una Unione Europea, consistendo la vera ricchezza del vecchio continente proprio nell’esistenza di una molteplicità di splendide diversità nazionali. Ma, poiché in realtà a spingere verso la cosiddetta unificazione europea sarebbero stati quasi esclusivamente gli interessi economici e finanziari di potenti oligarchie internazionali, ecco che si sarebbe dato luogo a quel pastrocchio che sono la UE, il Consiglio e il Parlamento europei con le loro famigerate Commissioni, la BCE, con la sua moneta unica e i suoi ferrei quanto insostenibili vincoli monetari, ovvero in sostanza un grande centro di potere burocratico e finanziario al servizio non tanto dei popoli e degli Stati membri ma di organizzazioni transnazionali accomunati da un unico ed inconfessabile obiettivo: quello di accumulare denaro in modo illimitato e non certo al fine di favorire il progresso economico e civile delle varie comunità nazionali.

A molti di noi forse non è ancora abbastanza chiaro che l’euro è una moneta che viene stampata ed emessa da una banca privata il cui patrimonio appartiene per circa l’85% ai pochi e ricchissimi suoi componenti che risultano anche proprietari di quasi tutte le altre banche centrali del mondo. Costoro hanno nome e cognome: solo per esemplificare, i Rothschild, i RocKfeller, i Windsor (cioè i reali inglesi), i Sassonia-Coburgo-Gotha (i reali belgi), gli Orange-Nassau (i reali olandesi), lo stesso Mario Draghi in quanto titolare di una non trascurabile parte del patrimonio della nostra Banca d’Italia che notoriamente è una banca privata e non pubblica. Questi signori, con tutti i loro sottoposti in ogni ambito della vita civile degli Stati, e quindi anche con la complicità di un esercito di politici, di esperti economici e di giornalisti, sono i veri padroni dell’Europa.

Essi sono i padroni di uno Stato transnazionale che, pur privo di consistenza giuridica e totalmente invisibile in senso geopolitico, è voracemente operante in base al supremo criterio della massimizzazione dei suoi profitti particolaristici e solo parzialmente o occasionalmente collimanti con i reali interessi popolari di questo o di quello Stato europeo. Solo la BCE oggi può stampare moneta in Europa, e principalmente per conto di questo Stato occulto dalla evidente vocazione dispotica dal quale tutti gli altri Stati tendono a dipendere in modo sempre più accentuato e nei confronti del quale essi rischiano di assumere una funzione esclusivamente ancillare.

La conseguenza è che i vari Stati non sono più “sovrani”, e in sostanza non sono più Stati, perché non battono moneta, e questo spiega perché i titoli anch’essi non più sovrani degli Stati siano cosí vulnerabili e cosí facilmente soggetti alle frequenti operazioni truffaldine della speculazione borsistica. Ecco: questa Europa, va detto senza mezzi termini, è stata voluta principalmente allo scopo, che ovviamente non poteva essere rivelato e reso “pubblico”, di eliminare gli Stati e di annientare la stessa variegata, eterogenea, e proprio per questo particolarmente preziosa, civiltà europea, ivi compreso quel cristianesimo che ne è innegabilmente parte integrante e inscindibile. Questa è l’impietosa ma veritiera analisi che ha fatto molte volte l’antropologa italiana Ida Magli che, anche in un’intervista del 21 ottobre 2012 (Europa: le ragioni di un disastro) rilasciata a Emanuele Gagliardi, riservava poi uno specifico e inquietante riferimento al nostro Paese: «il destino della civiltà italiana, compreso il cristianesimo, è segnato. I leaders dell’Occidente, in Italia, in Europa, in America, vogliono la sua fine e lavorano freneticamente per affrettarla. Per tentare di salvarsi», conclude propositivamente la studiosa laica, «sarebbe indispensabile un’immediata ribellione e un’azione fortissima di opposizione alla volontà di morte dei detentori del potere. E per prima da parte della Chiesa». Non si può che condividere. E lo dico non da laico ma da credente cattolico.

Che quest’Europa coincida con una volontà di smantellamento dello Stato Sociale, di distruzione dei diritti dei lavoratori conseguiti attraverso secoli di lotta, di graduale depotenziamento delle libertà civili e democratiche, di irreligiosa e sacrilega estensione dei cosiddetti “diritti civili” a concezioni e usi del tutto arbitrari ed illeciti o perversi della libertà umana (dall’aborto indiscriminato al divorzio facile, dalle unioni civili confusamente concepite e dal matrimonio omosessuale all’eutanasia persino infantile), di lento ma erosivo attacco alle strutture portanti della dottrina cattolica e alla ancora rilevante funzione spirituale e culturale esercitata dalla Chiesa nel mondo, è ormai un fatto indiscutibile che solo in malafede potrebbe essere negato.

Anzi, a ben riflettere, proprio il reiterato attacco alla Chiesa da parte di alcune importanti organizzazioni finanziarie internazionali (si legga recenti polemiche di gruppi capitalisti americani contro papa Francesco) o di organizzazioni intergovernative come l’ONU e di istituzioni quali lo stesso parlamento e Consiglio europei, che con il pretesto della pedofilia ecclesiastica si avventurano sempre più spesso a criticare gli insegnamenti della Chiesa specialmente in materia sessuale, non è privo di legami con il precipuo progetto politico plutocratico transnazionale di liberare la strada della costruzione di un nuovo ma iniquo ordine mondiale dai residui ostacoli che si frappongono alla sua realizzazione.

Nel continente europeo non c’è più il comunismo, con cui il capitalismo occidentale fu costretto a fare i conti per diversi decenni accontentandosi per cosí dire di proporre una ricerca del profitto indefinito meno aggressiva e più temperata di quella odierna, né ci sono partiti politici di severa e intransigente fede democratica votati a resistere ad oltranza ai “poteri forti” mondiali sempre più prevaricanti nei confronti dei parlamenti e dei governi nazionali, né forze intellettuali seriamente impegnate nella denuncia di un oscurantismo tecnocratico contemporaneo fatto passare il più delle volte dai massmedia come attenta ricerca di nuove ed efficaci forme di modernizzazione.

Si ha a che fare con “poteri forti” reali, non presunti o immaginari, con “poteri forti” di cui quelli europei sono parte integrante e che fanno naturalmente di tutto per apparire poteri “illuminati” e capaci di migliorare le condizioni qualitative della vita dei popoli: alla luce di trattati e normative che hanno per oggetto ad esempio l’immigrazione, il commercio agricolo, l’attività ittica, la situazione carceraria, i diritti civili, ma che al tempo stesso prevedono ingiunzioni e multe salatissime per gli Stati che si rendano rei di violare disposizioni, tabelle e regolamenti predisposti, non si sa bene in base a quali criteri o a criteri approvati da chi, da burocrati assolutamente anonimi e non legittimati da alcuna volontà popolare.

Tutte cose, insomma, che confliggono con le concrete speranze di rinascita e di ripresa degli Stati. Per non dire che negli statuti europei è persino prevista la creazione di una polizia militare europea (Forza di gendarmeria europea o Eurogendfor), implicitamente supportata da forze speciali americane, quale è quella contemplata dallo sconosciuto “Trattato di Velsen” che nella disinformazione generale fu sottoscritto quasi all’unanimità nell’ottobre 2007 dai parlamenti e dai governi di tutti i paesi dotati di polizie militari (Francia, Spagna, Portogallo, Olanda e Italia): tale corpo armato risponde al progetto di militarizzare virtualmente l’intero territorio europeo e di neutralizzare preventivamente eventuali fenomeni insurrezionali di massa e gravi disordini pubblici nelle diverse aree del nostro continente.

A rendere ancora più cupo questo incredibile accordo internazionale sono in particolare due suoi articoli: il n. 28 secondo cui gli agenti di questa polizia europea hanno licenza di perquisire e rovistare locali edifici o abitazioni di qualsiasi genere e di interrogare, trattenere e persino di arrestare in modo discrezionale persone ritenute sospette, senza che possano essere ritenuti responsabili di alcunché ed essere costretti «ad indennizzare i danni a proprietà o persone»; e il n. 29 che prescrive «l’impossibilità della giustizia dei paesi ospitanti di mettere sotto inchiesta i gendarmi».

In realtà, come si può facilmente intuire, si tratta di poteri semplicemente oppressivi e vessatori, completamente privi di legittimità, che mettono in seria discussione il diritto della collettività ad avere il monopolio della forza e ad esercitare ogni possibile controllo su poteri o autorità di qualsivoglia natura.

Chiunque può rendersi agevolmente conto di come sia moralmente e politicamente scellerata questo ennesimo artificio europeista per il quale il monopolio e l’uso della forza vengono messi al servizio di logiche puramente e violentemente dispotiche e finalizzati a costruire un nuovo mondo a prescindere da coloro che vi abitano e una nuova umanità a prescindere dalle sue specifiche e ineliminabili necessità materiali e spirituali.

Tuttavia, ad opporre resistenza oggi resta solo la Chiesa, sia pure con le sue debolezze, le sue umane contraddizioni e i suoi ritardi storici. Essa talvolta, si può riconoscere, sembra intenta ad assicurare una pace e una pacificazione a tutti i costi, trascurando di dare il giusto peso all’avvertenza di Gesù: «non sono venuto a portare la pace, ma la spada» (Mt 10, 34). Già, perché la pace di cui parlava Gesù non era e non è una pace diplomatica, non è la pace della “neutralità” pratica o dell’“equidistanza” politica, ma la pace che deriva dalla verità e da un vero spirito di giustizia, dunque una pace che non esclude né la divisione né il conflitto e in tal senso il martirio.

A furia di tutto comprendere, di tutto voler conciliare e pacificare, di tutto e tutti voler accontentare e gratificare con riconoscimenti “buonisti” o irenistici di dubbio o non sempre sicuro segno evangelico, la Chiesa negli ultimi decenni ha forse finito in realtà, suo malgrado, per incoraggiare le forze laiciste europee e mondiali più intolleranti e fanatiche nella loro opera di avversione alla Chiesa cattolica, unico baluardo rimasto credibilmente in difesa di universali valori del genere umano che fanno perno su una dignità non manipolata e non strumentalizzata per scopi vergognosi e inconfessabili.

Mi pare che nell’era del postmoderno e del postideologico, della società liquida e tendenzialmente nichilista, la Chiesa costituisca l’unica realtà irriducibile al dogmatismo laicistico ed europeista di una ragione meramente soggettivistica ed utilitaristica e noi cattolici, contrariamente a quel che quasi sempre accade, dovremmo sentirci semplicemente onorati tutte le volte che essa viene accusata di limitare la libertà degli individui, i loro desideri e il loro diritto a soddisfarli sempre e comunque, perché tali accuse dimostrano semmai che, nella e con la Chiesa di Cristo, siamo ancora capaci di restare fedeli alla volontà di Dio. La nostra amatissima Chiesa è stata condannata dal Parlamento europeo più di Cuba e della Cina sul piano della violazione dei diritti umani, ma possiamo essere ben lieti di subire giudizi cosí falsi ed oltraggiosi per amore di Cristo.

Solo che la Chiesa deve intensificare la sua opera evangelizzatrice in senso politico impegnandosi molto di più nel sollecitare i laici ad assumersi precise responsabilità e a scendere nella pur complessa e difficile arena della lotta politica, per evitare che individui senza fede e senza scrupoli, che si trovino ad essere catapultati su piattaforme internazionali di potere in base a criteri certamente né democratici né etici né “meritocratici”, siano lasciati liberi di rivendicare una funzione modernizzatrice e civilizzatrice oltre che di comando che francamente non hanno, e per evitare che la grande mistificazione europeista possa essere scambiata per un reale e vitale progetto di civiltà.

Mistificazione attraverso cui si vorrebbe veicolare nascostamente il progetto satanico di edificare una nuova Babele di potenza e di ricchezza, un progetto totalmente privo di umanità e religiosità, una nuova e sacrilega sfida a Dio e al suo piano creativo e redentivo; mistificazione che viene implicando sotto l’aspetto specificamente politico ed economico una truffa colossale ai danni dell’umanità e volta a far tornare indietro la storia, a farla regredire verso stadi di primitivismo politico basato sulla volontà tirannica di pochi e sull’asservimento di molti, sull’arricchimento indiscriminato di pochi individui e gruppi e sulla miseria crescente e degradante di intere masse popolari.

Ovviamente questa mistificazione viene poi articolandosi in tutte le altre dimensioni del vivere civile delle persone e delle nazioni a cominciare da quella culturale, dove si verificano continue intromissioni e interferenze degli organismi decisionali europei e della stessa Corte di giustizia europea: negli affari interni degli altri Stati, nei loro piani scolastici ed educativi, nelle loro problematiche etiche giuridiche e carcerarie, nelle loro politiche migratorie, nelle loro tradizioni religiose e persino nei loro usi alimentari. Come potrebbe tutto ciò non entrare in rotta di collisione con la sovranità non solo economico-finanziaria ma complessiva delle varie nazioni? Impoverire le nazioni, distruggere gli Stati nazionali e i popoli europei per giungere ad un ordine mondiale governato solo da un’autorità centrale che faccia capo a delle élites di comando tecnocratico e a pochi Stati privilegiati e privilegiati  dal fatto stesso di essere gli Stati di appartenenza e di residenza di queste stesse élites. Questo è quello che ci si propone di fare.

Ora, tutto quello che sta accadendo altro non è che l’attuazione di quanto era stato pianificato negli anni ’20 del secolo scorso dal piano paneuropeistico Kalergi il quale, proprio al fine di creare il nuovo ordine mondiale, prevedeva anche la facilitazione dell’invasione in Europa di africani e musulmani. Non per motivi umanitari, si badi, ma solo per modificare radicalmente la mappa genetica o patrimonio genetico europeo e per disfarsi cosí progressivamente dello stesso patrimonio europeo di cultura e di civiltà che è in sé ben poco funzionale alla visione cinicamente tecnocratica e omologante di tutti i cultori del mondialismo e del mondialismo europeista.

Lo stesso mondialismo, quindi, non è che la diretta emanazione di quell’antico programma paneuropeistico che si sarebbe dovuto attuare sulla base di direttive applicate in modo spietato per puntare di fatto al più grande genocidio della storia. Direttamente organica a questo mostruoso progetto è la stessa ONU, perché alla base dei suoi continui inviti agli europei ad accogliere milioni di immigrati per compensare la bassa natalità europea è in effetti l’incitamento al genocidio, incruento ma reale.

Non è solo un’illazione. Si pensi che nel rapporto del gennaio 2000 della “Population Division” (Divisione per la popolazione) delle Nazioni Unite, intitolato “Migrazioni di ricambio: una soluzione per le popolazioni in declino e invecchiamento”, si legge che l’Europa avrebbe bisogno entro il 2025 di 159 milioni di immigrati: una stima che non potrebbe essere cosí precisa se quello dell’immigrazione non fosse un problema e un piano studiati attentamente a tavolino, e non certo per invertire la bassa natalità che potrebbe essere agevolmente invertita con aiuti legislativi adeguati per le famiglie.

Pertanto, ci sono buoni motivi per ritenere (come fa Ida Magli) che l’immigrazione, già programmata negli anni ’70 su impulso dell’ONU, sia stata voluta in vista della globalizzazione e della costruzione del “nuovo ordine mondiale”, che sarebbe dovuto nascere non solo dall’impoverimento economico, dall’attacco sistematico ai legittimi interessi materiali degli uomini, ma anche dallo scardinamento della cultura delle nazioni e delle loro specificità etiche, educative, giuridiche e religiose, e che si sarebbe dovuto avviare verso sistemi legislativi sempre più omogenei e verso pratiche di vita perversamente livellatrici, di cui l’omosessualismo rappresenta emblematicamente una potentissima leva tesa a cancellare ogni diversità e lo stesso ordine naturale creato da Dio (“maschio e femmina Dio li creò).

In vero, sussistono davvero pochi dubbi che “mondialisti” ed “europeisti” influenti di oggi non siano in linea di massima “i figli dell’aristocratico austriaco Richard Coudenhove Kalergi” che, non va mai dimenticato, ebbe il sostegno tristemente significativo di un banchiere come Max Warburg, rappresentante della banca tedesca di Amburgo (la Banca Warburg), il cui fratello, Paul Warburg, trasferitosi negli USA, era stato uno dei fondatori della FED (la Federal Reserve statunitense) oltre che leader dell’ancor oggi arcinoto Council on Foreign Relation o CFR di New York (Consiglio sulle relazioni estere), che è un’associazione privata statunitense, apartitica, composta soprattutto da uomini d’affari e leaders politici, espressione delle principali élites di potere americane, che studiano i problemi globali e giocano un ruolo chiave nella definizione della politica estera degli Usa.

Stando cosí le cose, è evidente che la Chiesa si sia probabilmente attardata nel contrastare, sia sul piano dell’analisi che su quello dell’azione, quello che potrebbe ben essere identificato con l’antiCristo, il nemico escatologico di Cristo e dell’avvento del Regno di Dio in questo mondo, di cui parla il vangelo, ovvero non necessariamente una singola persona ma un complessivo, seppur ancora minoritario, movimento di pensiero, nato da un profondo spirito di iniquità e malvagità, che alla lunga potrebbe imporsi alla vita dei singoli e dei popoli in aperta e arrogante opposizione al santo potere di Dio.

La Chiesa, i cristiani, i cattolici, hanno invece più che mai la responsabilità di vigilare nei confronti di fenomeni storico-umani che, al di fuori di ogni riferimento religioso e anzi in evidente avversione per modelli etici e culturali radicati nel cristianesimo, vengano presentati solo apparentemente in modo pacifico nel nome e nel segno di idealità umanitarie, civilizzatrici ed emancipative, ma che in realtà si tenti con malcelata aggressività di trasformare in sistemi egemonici di vita e di comportamento. L’apostolo Giovanni ammoniva che l’avvento dell’antiCristo, del malefico drago che soprattutto verso la fine dei tempi avrebbe cercato di contendere a Dio il primato nella storia dell’umanità, potrebbe essere favorito anche da una mancanza di fede all’interno della stessa comunità cristiana, da un venir meno di quello spirito di testimonianza e vigilanza che nel caso dei seguaci più fedeli di Cristo può e deve essere spinto sino al martirio e che è assolutamente necessario non solo ai fini del definitivo trionfo del bene sul male ma anche ai fini della nostra salvezza eterna di individui e di umana collettività.

La Chiesa, noi tutti, dobbiamo metterci allora alla testa di un movimento pacifico ma risoluto di opposizione al tentativo mondialista ed europeista di imporre un terribile Leviatano a tutti i livelli della vita civile dei popoli, cominciando a contestarne non solo i trattati economici e finanziari ma l’intera impalcatura teorico-culturale e soprattutto ideologica su cui si fonda. L’Europa, centro e struttura portante del cristianesimo, non può continuare a svuotarsi della sua fede storica, la quale consiste non tanto nei suoi riti sempre più spesso celebrati per costume o semplice abitudine o nei suoi programmi etico-educativi di natura prevalentemente cartacea o dichiarativa quanto principalmente nella capacità di interiorizzare e di testimoniare pubblicamente cose molto precise su cui il giudizio del mondo è oltremodo scettico: la fine dei tempi, il giudizio di Dio, la risurrezione dei corpi, il mondo celeste che verrà, la vita eterna. La Chiesa, ha detto proprio oggi il papa, deve salvare il mondo, non deve salvarsi dal mondo. Ma per salvare il mondo e  per poter salvare anche la propria anima, bisogna essere disposti a perdere la propria vita.

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