I nemici interni dello Stato italiano

Lo Stato italiano ha nemici esterni e nemici interni. I nemici esterni sono tutti quei Paesi europei che, approfittando della sua posizione geografica, vorrebbero scaricare su di esso tutto il peso della politica migratoria, 

trattandolo come una sorta di spazio europeo riservato all’accoglienza e magari all’integrazione di tutti i migranti che tocchino, legalmente o illegalmente, le coste italiane, nel nome di un diritto internazionale  e di trattati europei che, di fatto, sembrano condannare al momento l’Italia a farsi carico di tutti i disperati del mondo. Ma i nemici interni sono molto più temibili e ben più corrosivi, per il semplice fatto che un organismo ancora integro riesce ancora a difendersi adeguatamente da pericoli o attacchi esterni, mentre un organismo già minato all’interno e sottoposto quindi ad uno stress elevato specie se prolungato, ha maggiori difficoltà a resistere efficacemente a minacce di origine esterna su esso incombenti.

Nel caso specifico, i nemici interni sono costituiti da una nutrita minoranza di pseudointellettuali equamente distribuita tra settori del giornalismo e della televisione, dello spettacolo e della “cultura”, della politica e dello stesso mondo cattolico. Destano minore allarme le libere ma formalmente incolte e non curate opinioni della gente comune dal momento che di esse ci si preoccupa solo nei sondaggi e nelle tornate elettorali ma non certo nelle relazioni ufficiali tra Stati. Invece, gli intellettuali professionisti, quelli che per mestiere si suppone vengano esercitandosi, sia pure a vario titolo, in attività critico-razionali particolarmente rigorose e qualificate, o comunque mediaticamente influenti, a seconda della natura e del valore delle tesi e dei giudizi che vengono di volta in volta esprimendo, possono concorrere ad incidere in qualche misura e in un senso o nell’altro sulle stesse decisioni governative e soprattutto sui modi in cui vengono recepite e utilizzate dalle oligarchie politiche internazionali determinate valutazioni e prese di posizione su questioni di natura planetaria  particolarmente delicate e spinose.

Si dice sempre che la libertà di opinione, il confronto e persino lo scontro dialettico tra diverse posizioni di pensiero, siano il sale della democrazia, e questo è senz’altro vero finchè il pur acceso dibattito democratico non travalichi i limiti della ragionevolezza, del buon senso, della decenza, e non degeneri in una utilizzazione scorretta e distorcente della logica, in virtuosistico esercizio verbale di malafede e in ricerca prettamente demagogica di facili forme di consenso. Il problema più grave è che oggi troppi intellettuali quasi sempre di sinistra, anche se di una sinistra ormai decerebrata e puramente umorale e ribellistica, dimostrano di essere completamente a secco di cultura, di cultura politica e, ancor più esattamente, di cultura dello Stato, o meglio di usare conoscenze e valori non già in funzione del bene comune, dei legittimi interessi nazionali, della tutela dei diritti del popolo alla sicurezza e alla propria autodeterminazione, ma in funzione di dinamiche individualistiche di natura narcisistica, di un’aggressività verbale fine a se stessa e al più finalizzata ad accrescere la visibilità di chi vi ricorre più o meno scompostamente, e naturalmente di presunte idealità solidaristiche e valori umanitari che in realtà, il più delle volte, tendono solo a mascherare inconfessabili tendenze moralistiche e populistiche della peggiore specie, oltre che sentimenti antinazionali, antipatriottici, e alla fine anche antidemocratici.

Basta pensare alla vergognosa, pretestuosa e stupida gazzarra mediatica cui sta dando vita in questo momento, e per l’ennesima volta, tutta l’area politico-culturale cosiddetta progressista in relazione  al giusto e indifferibile tentativo del governo in carica di neutralizzare il perfido disegno europeo di fare dell’Italia una specie di discarica umanitaria del vecchio continente sempre meno disposto a farsi carico con genuino e non falso spirito umanitario dell’emergenza migratoria in atto, oppure in relazione alla guerra russa di aggressione e occupazione ai danni del popolo ucraino, cui doverosamente questo governo in carica non intende negare aiuto politico e militare in contrasto con un’ampia fetta di pubblica opinione codarda e apatica, incoraggiata da tanti rappresentanti del pensiero critico altrettanto vili e degeneri. Non possono essere esclusi da questo giudizio tanti cattolici adusi da qualche tempo a fraintendere o a manomettere i testi evangelici e a fare pubblicamente usi fraudolenti della Parola di Dio.

E’ accaduto talvolta storicamente che, per non tradire la sacra appartenenza al genere umano, fosse necessario tradire la propria patria, ma oggi coloro che tradiscono la propria patria, sono anche coloro che, con o senza consapevolezza, tradiscono i valori più alti e più nobili del genere umano e, per quanto mi riguarda in modo più diretto, la stessa spiritualità della Chiesa fondata da Cristo.    

    Francesco di Maria     

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